martedì 17 giugno 2014

Premiata ditta Sorelle Ficcadenti - Andrea Vitali

Siamo nel 1915, a Bellano, un paesino che potrebbe stare in qualsiasi zona di provincia italiana, ma che per caso si trova in Lombardia. La Stampina - lo stereotipo della pia donna che non perde mai una messa delle 6 del mattino - si confida con il parroco. Il suo figlio Geremia, un bamboccione da definizione, si è innamorato della classica femme fatale, Giovenca Ficcadenti, da poco piombata nel tranquillo paese, ed è convinto di volerla sposare, ad ogni costo.

La bellissima Giovenca e la brutta sorella Zemia hanno aperto una merceria in paese, la Premiata ditta Sorelle Ficcadenti del titolo. Perché è premiata? E da chi?
Da queste domande partono una serie di indagini, pettegolezzi, voci. Da parte del prete, della Stampina, della perpetua che non riesce mai a saperne abbastanza, dei carabinieri.
Ognuno di questi attori è soggetto ai limiti della sua condizione. Il prete ha i limiti morali che gli impediscono di mentire per avere informazioni, le forze dell'ordine hanno vincoli legali, la perpetua ha la sua immagine di riservatezza da mantenere.
L'atmosfera di paese è resa perfettamente, mentre si seguono voci e scoperte che rimbalzano e passano da bocca ad orecchio, sempre confidenziali, sempre destinati a smorzarsi ma senza che succeda davvero.

In parallelo ci viene raccontata la storia di Giovenca, a partire dal suo primo matrimonio, seguendola per tutta la serie di vicende che la portano ad aprire la merceria, e da ultimo ad accettare le attenzioni di un Geremia molto al di sotto delle sue possibilità.

C'è una grande ironia ed un ancor più grande simbolismo in queste pagine, che si divorano letteralmente per il desiderio di sapere di più, sempre di più, perché non c'è capitolo che non lasci qualche dettaglio importante in sospeso (che spesso non viene riproposto direttamente mai più, lasciando al lettore il compito di ricostruirlo da eventi successivi).

Il finale sembra un po' affrettato, non all'altezza del dipinto di passato e presente sovrapposti che si è creato una scena alla volta. Forse non all'altezza di personaggi che sono davvero vivi, nella loro innocua banalità di paese, che permette a tutti di associar loro un volto che risponde perfettamente all'immagine proposta.

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