giovedì 24 settembre 2020

Vittime a premio - Robert Sheckley

 

Urania 1041, 1 febbraio 1987

Urania Classici 277, Aprile 2000

L'anno è il 2092, e l'ecologia mondiale è davvero conciata piuttosto male a causa di una serie di carestie e siccità di cui solo il genere umano è diretto responsabile. Harold Erdman lascia allora Keene Valley, nello Stato di New York, con un solo scopo: raggiungere Esmeralda, una isoletta dei Caraibi, e uccidere abbastanza gente per consentire alla sua città natale di sopravvivere agli inverni che verranno. Esmeralda è infatti il paradiso degli assassini, e dei turisti interessati a osservarne le mosse, perchè qui la morte violenta è diventata finalmente uno sport legalizzato fra partecipanti consenzienti, e i premi in palio possono mettere a tacere ogni considerazione di ordine morale. L'importante, come scoprirà Harold, è imbattersi subito in un Battitore esperto e magari bisognoso di clienti, e saper tenere duro fino all'estrazione per l'evento più atteso della stagione di caccia, il Grande Duello. Ma prima ancora, l'importante è sopravvivere.

Un romanzo incredibilmente poco soddisfacente per Sheckley, che promette molto ma si chiude in un tentativo semiabortito in cui è chiaro che neppure l'autore crede più.

Il concept è bello, un'isola con una sorta di reality show per un mondo annoiato, con persone che si uccidono in modi sempre più brutali e fantasiosi in un costante gioco adrenalinico, in cambio di denaro e fama.

Ovviamente questa ambientazione distopica funziona a metà, con regole e leggi buffe (come gli obbligi di guida pericolosa) che la avvicinano più a una parodia che a una vera ambientazione.

Harold, il protagonista è un campagnolo che va sull'isola spinto esclusamente dal bisogno economico e si trova subito arruolato da un battitore veterano sul punto della rovina che lo prende come protetto, viene coinvolto in magheggi fuori dal suo controllo, un altro cacciatore se lo fa assegnare in modo da poterne prevedere l'arrivo e ucciderlo in maniera particolare per ripristinare il suo status. Non ci riesce, si trovano arruolati per il match più importante dell'anno e tutto finisce come deve finire.

Niente si conclude, non sappiamo nulla di quel che ottiene il protagonista, se il suo battitore riesce ad avere quel che desidera, se la giovane prostituta che veniva dal suo stesso paese e che lo ospitava riesce a riavvicinarsi a lui, nulla. Ci sciogliamo nelle venti pagine finali che descrivono le bizzarrie dei giochi, clown suicidi, labirinti con automobilisti e pedoni, sfide tra gladiatori in auto. Un circo fenomenale e pieno di immagini e idee incredibili, ma che non aggiungono nulla alla storia, sono solo lo sviluppo nel dettagli di tante pagine di appunti dell'autore, presi nell'entusiasmo iniziale per l'idea in attesa di trovarne un uso e buttati tutti lì una volta capito che non c'era una buona direzione per la storia.


Come inizio di una saga? Lo accetterei.
Come romanzo a sé? No.
Urania Classici mi sembra eccessivo.
A posteriori l'avrei abbandonato dopo il viaggio iniziale e l'arrivo sull'isola.