Cosa si può dire su un libro così famoso?
Che mi spiace non averlo mai letto prima, perché è qualcosa di completamente diverso e fresco. Vorrei dire che ha spaccato ed è stato infinita fonte di ispirazione per gli autori a venire, ma non credo sia vero, perché è così distante dal mondo della scrittura e degli scrittori da essere alieno e inavvicinabile. Non mi stupisce che si sia sviluppata una corrente di letteratura industriale in una sua piccola bolla isolata.
Avrei mai pensato di leggere con interesse del montaggio di macchine industriali, di procedimenti chimici e saldature? No. Ma come giustamente ci fa notare Primo Levi, se ho sopportato pagine e pagine di tecnicismi sulla navigazione nel 1800 (Melville, sto guardando te!) posso ben sopportare i tecnicismi sulle vernici, e anzi, appassionarmici.
Il linguaggio piemontese intessuto nel testo è meraviglioso e difficilmente un non nativo può apprezzarlo a pieno. Ci sono costruzioni, espressioni, modi di dire che possono facilmente passare inosservati, ma che quando ci passi sopra con gli occhi, di colpo la voce di Faussone diventa quella dei vecchi al bar che raccontano le loro storie, lentamente e con la cadenza giusta. C'è un lavoro immane dietro all'affilatura di quel linguaggio e merita ogni ammirazione.
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