venerdì 28 febbraio 2014

La scoperta di Milano - Giovannino Guareschi

La scoperta di Milano è il romanzo d'esordio di Guareschi, una raccolta di racconti collegati da un unico filo logico pubblicati sul Bertoldo, un giornale satirico degli anni '30-'40.

Racconta in maniera romanzata e un po' distorta la vita dell'autore, il suo trasferimento dalla campagna alla città, i problemi e le meraviglie che ne derivano, l'inserimento nel confuso mondo editoriale e pubblicitario.

Lo stile è quello del Guareschi maturo, appena un po' più fiacco e troppo retorico, ma comunque molto godibile e capace di strappare molti sorrisi.

Ho apprezzato molto il racconto dell'entrata in guerra, scritto per un periodico quando l'Italia stava effettivamente entrando in guerra, e quindi capace di trasmettere le vere emozioni che circolavano. Il senso di importanza delle notizie anche più insignificanti, la routine delle sirene che segnalavano i bombardamenti testate ad intervalli regolari, il doversi dedicare ad attività quotidiane col pensiero che da qualche parte a cinque chilometri d'altezza, una bomba poteva essere diretta verso la propria testa.

Non è uno spaccato di guerra tragico e pieno di crudezza, mostra la vita di chi è rimasto a casa e può solo aspettare, mantenendo una parvenza di normalità.

martedì 25 febbraio 2014

Uomini che odiano le donne - Stieg Larsson

Uomini che odiano le donne era un libro di quelli che mi tentano, sempre più un caso editoriale (odio questa espressione), pile sempre più alte nelle librerie, film, persone che ne parlano, quindi alla fine ho ceduto ed ho provato a leggerlo.

Mi stupisce davvero che sia stato apprezzato da un pubblico così vasto e non di nicchia. Il romanzo fatica incredibilmente a partire, con una lunga parte piena di tecnicismi economici e politici pressoché privi di senso per chi non ha seguito le vicende politiche Svedesi (non io). Anche provando a seguire le pagine e pagine di informazioni tecniche che vengono propinate al lettore in maniera del tutto innaturale, senza neanche il tentativo di inserirle in un discorso narrativo, è inevitabile non capirne le implicazioni senza aver vissuto la Svezia di persona. Questo è il momento critico in cui si rischia di chiudere il libro ed abbandonarlo per sempre, attorno a pagina 100. Un buon editor avrebbe fatto miracoli a riguardo.

Dopo parte la vera storia, quella che sembra far presa è enigma della camera chiusa delle proporzioni di un'isola abitata dai Vanger, una famiglia di industriali che la occupano completamente. Il caso di presunto omicidio è vecchio di decenni per renderlo ancora più ostico da risolvere ed ancora più labili le tracce.
E voi che eravate convinti che Agatha Christie avesse succhiato questo genere come un ragno con una mosca... beh, forse avevate ragione, perché per quanto tutti siano esaltati da questa ambientazione e ne parlino come se fosse geniale, a posteriori, nel capitolo stesso in cui viene presentata, il caso viene sviscerato escludendo tutti i metodi con cui far sparire un corpo da un'isola. tranne un'unica possibilità impossibile da verificare, guardacaso.

Personalmente sono rimasto per la varietà di personaggi umani della grande famiglia Vanger insediata sull'isola. Le tensioni famigliari che si svelano poco alla volta, le dinamiche interne, le perversioni e fissazioni individuali o propagate di generazione in generazione. Un collage umano di vizi e segreti che distruggono gli equilibri dei Vanger man mano che vengono a galla.

Grandi i protagonisti, Mikael Blomkvist e la sua collaboratrice Lisbeth Salander. È da tanto che non mi capita di leggere un romanzo con dei personaggi così complessi, naturali e coerenti nel loro comportamento, senza grandi evoluzioni caratteriali sconvolgenti nel corso della storia, perché serve alla trama.

Ora dovrò vedere i film, per capire perché ne abbiano prodotto ben due adattamenti a distanza di due anni. Cosa può essere andato così storto nel primo?

domenica 23 febbraio 2014

La tela di Carlotta - E. B. White

Questa è la storia dell'amicizia tra il maialino Wilbur ed un ragno di nome Carlotta.
Siccome Wilbur ha paura di essere macellato e mangiato per Natale, Carlotta lo aiuta con un piano ingegnoso a farsi amare ed apprezzare dal suo padrone, in modo da assicurargli una lunga vita ben nutrito.

La tela di Carlotta, o Charlotte's Web, è un libro per bambini tra i più venduti nella storia, con qualcosa come 50 milioni di copie (più dell'Harry Potter più venduto, per darvi un'idea), eppure non mi è mai capitato di sentirne parlare in Italia.
Ammetto che è particolare, i personaggi sono animali, ma non sono completamente umanizzati. Sono animali con problemi da animali, "schiavi" dell'uomo e delle sue imposizioni. Dipendenti dal loro padrone ma spaventati da lui che può decidere della vita e della morte di tutti. Forse per questo non ha mai attecchito nella nostra Italia un po' troppo protettiva verso i bambini. Meglio che non si sappia che le braciole erano vive, prima del piatto.

La storia dell'amicizia tra maiale e ragno è felice in maniera ingenua e spensierata, ma anche quella arriva ad una fine incredibilmente naturale, con la morte di Carlotta. La vita dei maiali è più lunga, quella dei ragni è breve, e neppure questo viene salvato dalla finzione narrativa, che ci lascia però un senso di chiusura con le uova di Carlotta che nascono e ripartono per il mondo.

Per un bambino deve essere davvero rinfrescante tutta questa onestà pulita e non filtrata in un libro.

(Come nota laterale, per chiunque stia imparando l'inglese, Charlotte's web ha la prosa più pulita semplice e leggibile che io abbia mai visto. Il lessico è molto vario ed usato in maniera intelligente per essere comprensibile anche senza conoscere ogni parola in gioco. Mi sembra il libro ideale per fare esperienza di lettura, non solo per i bambini che imparano a leggere!)

venerdì 21 febbraio 2014

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - Luis Sepulveda

Dopo aver intravisto tra le nuove uscite la Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza, e dopo aver pensato di aver bellamente ignorato Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico, che nella mia mente formavano una sorta di saga unica nella produzione di Sepulveda, ho deciso di riprendere in mano la Gabbianella e il Gatto, per rientrare in atmosfera prima di leggere gli altri due racconti.

Spesso libri analoghi mi hanno deluso, in una rilettura. Mi deludono le storie con tante pretese, che vogliono avere troppi livelli di lettura e troppa profondità. Non è successo in questo caso. Il racconto è semplice, i messaggi sono semplici e profondi, ma accessibili anche con una lettura ingenua, e questo lo apprezzo.

Per quanto irrealistica, mi piace l'interpretazione fedele e leale della comunità felina, lo scegliere accuratamente le persone di cui fidarsi, il capire quali umani o animali meritino attenzione e cura.
Si sente davvero tanto che Sepulveda è abituato ad interagire con dei gatti, per coglierne così bene lo spirito.

Spesso si sente citare "Vola solo chi osa farlo", come frase topica del libro. Io vorrei citare un'altra che mi sembra molto più emblematica:
Attendevano quel momento da molto tempo. Con tutta la pazienza che contraddistingue i gatti, avevano aspettato che la gabbianella comunicasse loro il suo desiderio di volare, perché grazie a un'ancestrale saggezza capivano che volare è una decisione molto personale.

giovedì 20 febbraio 2014

Estranei - Taichi Yamada

Hideo Harada è uno sceneggiatore televisivo non più giovanissimo, divorziato, che si trova a vivere da solo in quello che era il suo ufficio.
Di notte il palazzo si svuota quasi completamente, nonostante si trovi su una via centrale di Tokyo. Restano solo lui ed una strana ragazza di cui impara a fidarsi e con cui stabilisce un legame basato sull'isolamento delle rispettive vite.

Estranei parla della solitudine della metropoli in maniera strana, toccante ed un po' inquietante. Parla di luoghi deserti dove tante persone si incontrano per mettere insieme le proprie solitudini individuali.
Harada, alla ricerca di una via d'uscita da questa solitudine, incontra i suoi genitori morti, parla con loro e vive un riflesso della sua infanzia, risolvendo poco alla volta i problemi che lo affliggono. Ma questa guarigione ha un prezzo notevole ed inaspettato.

L'atmosfera e lo stile narrativo giapponese permeano questo romanzo, che immagino sia autobiografico, visto che lavoro e dettagli del passato del protagonista coincidono fedelmente con quelli della vita di Taichi Yamada al momento della pubblicazione. La cornice sovrannaturale serve solo a trasmettere in maniera migliore i temi del romanzo.

Se siete amanti di Murakami, ed avete apprezzato o temuto il Dolphin Hotel, vi suggerisco di leggere Estranei, pubblicato un anno prima, e fonte di ispirazione in quanto a temi ed atmosfere cupe, calde e vuote. Non vi deluderà!

martedì 18 febbraio 2014

Casina - Plauto

Casina, journal.

Rispetto alle altre commedie di Plauto, Casina è decisamente più complessa da seguire, da uomo moderno. Le allusioni e citazioni sono complicate da districare, servono note e postille in abbondanza per spiegare le battute, ed anche in quel caso sono solo una vaga guida per cercare informazioni autonomamente per chiarire la situazione politica, sociale, di gossip del momento.

La storia è semplice, il vecchio pater familias si innamora di una serva, lo stesso il figlio. Entrambi la vogliono maritare ad un servo di fiducia per averla a loro disposizione, e tutti si schierano in un senso o nell'altro, creando i più classici malintesi, litigi tra coniugi, inganni e uomini travestiti da donna per ingannarsi a vicenda. Perché il Bagaglino era già vecchio 2200 anni fa.

Ho trovato davvero strani i momenti surreali di metateatro in cui i personaggi si rivolgono direttamente al pubblico, ammiccando o spiegando dettagli dei loro piani "come se stessero pensando", oppure chiedendo un consenso o approvazione. È un espediente narrativo che in teatro ho visto solo in opere molto più recenti, ed in qualche modo non mi aspettavo in Plauto, soprattutto usato in maniera così spigliata.

lunedì 17 febbraio 2014

Il canto della rivolta - Suzanne Collins

Forse è stata la saga/serie che ho bruciato più rapidamente.
Il terzo volume segue l'andamento che si era visto, sempre meno spettacolo, tv, trucchi ed abiti, e sempre più violenza, dolore reale e non orchestrato, sempre più crudeltà della guerra.

Gli Hunger Games non hanno un ruolo diretto in Il canto della rivolta, ma sono ancora il motore che muove gran parte dei personaggi in gioco.

Katniss smette di essere una pedina ed inizia ad interpretare il gioco di strateghi e politici. Si rende conto pagina dopo pagina che sostituire un regime con un regime diverso, per quanto si presenti con una faccia sorridente pulita e nuova, non risolverebbe alcuna situazione, ed è questa consapevolezza che nei momenti di lucidità guidano le sue scelte.
Le storie sentimentali vengono spezzate, brutalizzate e menomate dalla guerra, dalle torture e da semplici scelte di vita, ma apprezzo come siano comunque arrivate a snodarsi senza traumi, per non distrarre dalla critica vera del romanzo.

Riassunto, per tutta la trilogia: leggetela. Davvero.

sabato 15 febbraio 2014

La ragazza di fuoco - Suzanne Collins

Finito il primo volume della trilogia, si resta con un senso di vuoto. La storia finiva in maniera buona, restavano in sospeso pochi dettagli amorosi, ma l'ambientazione stessa impediva di immaginare un futuro negativo per la protagonista.

Ma questo seguito smonta ogni teoria di questo genere, e di spiega che invece può tutto andare storto!

La ragazza di fuoco si stacca subito dal modello di Hunger games, passando drasticamente dal libro di intrattenimento alla critica sociale aperta e diretta. Parla dei sistemi che un governo può usare per controllare le persone, la paura, l'intrattenimento, l'ignoranza. Parla di come spesso il desiderio di salvare e proteggere le persone attorno a noi sia più forte del desiderio di salvare se stessi.

Smette di essere una storia per giovani nel momento in cui Katniss non ha più il controllo della situazione. Nel primo romanzo era lei a guidare il gioco per la sopravvivenza, qui non è che una pedina in un gioco più grande e maturo, che la tiene all'oscuro di ogni sorta di segreti e dettagli perché potrebbe solo fare dei danni per quanto è in vista e incapace di controllarsi. Katniss resta il paio di occhi attraverso cui vediamo la storia, ma ha un ruolo incredibilmente passivo ed inconsapevole.
Insomma, il realismo della vita politica, seppur di un mondo distopico, impone che l'esperienza nel governare si possa raggiungere solo in molti anni di gavetta ed errori e selezioni. Da giovani si può essere un simbolo, forse, ma difficilmente una mente.

Dal punto di vista narrativo, nonostante sia meno travolgente di quanto mi aspettassi, la prosa scarna è sempre quella (niente effetto lievitazione dei seguiti che vediamo tanto spesso), la storia è più appassionante, gli ambienti più crudeli ed inaspettati, raramente un piano o un progetto vanno come i personaggi desiderano o come il lettore si aspetta. Si arriva letteralmente alla penultima pagina senza alcuna certezza, a parte che non si può smettere di leggere!

giovedì 13 febbraio 2014

The Hunger Games - Suzanne Collins

Era da tanto tempo che un libro non mi avvinceva come The Hunger Games. Essere un libro per "giovani adulti" non ne sminuisce il valore.
Lo stile è essenziale, senza fronzoli, ci si trova in piena azione prima ancora di aver potuto guardare il panorama. L'ambientazione, i dettagli di questa distopia barocca colorata e carnevalesca, si allineano e mettono a fuoco un pezzo alla volta, guardando fuori dal treno in corsa!

Penso di essere stato trainato molto dalla scrittura al presente, che ho trovato molto raramente nelle mie letture. Sono un lettore visuale, e mentre nelle storie raccontate al passato mi sembra di leggere un resoconto di fatti già successi ed immutabili, con una storia al presente la mia mente li fa succedere in tempo reale, sembrano meno certi, non c'è un finale buono che aspetta solo di essere rivelato.

La storia non è originalissima, l'abbiamo già vista nel franchise di Battle Royale (un po' di film e qualche adattamento come manga). L'abbiamo vista in La Grande Marcia di Stephen King, pubblicato nel non-troppo-onorevole Urania 1001 sotto pseudonimo, in Italia. Ma non ci importa, soffriamo comunque con Katniss la sete, la fame, le ustioni, la difficoltà di uccidere per gioco.

In Hunger Games c'è una storia d'amore, ma non pensate a Twilight o alle ultime tendenze sulla sua scia. C'è, c'è persino un triangolo amoroso appena accennato, che suppongo giocherà un ruolo importante nel seguito della trilogia. Ma la storia d'amore c'è perché la protagonista - è adolescente ed è parte di quel che vive, ma non è funzionale alla trama se non in maniera decisamente antiromantica.
Katniss è l'uomo di casa, caccia, protegge la famiglia, va a combattere quando la sua morale le impone di farlo.

Hunger Games è stata la scoperta più piacevole dell'anno, in quanto a letture!

mercoledì 12 febbraio 2014

La spiaggia - Cesare Pavese

La Spiaggia è un romanzo anomalo nella produzione di Pavese, mancano quasi tutti i suoi temi ricorrenti, e soprattutto mancano le Langhe che sono il suo sfondo di scelta, appena abbozzate all'inizio della storia, ma senza avere un ruolo degno di nota, appena la scena si sposta alla spiaggia genovese.

La spiaggia è il luogo dove cinque vite che in vari momenti della loro storia si sono allontanate tra loro, riflettono su se stesse e sul rapporto reciproco, raggiungono una stabilità di coppia, si lasciano alle spalle una cotta adolescenziale o un'amante di cui ci si vergogna.

Il protagonista è anche narratore, distaccato nonostante sia parte dell'azione. Il distacco si sente ancora più pesantamente in quanto questo protagonista viene volutamente lasciato senza un nome, senza un volto, senza una storia, senza una famiglia, senza un passato diverso dai pochi legami che giustificano la presenza sulla spiaggia.

Cesare Pavese quasi si vergognava di questo "romanzetto non brutale, non proletario e non americano", ma penso non ne avesse davvero ragione. Non è che una ricerca di stile, un esercizio, ma vale ogni minuto del tempo passato a leggerlo.

lunedì 10 febbraio 2014

Tre uomini a zonzo - Jerome K. Jerome

Ho adorato "Tre uomini in barca", un umorismo davvero raffinato e piacevole, che colpisce ancora in maniera molto attuale nonostante i suoi 125 anni d'età, in una specie di lezione sull'umanità che ci mostra come i difetti e le particolarità delle persone e della società, resistono indenni al cambiare della situazione sociale e della tecnologia.

"Tre uomini a zonzo" non è all'altezza, non tanto per la qualità, ma per il semplice fatto di essere invecchiato molto peggio. Il libro racconta di un viaggio (un Bummel) in bicicletta, attraverso la Germania, questa volta, ed i popoli tedeschi sono stati toccati molto più pronfondamente dalle guerre mondiali, rispetto agli inglesi di cui Jerome ci raccontava nel suo primo romanzo.

Si sente la mancanza del Tamigi, a rendere coesa la storia, anziché una raccolta più o meno sconnessa di aneddoti di viaggio, che però brillano comunque individualmente. Il pezzo sulle modernità delle biciclette, che non fanno altro che renderle più complicate e scomode e pericolose, è così terribilmente attuale, che fa supporre una ciclicità delle innovazioni destinate a fallire in campo ciclistico!

Gli ultimi capitoli non sono di stampo prettamente umoristico, si concentrano su una analisi (prima solo abbozzata durante la narrazione) del popolo tedesco, delle sue abitudini più o meno formali, sul sistema scolastico di stampo militare, sul rapporto tra le persone e le autorità e sulla radicata abitudine al seguire compulsivamente ogni legge, per quanto illogica, ed al punire ogni infrazione alla legge in maniera inflessibile, pur rischiando di sfociare nel ridicolo.

"Il cittadino tedesco è un soldato, che ha per ufficiale un poliziotto", ed il cittadino tedesco non ha aspirazione più grande che quella di essere controllato e guidato dall'autorità.
Jerome teme questa caratteristica del popolo tedesco, e vede con terrore questa mancanza di individualità, che sfocia in militarismo, con tutti i suoi pregi e difetti.
Le sue paure sono quasi profetiche delle guerre mondiali che incombevano sull'Europa e si sarebbero concretizzate in meno di quindici anni.

"Finora il tedesco ha avuto la grande fortuna d'esser eccezionalmente ben governato; se continua così, andrà a gonfie vele. Il guaio comincerà quando, per un motivo qualunque, qualcosa si incepperà nella macchina del governo. Ma forse il metodo ha il vantaggio di produrre una serie continua di buoni governanti."
O forse no.

domenica 9 febbraio 2014

Dipinto di Noir

Dipinto di Noir, journal.

Una raccolta di racconti di una piccola casa editrice, la Editrice Effequ, ed io ho un debole per le piccole case editrici che salvano dall'oblio dei cassetti racconti o romanzi che meritano di essere letti, ma magari non sono una promessa di caso editoriale, o il nuovo sfumature di grigio di turno.

Questa è una raccolta di nove racconti di tre autori italiani, i cui stili voglio riassumere con una frase dal risvolto di copertina, per una volta affidabile: "c’è la vita di ogni giorno, quella come vorremmo che fosse e la vita come non dovrebbe mai essere."

L'autrice di apertura, Elisabetta Giorgi, non l'avrei messa ad inizio libro, perché l'effetto che mi ha fatto è stato di considerare seriamente se lasciar perdere la raccolta. Ho continuato solo per la promessa di nuovi autori.
Ha uno stile esageratamente onirico e da incubo, che magari sarebbe carino per qualche pagina, ma finisce per risultare esagerato e comico se usato dalla prima all'ultima riga di un racconto, e contribuisce fortemente a rendere incomprensibile ed illogico il primo racconto, comprensibile ma confuso il secondo ed a rovinare il terzo racconto. Questo terzo racconto è dove vi suggerisco di iniziare a leggere, per evitare la sofferenza; si basa su un'ottima idea, con cui è facile relazionarsi, i malintesi creati da bambini che si portano avanti nella vita perché nessuno pensa di spiegarti banalità e fatti che si danno per scontati. Un malinteso di questo genere guida la crescita del bambino protagonista del racconto.

Fabio Montevecchi, decisamente l'autore più godibile di questa raccolta.
Vi parlo di meno dei sui racconti, perché le idee sono nuove e coinvolgenti, anche se in alcuni casi non completamente "pensate" per funzionare in maniera logica. Le ambientazioni sono futuri distopici di vario genere, con società distorte da vizi o problemi dilagati tra la popolazione. Ogni racconto studia uno di questi futuri ed i paradossi sociali che genera.
Da una ricerca veloce l'autore non sembra aver pubblicato nient'altro, ma se lo facesse, sarei un lettore fedele!

Fabrizio Fondi, l'autore dei tre più "canonico", con delle trame pulite che oscillano tra il thriller e l'horror, in varie sfumature non ben definite. Penso sia un autore più che godibile, e il suo "Quello che ho visto" è probabilmente il racconto migliore della raccolta; è una analisi cruda su come viva un veggente, capace di avere flash sul futuro, sui fatti peggiori del futuro, ed essere incapace di cambiarli. Anche se l'idea non è originale, il risultato è dei migliori, inquietante e disturbante nel modo giusto, mi piacerebbe vederla sviluppata in una novelette/novella.

 Riassunto: globalmente promosso, chi ha scelto la macrostruttura va fustigato, saltate i primi due racconti! 

venerdì 7 febbraio 2014

La voce delle onde - Yukio Mishima

La voce delle onde, journal.

Prima di tutto, mi dispiace aver rapito per così tanto tempo questo libro.

L'ho intercettato prima ancora che venisse liberato, l'ho letto quasi subito e l'ho riletto ora.

Alla prima occasione me ne procurerò una copia da conservare.

Lo stile è davvero molto giapponese, con dei tempi rilassati, una grande attenzione alla natura, che in qualche modo è sempre presente e protagonista, quasi alla pari con i personaggi umani.
La storia in sé è incredibilmente semplice e lineare, un amore giovanile, senza complicazioni e con pochissimi intoppi, ma che permette con il suo evolversi naturale di capire i protagonisti ed il loro stile di vita, ad Uta-jima un'isola del Giappone tagliata fuori dal progresso, dove viene valutato di più il valore personale del prestigio familiare, dove la routine dura del lavoro coinvolge tutti senza eccezione.

I toni di questo romanzo mi ricordano molto le Cronache di un Venditore di Sangue, per i temi affrontati, per la naturalezza con cui la storia si dipana senza fretta e senza che il confronto tra natura e uomo diventi mai ostile.

La Voce delle Onde entra sicuramente nella mia shortlist di romanzi giapponesi imperdibili :-)

domenica 2 febbraio 2014

Carta gialla - Charlotte Perkins Gilman

La carta gialla, journal.

Conoscevo la Gilman di fama, come protofemminista, e mi aspettavo un genere di racconto decisamente diverso.
Un manifesto del femminismo? Forse, interpretando e stiracchiando il racconto in maniera innaturale.
Un racconto horror? Anche peggio.

E' il racconto circa autobiografico di una depressione post parto curata in maniera superficiale ed un po' accondiscendente da una medicina ottocentesca che un po' ignora un po' ridicolizza i disturbi femminili. Qui finisce la vena femminista.
La protagonista costretta ad un riposo forzato, chiusa in una stanza, per riuscire a resistere all'isolamento osserva e cerca dei pattern in una carta da parati gialla (quella del titolo), che cambia e si deforma col progredire della sua condizione mentale.

Mi ricorda molto la serie di quadri di Louis Wain, in cui ritrae un gatto, sempre lo stesso soggetto, col progredire della schizofrenia, con risultati inaspettati che danno uno spaccato visivo di come percepiva il mondo.
La Gilman fa lo stesso con la sua percezione della carta da parati, con risultati altrettanto interessanti.

Lo libererò al più presto, è sicuramente un racconto che merita di essere letto ed apprezzato da più persone possibile!