sabato 30 aprile 2016

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: il ladro di fulmini - Rick Riordan

Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo #1

Ero diffidente verso questa saga, al principio. L'ho vista nascere, crescere, cinematizzarsi, espodere, sempre restandone alla larga, ma prima o poi dovevo cascarci e provare a indagare su questo successo.

Beh. nonostante le premesse di potenziale banalità, mi ha stupito e lanciato subito in un mondo credibile e ben costruito, con dei, mostri, leggende dell'antica Grecia ancora in circolazione nel nostro mondo (e meno reinventate di tanti esperimenti letterari simili).

La storia è molto semplice, pensata soprattutto per introdurre l'ambientazione e tutti i "big player" dell'universo, dei, semidei e aiutanti sparsi. Percy è un semidio, per sopravvivere alle inspiegabili aggressioni di mostri finisce in un campeggio/campo di addestramento per semidei, dove gli viene affidata una missione, recuperare la folgore di Zeus rubata (quella del titolo). Ovviamente c'è un complotto, dei cattivi maneggioni, dei cattivi ancora più maneggioni di secondo livello, ma tutto ben orchestrato.

Funziona molto bene anche la struttura a microarchi narrativi, in cui ogni capitolo presenta un sottoostacolo da superare, una prova, una tappa specifica del viaggio. Capisco perché abbia avuto successo come formato per il giovane lettore medio e dallo span di attenzione di un pesce rosso (e in parte mi rispecchio in questa descrizione).

giovedì 7 aprile 2016

Giallo pisano 2. Racconti gialli e noir - AA. VV.

Una raccolta di racconti legati dalle ambientazioni pisane della defunta Felici Editore.

E ora mi è chiaro perché sia defunta.

Non avevo grandi aspettative per questa raccolta, mi è capitata un po' per caso fra le mani, ma mai esempio migliore dell'utilità di un editor ha visto la stampa.
Punteggiatura usata in maniera casuale, spaziata prima, dopo, prima e dopo.
Dialoghi maltrattati, aperti e chiusi in maniera caotica.
Ortografia e accenti? Non ne parliamo.
Coerenza delle storie? I personaggi che cambiano nome a metà racconto non devono stupirvi.

Trame? Si va avanti nella lettura nella mezza convinzione che potrebbe trattarsi di parodie, tranne in poche eccezioni, chiaramente finite nel volume per caso.

Se era questa l'etica della casa editrice, non mi stupisce affatto che non abbia creato un seguito, anche se aveva la possibilità di radicarsi sul territorio grazie alle pubblicazioni a tema locale. Sembra che non ci sia stata alcuna selezione sui racconti e che nessuno si sia preso neanche il fastidio di rileggerli. Copiaincolla in un unico file e direttamente in stampa.

Che imbarazzo.

Spero che la Istos Edizioni, che ha acquisito il catalogo della Felici, ne sia consapevole e abbia preso le distanze.

lunedì 4 aprile 2016

La storia intricata - Lewis Carroll

In La storia intricata, nella miglior tradizione dei giochi matematici, Carroll escogita dieci round (Nodi) di gioco e problemi, di difficoltà molto sparse, e li ambienta nella sua Inghilterra. Ci sono treni, cavalieri, professori e vecchie zie col pallino per la matematica, tutti con un gran senso dell'umorismo.

Riuscire a estrapolare da questi racconti il problema puro e pulito non è sempre immediato, non aiuta certo lo stile di Carroll fiorito di giochi di parole e ammiccamenti, l'inferno e gioia di qualsiasi traduttore, comunque costretto a lasciare per strada molto, troppo.

I racconti, pubblicati su The Monthly Packet con regolarità sparsa, chiedevano l'interazione coi lettori, invitati a spedire le loro soluzioni. In una seconda parte del libro sono raccolti i commenti, spesso caustici, raramente ammirati, alle soluzioni arrivate, tutte firmati con pseudonimi degni della tradizione enigmistica.

(Leggi online A tangled tale, o tienilo a portata di mano per goderti lo stile originale di Carroll durante la lettura!)

domenica 3 aprile 2016

Imbalance (Imbalance Saga Vol. 1) - Maria Luisa Scrofani, Valeria Diurno

Imbalance Saga #1

Il primo volume di Imbalance era in offerta su amazon, ero sconsolatamente alla ricerca di qualcosa di nuovo da leggere, quindi l'affare è stato presto concluso.

Sono stato indeciso a lungo, scrivere una rencesione negativa a due autrici che si impegnano oppure non scriverla direttamente. Per onestà penso di dovermi esporre, magari senza esagerare nella cattiveria.

Storia.
Ayleen è una mezzosangue Nephilim/Seraphim, allevata dagli umani per via del suo potere imprevedibile, ha due amiche sorelle fra loro e un Seraphim stalker col compito di nasconderla ai Nephilim che non sanno della sua esistenza.

Contro.
Tutti i personaggi sono delle Mary Sue. TUTTI. Bellissimi, perfetti, carriera perfetta, case perfette, partner perfetti, famiglie perfette, solo problemi da primo mondo. Impossibile sentire empatia o trovarli credibili.
 L'unico personaggio con una maschera da antagonista ha delle motivazioni così meschine e flebili da diventare una macchietta tollerata con malagrazia da tutti. Manca un conflitto.

I dialoghi sono il peggior esempio di "doppiese" mai visto, completamente innaturali. Provate a leggerli ad alta voce fingendo una conversazione reale, l'effetto sarà ilare. (Esempi emblematici che mi sono appuntato: Chi userebbe in una conversazione con un amico l'esepressione "la serie tv American Horror Story", come se dovesse spiegargli di cosa si tratta quando ovviamente ne avete parlato in passato? Chi dice "prendere un analgesico"?)
Paradossalmente ci sono battute che sembrano le classiche battute adattate male da film. Un personaggio con una semi per una situazione conturbante con la sua partner, un altro si avvicina e commenta "è dura, eh?" (traduzione brutta della battuta, comprensibile in inglese "It's hard, eh?"). Non mi spiego come sia possibile assorbire così tanto doppiese da iniziare ad usarlo in maniera così completa e convinta. L'unica ipotesi che posso avere è un serio abuso di serie tv senza il salto di qualità ai sottotitoli, che ha causato una percezione distorta di come parlino le persone reali.
Sempre sui dialoghi, vengono usati regolarmente per nascondere l'infodump. Tante conversazioni troppo lunga su argomenti banali (e da saltare senza scrupoli nella narrazione), inframezzata da considerazioni che ci "spiegano" letteralmente personaggi ed eventi. Non si fa.
Un uso sotto la media a cui siamo abituati dei nomi del personaggi. Ripeterli non fa male. Esempio casuale, in una conversazione tra due Seraphim, usare "disse il Seraphim" è inutile e stupido. Ripetimi il nome se non è chiaro chi sta parlando.

La mancanza di direzione nella storia. I personaggi fanno cose, interagiscono tra loro, fanno scoperte. La protagonista è quasi completamente passiva in questo carosello, non ha degli obiettivi, galleggia ignara per tutto il libro.

Pro.
Se siete in crisi d'astinenza da Lisa J. Smith, lo stile è ragionevolmente simile e con dei problemi analoghi, solo lievemente più verboso e con una struttura invertita. Anziché avere dei segreti di pulcinella che vengono svelati come grandi rivelazioni troppo tardi per esserlo, qua ci viene svelato tutto preventivamente.

Conclusione.
Per ora è solo una fanfiction glorificata da un buon editing. Leggerò il seguito? Probabilmente, per vedere se l'esercizio e i feedback del mondo hanno fatto la differenza. Lo leggerò fino alla fine? Maybe.

venerdì 1 aprile 2016

Un matrimonio d'amore - Dashiell Hammett

Un matrimonio d'amore è un racconto lungo che dovrebbe più lungo.
C'è un caso da risolvere per il detective Alec Rush, una donna da proteggere, due committenti che la vogliono morta, un killer che non ha intenzione di ucciderla.
Il realismo di Hammett c'è, maturo ed evidente. Chi lo conosce e apprezza sa esattamente cosa aspettarsi, gli lo disprezza... probabilmente non gli concede una seconda possibilità comunque.
I colpi di scena arrivano ad ogni pagina dispari e non c'è mai un punto morto, mai una pausa nella narrazione, il che è bene, se non fosse per il costante ingresso di nuovi personaggi, nuove informazioni. Troppe per questo formato. Voglio leggere un giallo, non dover prendere appunti per seguire completamente la trama.

Ho quasi la sensazione che non si tratti di un'opera compiuta, ma di uno scheletro da espandere in un romanzo in un secondo momento, ipotesi non del tutto implausibile vista la tendenza di Hammett ad abbandonare i suoi progetti.