martedì 8 aprile 2014

L'eleganza del riccio - Muriel Barbery

L'eleganza del riccio è stato un "caso editoriale" (mi sta antipatica questa espressione, è abusata, ma questo lo era davvero), di cui ho sentito parlare in due modi ben distinti: una rivelazione, stupendo; oppure pretenzioso e sopravvalutato.

Mi unisco con piacere alla prima interpretazione, positiva, dopo averlo letto senza interruzione in una sola notte, non mi capita spesso.

Il libro parla dell'intelligenza.
L'intelligenza giovane ed immatura di Paloma, che sta imparando a tenerla nascosta per non far spaventare le persone attorno a lei.
L'intelligenza già nascosta di Renée, che ha strutturato la sua vita attorno al riuscire a sviluppare le sue passioni non socialmente accettabili tenendole ben nascoste.
L'intelligenza matura e senza inibizioni di Kakuro Ozu, che ha imparato a gestire senza inibizioni i suoi rapporti umani, riconoscendo le persone simili a lui ed avvicinandole senza preoccuparsi delle conseguenze.

È una crescita ideale, tre stadi di sviluppo mostrati da tre personaggi diversi, che si scoprono ed iniziano a frequentarsi in maniera naturale.

Paloma ha come sviluppo naturale l'imparare a frequentare le persone giuste che le permettano di esprimersi, pur mantenendo le barriere con il resto del mondo.

La maturazione di Renée che si accetta e si "eleva" frequentando Kakuro, invece, portano alla quasi inevitabile morte del suo personaggio, ormai cambiato e aperto al mondo ,per chiudere la metafora.

Certo, i personaggi non sono neanche vagamente realistici, e c'è un'ombra di stereotipo che pervadere il "come vorrebbero essere", ma voglio pensare che sia intenzionale.
Paloma e Renée sono esagerate sotto ogni punto di vista, ma rappresentano bene due grandi classi di persone intelligenti che troveranno una grande vicinanza di pensiero con loro (e due grandi classi di persone stupide che fingeranno di trovare una grande vicinanza di pensiero dopo non aver finito di leggere il libro, pur di non essere etichettate come stupide).

Nota sull'autrice: la Barbery è esagerata, esibizionista e pretenziosa nel non lasciar passare neppure una pagina senza far notare "quanto so" "quanto so" "quanto so". Se non avesse scritto un libro così ben architettato e leggibile, avrebbe tutta la mia antipatia!

Nessun commento:

Posta un commento