sabato 28 febbraio 2015

Animorphs #12, The reaction - K. A. Applegate

Animorphs #12, La Reazione

 Un nuovo basso di instabilità di trama per gli Animorphs.

Rachel salva un bambino trasformandosi in coccodrillo, ma è allergica al nuovo morph, quindi inizia a trasformarsi a caso quando è sotto stress.

Nel frattempo un Justin Bieber ante litteram viene arruolato tra gli Yeerk per sponsorizzare la loro associazione di reclutamento, The Sharing.

Ovviamente devono fermarlo per non avere migliaia di adolescenti arruolate e controllate dagli Yeerk (ma non puntavano a controllare umani in posizioni di potere?)

Molte scene semi-comiche, anche quando non sarebbero dovuto esserlo, dovute alle trasformazioni allergiche di Rachel, mentre è in volo sul mare, in camera sua, in uno studio televisivo (mentre sta espellendo un coccodrillo / allergia incarnata), un Visser Three trasformato in pesce palla alieno che letteralmente vola via come un palloncino sgonfio, rendono questo libro godibile e leggero, e lo status quo tra i personaggi viene ripristinato, con l'implicita speranza di non dover mai più usare questa meccanica in una storia futura.

Due libri consecutivi in cui si annullano i progressi della macrostoria sono un brutto passo falso.

venerdì 27 febbraio 2015

Animorphs #11, The forgotten - K. A. Applegate

Animorphs #11, Il Disperso

Un Bug Fighter sperimentale precipita (proprio sul paese dei nostri cinque protagonisti, ovviamente), gli Animorphs lo rubano e si mettono nei guai facendosi quasi abbattere dall'aviazione degli Stati Uniti.

Interessante perché abbiamo la prima interazione con una organizzazione militare terrestre, quindi possiamo iniziare a supporre che qualcuno possa essersi accorto di cos'è successo e inizi a muoversi nell'ombra della storia, per sbucare al momento opportuno.

Aggiungiamo inoltre alla mitologia degli Animorphs una nuova meccanica. Le Sario Rips, fratture temporali (create quando si incrociano i flussi... eppure lo dovrebbero sapere tutti che non bisogna mai incrociare i flussi!) che mandano in un punto a caso del tempo. Il caso ovviamente è un concetto difficile, quindi sceglie il giorno prima.

Deludente che la nuova linea temporale sparisca completamente, se non come memoria di Jake, rendendo inutile tutto quel che succede in The Forgotten, a parte i nuovi elementi introdotti e pochi dettagli. Persi i nuovi morph da scimmia e giaguaro, di nuovo in aria la nave abbattuta di Visser Three... Apprezzo anche la mossa coraggiosa che sia la morte di Jake a ripristinare la linea temporale originale, ma spero non diventi una abitudine aggeggiare troppo con i viaggi nel tempo, è troppo facile scadere nel paradosso (e nel ridicolo).

lunedì 23 febbraio 2015

Pony express - Gianfranco Spinato

Pony express, journal.

Un giovane perduto e senza ambizioni, chiuso in casa a vivere senza uno scopo giorno dopo giorno, riceve una telefonata che lo smuove dalla sua apatia, viene scambiato per un vecchio inquilino del suo appartamento, un pony express, e decide di stare al gioco, mettersi sulla strada e fingersi quel fantomatico Delta Uno che tutti cercano.

Poco dopo iniziano a succedergli cose sempre più strane e surreali, viene seguito, la sua immondizia frugata, il suo appartamento perquisitito. Il Delta Uno originale (omonimo/alterego dell'autore) lo contatta e lo mette in guardia.

Con la scusa di una sorta di indagine psicologica sullo sfondo di una Milano fredda e inospitale, il romanzo diventa sempre più sconnesso e psicotico, aumentano le uscite grafomani del protagonista, senza scopo alcuno oltre a fare atmosfera, I personaggi si confondono e diventa sempre più improbabile la narrazione.

Solo nelle ultime pagine Spinato torna di colpo ad uno stile asciutto da documentari, spiegando in maniera concisa e precisa cosa fosse successo e il perché di tutti i problemi affrontati nel racconto. Forse si è accorto che Pony Express diventava sempre più illeggibile e che anche se qualcuno fosse riuscito a vedere dietro a tre veli di psicosi, non avrebbe capito la "soluzione" al mistero senza un aiuto esplicito da parte dell'autore. Forse lasciar sfumare il racconto nell'oblio e nella confusione sarebbe stato un requiem più appropriato.

Il clandestino dell'astronave - Lester del Ray

Urania 2, 20 Ottobre 1952

Si torna ancora su Marte! Ecco una buona notizia per gli aficionados del rosso pianeta e dei romanzi che ne trattano! Ma nel Clandestino dell'Astronave i cultori di Urania affrontano per la prima volta il problema degli abitanti di Marte. Esistono veramente creature intelligenti e incivilite sul pianeta agonizzante? Un gelido vento ne spazza le distese desertiche, facendo rabbrividire i licheni e la misera vegetazione che stenta sul terreno sabbioso; l'aria è troppo sottile per qualunque vita animale, e quando un gruppo di audaci pionieri vi si avventura, un sepolcrale silenzio li accoglie e li terrorizza. Pare che la natura, violata in uno dei suoi misteri, voglia inesorabilmente vendicarsi; poi, nell'allucinante scenario di un mondo sconosciuto, giù giù nei suoi recessi più profondi, il tormentoso interrogativo trova risposta. Vibrante d'incontenibile energia un giovane eroe lunare, già figlio della terra, si inserisce nella trama del racconto e vive la sua più strabiliante avventura. Su tutto, Marte giganteggia: il pianeta sembra deserto agli astronauti che riescono a giungervi. Sembra... ma il pianeta è veramente misterioso, e non delude chi voglia esplorarlo... 

Un romanzo traballante, ma con il gusto della fantascienza vintage, con piloti di astronave che si fanno lanciare una sigaretta durante l'atterraggio per calmare i nervi, lastre di metallo saldate alle pareti del razzo per riparare le falle e rotte tracciate a mano con riga e compasso.

L'intento di fondo (confermato leggendo qua e là altre recensioni) è quello di incentivare i giovani lettori a dedicarsi all'elettronica, per diventare bravi come il giovane Chuck ed essere selezionati per il primo viaggio spaziale dalla base sulla Luna fino a Marte.

Chuck ovviamente compie 18 anni proprio il giorno del lancio, che viene anticipato escludentolo. Per fortuna tutto il resto dell'equipaggio è felice ed entusiasta di far salire a bordo da clandestino un così bravo giuovine. Da qui "il clandestino dell'astronave" del titolo, che a parte l'essere accattivamente è assolutamente irrilevante per la trama.

Quel che succede su Marte è assolutamente sconsolante. Il razzo è rotto, tutto è rotto, tutto va riparato in fretta e dei marziani che non si vedono mai li sabotano. Poi di colpo diventano amici e si offrono di diventare schiavi a tempo pieno. Fine.

Non si approfondisce la civiltà dei marziani, perché sia decaduta, qualcosa in più dei loro costumi. Paradossalmente sappiamo più delle piante con tre sessi che vivono in superficie e compongono i canali di quanto ci venga rivelato del grande nemico/alleato del romanzo.

Salvo il romanzo d'esordio di Del Ray solo per l'approccio ingenuo e spensierato alla fantascienza che oggi è impossibile trovare, con tutti questi dati e scienza reali che impediscono di immaginare un Marte a misura di romanzo, anziché realistico.

Nota: sulla Luna parlano esperanto. Per quanto mi piaccia l'esperanto, la trovo una speculazione molto più fantascientifica del viaggio verso Marte!

martedì 17 febbraio 2015

Il Natale di Poirot - Agatha Christie

Il Natale di Poirot, journal.

Poirot #17.

Un giallo anomalo, che ho letto per osservare coscientemente come Agatha Christie usa i suoi strumenti di giallista per sviare il lettore, restandone un po' deluso per alcune trovate.

La situazione è incredibilmente classica, un patriarca di famiglia, una riunione per Natale con i suoi figli, quelli vicini, quelli lontani da molte tempo, una nipote che non ha mai visto prima, il figlio di un amico di avventura.

Ovviamente muore, ed ognuno ha un suo buon movente per l'omicidio. Avidità per un furto avvenuto contestualmente all'omicidio, vendetta, rancore.

Il mistero della camera chiusa, che da subito sembra molto rilevante, viene risolto in poche righe, e nessuno sembra trovar strana questa camera chiusa dall'esterno dall'assassino, con delle pinzette, "creando" letteralmente una situazione inspiegabile per chi investiga, senza possibilità di accusare qualcun altro e senza tentare di inscenare un suicidio.
La camera chiusa riacquista un senso più tardi, ma che il brillante Poirot decida opportunamente di non scavare più a fondo è una grossa debolezza della storia.

Un cambiamento nel racconto di una dei protagonisti esclude tutti, lasciando il lettore senza colpevoli da additare, fino alla presentazione della soluzione, dovuta a somiglianze fisiche tra dei personaggi e dettagli visuali molto più adatti ad un film che ad un romanzo, che guastano un po' lo scioglimento finale e la rivelazione del colpevole...

venerdì 13 febbraio 2015

La principessa Alanna - Tamora Pierce

La principessa Alanna, journal.

Questo libro di Tamora Pierce è un po' il prototipo del romanzo fantasy al femminile, una Licia Troisi con meno pretese e con uno stile più scarno e meno "sono appena uscita da un corso di scrittura creativa".

Alanna, giovane protagonista, vuole combattere e diventare un cavaliere, ma il padre non approva questa sua carriera e vuole mandarla in monastero. Il fratello meno dotato di lei nel combattimento è invece destinato ad andare a corte per addestrarsi, mentre vorrebbe solo andare in monastero ad imparare la magia. Toh, sono gemelli e quasi indistinguibili, quale piano insospettabile staranno per escogitare?

Sì, si scambiano. Del fratello ci si dimentica per quasi tutto il libro, magari torna nei 3 romanzi successivi. Alanna affronta un bullo che dovrebbe essere il cattivo della serie ma sparisce rapidamente, punito in un combattimento molto appagante per il lettore ma privo di ogni spessore. Intanto fa amicizia con il re dei ladri (sigh...) in paese, e con il principe (sigh) a cui salva la vita grazie alla sua magia da guaritrice (perché si fidano di lei, ovvio...).

Il po' di trama arriva verso la fine, quando lo zio cattivo di principe Jon lo spinge subdolamente ad andare nella città nera a scontrarsi contro forze antiche che si nascondono lì. Ci mancava uno zio cattivo che trama per salire al potere.

L'ambientazione, il mondo, le meccaniche della magia, della società e della storia, sono appena sbozzate oppure evitate completamente, creando un mondo forse un po' surreale in cui i paggi bevono limonata, i re dei ladri ancora devono imparare a radersi e i bulli vengono isolati e biasimati anziché diventare un punto di aggregazione.

La principessa Alanna è forse un ottimo romanzo per un lettore alle prime armi con il genere fantasy, ma poco più di così. Ha patito sicuramente lo smembramento in 4 volumi dell'opera originale, perché l'assenza di un arco narrativo rende molto meno credibile la lettura e restano più trame in sospeso di quanto si possa tollerare.

lunedì 9 febbraio 2015

La valigia del signor Budischowsky - Isabella Bossi Fedrigotti

La valigia del signor Budischowsky, journal.

Ho apprezzato molto questa raccolta di racconti, nonostante la mia vaga sfiducia verso gli autori italiani alle prese coi racconti!

Il tema conduttore è, come suggerisce il titolo, la valigia del signor Budischowsky (dal nome dell'artigiano che la creò), o per brevità "la Budischowsky", una valigia che segue una famiglia nel tempo.

Prima nelle tormentate vacanze estive che mettono alla prova i quattro figli e la loro pazienza e capacità di socializzare.
Poi nelle visite ai vari parenti durante l'estate, con la noia e l'apatia conseguenti. I primi scontro sociali con il figlio del guardiano della casa dei nonni.
Nella lunga trasferta in collegio, associata al distacco dalla famiglia, al vedere sempre di più i due fratelli e la sorella come degli estranei, con cui è difficile interagire, con cui è difficile trovare anche solo dei piccoli contatti che non sfocino in gelosia.
La valigia torna poi centrale nell'equilibrio famigliare a collegio concluso, quando tutti tornano sotto lo stesso tetto, ed il padre infelice la prende come esplicita minaccia di andarsene di casa, sempre nell'ingresso, con i vestiti pronti ad una sua fuga.
Solo dopo la morte del padre, la valigia torna dalla sua tomba polverosa per raccontarci una nuova storia, in foto questa volta; il viaggio del padre in Sud America. Un viaggio alla ricerca di fortuna che si trasforma in un anno sabbatico di caccia e bridge che viene nascosto dalla vergogna una volta tornato in patria.

Il tono amichevole e informale mi ricorda molto un Guareschi più vecchio, con appena un velo del suo umorismo, con i toni surreali e nostalgici dei Fondi di caffè di Benedetti.
L'italiano di Isabella Bossi Fedrigotti, senza iperboli, è uno dei migliori che io abbia mai letto, includendo ogni sorta di autori, sia classici che moderni e riveriti. È un piacere anche a livello estetico, da leggere.

Astronave mercenaria - Mike Resnick

Urania 1614, Gennaio 2015

Nel vasto conflitto che oppone i pianeti della Repubblica alla Federazione Teroni, il capitano Wilson Cole ha fatto prodigi di eroismo, fino a quando un'infamante accusa di ammutinamento lo ha costretto a trasformare la sua nave in un mezzo d'assalto pirata. Ma un uomo d'onore resta un uomo d'onore e Cole decide di cambiare pelle ancora una volta: questa volta diventerà un combattente a pagamento. Le sue intenzioni sono diverse da quelle dei soliti mercenari e comprendono la possibilità di evacuare ospedali, correre in soccorso di popolazioni in pericolo e salvare vite, ma quel progetto lungimirante è stroncato dall'incontro con la valchiria, un'ex alleata divenuta regina dei corsari. Nella stazione in cui si sono preparati a resistere, Cole e i suoi alleati sanno bene che sarà uno scontro d'inferno.

Mike Resnick migliora invecchiando.

Questo terzo volume della saga di Starship espande ancora il suo mondo, si integra perfettamente nel grande universo di Birthright curato dall'autore ed espanso anno dopo anno con decine di romanzi e racconti.

Il capitano Cole, tagliato ogni ponte con la marina militare da cui si è ammutinato, lavora come mercenario con il suo equipaggio, arricchito da Val (la Valchiria), ex regina dei pirati e temibile combattente.

In Astronave Mercenaria il capitano Cole espande la sua flotta nave dopo nave, sempre usando l'astuzia in quello che sembra più un rompicapo logico ambientato nello spazio che un romanzo d'avventura, rispettando tutti i canoni di correttezza ed informazione completa dei gialli tradizionali.

Un pianeta che non vuole pagare il pizzo ed una elaborata trappola per rubare navi ed eliminare il signore della guerra oppressore.
Un pianeta governato secondo il modello di un India del 1800 terrestre, con Thug e nazioni in guerra, da cui recuperare un prigioniero la cui posizione è ignota.
Uno scontro contro Csonti, temibile signore della guerra che minaccia un ospedale spaziale solo perché si trova sulla sua strada, non apprezza il confronto e minaccia di distruggere la base spaziale Singapore, in tutto il suo caotico promiscuo splendore.

Il formato del romanzo è quello tipico di Resnick, tanti piccoli racconti uniti da un unico filo conduttore, una serie di tre missioni di difficoltà crescente, ognuna con le sue pedine, le sue difficoltà ed una soluzione astuta e rocambolesca che scioglie completamente la tensione tornando ad una sorta di status quo, con la struttura di una sorta di sit-com spaziale con un occhio alle macrotrame delle serie moderne, se mai venisse adattata per la televisione.

giovedì 5 febbraio 2015

Perché odio i libri di Fabio Volo - Diego Rossi

Perché odio i libri di Fabio Volo, journal.

L'ebook sul google store.

Io non odio Fabio Volo, forse lo invidio un po' per la sua capacità di capire un pubblico così vasto di lettori. È facile capire un pubblico di nicchia, selezionato in funzione del proprio stile di scrittura, anziché fare il contrario ed adattare il proprio stile al pubblico più vasto possibile.

Perché odio i libri di Fabio Volo è un racconto che parla di un ragazzo diciassettenne a cui il nonno suggerisce, per conquistare una ragazza, di leggere un libro, un libro scelto da lui e non imposto. Una sorta di rito per trovare la sua individualità, perché il semplice atto di cercare e scegliere un libro fa meditare su se stessi, scoprire qualcosa di nuovo e ti rende una persona nuova e più interessante da osservare.

Mentre ho letto con piacere la storia "vera" nel racconto, ammetto di essermi un po' perso ad aver rimandato per settimane le ultime pagine, che si perdono un po' nei discorsi di Mr. Onion (alterego dell'autore?) che parla a ruota libera di Camilleri, di Neri e Pozza, di vari estratti di Birra e Cazzotti, tutte cose di cui magari leggerei con gioia in un altro contesto, ma che se vanno a bloccarmi una storia (semplice, lineare e piacevole) che stavo seguendo ad un ritmo abbastanza costante, mi bloccano la digestione letteraria e mi fanno stare un po' male! Già la scena di sogno era al limite del molesto.

Se questo racconto fosse esploso in un romanzo breve, spogliato degli intellettualismi e concentrato sulla crescita del protagonista, sul suo rapporto coi libri e come lo cambiano, sarei il primo lettore in coda. Ma forse un cambiamento tanto drastico Volizzerebbe lo stile finendo per tradire lo spirito dell'autore.

martedì 3 febbraio 2015

Balzac e la piccola sarta cinese - Dai Sijie

Balzac e la piccola sarta cinese, journal.

Due giovani cinesi, negli anni '70 della Cina di Mao, vengono rimossi dalle loro famiglie troppo alto-borghesie accusate di essere nemici dello stato e trapiantati in campagna per un periodo di rieducazione da passare a coltivare la terra.

Il protagonista - innominato - e l'amico Luo si trovano a vivere in un ambiente ostile e lontano da ogni loro ambizione, reso affrontabile solo da una valigia di libri proibiti che leggono da soli e insieme alla loro unica amicizia (e amore) locale, la Piccola Sarta Cinese del titolo.

La Piccola Sarta è l'unica a venir "rieducata", scoprendo il mondo raccontato dai grandi autori occidentali, in cui il ruolo della donna è ben diverso da quello proposto ed imposto dalla Grande Rivoluzione Culturale.

Non c'è una vera critica al regime, il protagonista e Luo vivono il loro esilio in maniera molto rassegnata e senza rancore. L'immagine del mondo contadino è relativamente positiva. Balzac e la Piccola Sarta Cinese è più un inno fiabesco al potere dell'educazione, capace di cambiare il destino di chiunque e di spaventare più di qualsiasi arma. Una morale forse banale, ma raccontata in maniera potente.

lunedì 2 febbraio 2015

Animorphs #10, The android - K. A. Applegate

Animorphs #10, L'Androide

 Nuovi giocatori scendono in campo nella battaglia tra Animorphs e Yeerk.

Per caso Marco e Jake notano Erek, un loro compagno di scuola (tutto lì succede, come sempre) che non ha odore, neppure mentre sono morphati in cane, quindi con una sensibilità molto più alta.

Indaga e spia, salta fuori che Erek è un androide, proprio come il titolo ci faceva intuire, ed un androide buono per di più, parte dei Chee una popolazione di androidi che vive sulla terra da millenni in incognito e senza commettere errori.

Ma siccome tutto succede freneticamente scelgono proprio quel momento per rivelarsi e raccontare come siano finiti sulla terra insieme agli ultimi superstiti dei Pemaliti, razza superpacifica ed avanzatissima che aveva costruito i Chee millenni prima. La razza in questione si è estinta, ma hanno fatto modo di preservarne lo spirito e parte del DNA creando i cani a partire dai lupi (wo-oh, rivelazione).

Un po' di trama antiyeerk, perché è necessaria. Un cristallo pemalite è sulla terra, controllato dai yeerk, ed è così potente ed avanzato che permetterebbe di controllare tutti i sistemi informatici terrestri, ma anche di riprogrammare i Chee per eliminare le restrizioni che li rendono pacifici, trasformandoli da semplici infiltrati capaci di estremo mimetismo, già utili ma non in un combattimento diretto, in vere e proprie armi capaci di radere al suolo l'invasore.

Ovviamente fallisce sia il piano dei yeerk che quello degli androidi, altrimenti sarebbe stata breve la storia, risolta da un deus ex machina troppo rapido e violento!