venerdì 30 novembre 2018

Il giovane robot - Sakumoto Yosuke

Un giovane robot dalle sembianze umane viene creato da uno scienziato con l’obiettivo di rendere felici gli uomini. Dovrà vivere tra loro, come un agente segreto, capire le loro motivazioni e intervenire per correggere i loro errori.
Ma non tutto va come dovrebbe, la complessità dei sentimenti umani lo porterà a vivere situazioni inattese.
Il «dolore» e la «dolcezza» del protagonista sono raccontate con semplicità e maestria dall’autore Sakumoto Yōsuke, da anni affetto da una forma di schizofrenia. 

Questo romanzo è particolare. È fantascienza senza essere fantascienza.
Tezaki Rei è un robot, si comporta da robot, agisce da robot, analizza il mondo con occhi da robot. Si scarica, anziché stancarsi. Raccoglie dati sulle persone anziché conoscerle. Ha solo due direttive: non farsi scoprire e rendere felici le persone attorno a lui.
Qualcosa è strano nella sua narrazione asettica e distaccata del mondo scolastico in cui deve mimetizzarsi. Ci sono eventi inspiegabili, persone che provano a contattarlo. La sua missione diventa sempre più fumosa e confusa. Ben presto ci si accorge che Rei non è che un ragazzo malato e che il suo essere robot è una maschera assegnatagli da un medico, in un gigantesco gioco di "fake it till you make it" che non ha come obiettivo la carriera ma l'inserirsi in società.
Deve affrontare la realtà, inevitabilmente, ma l'autore si sposta su altri punti di vista, delle persone che gli stanno attorno. Della ragazza a cui ha confessato la verità riguardo all'essere un robot, a cui ha mostrato il suo cuore di metallo (e le sue cicatrici). Si sposta riguardo ai rapporti umani con il club di tennis da tavolo, quelli che per primi l'hanno accettato nella sua stranezza e che continuano a supportarlo quando smette di giocare da robot e si scopre essere un fallibile essere umano.
C'è moltissimo dell'autore in questo libro. Sotto strati di metafore e immagini e illusioni, si trova una riflessione sulla schizofrenia, sulle reazioni - positive o negative - della società messa di fronte alla schizofrenia e alla diversità di un adolescente.
Seguiamo Rei fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio. Non può essere robot e tagliare fuori il mondo. Non può essere umano perché è troppo vulnerabile. In una partita di tennis da tavolo finisce per giocare non contro il suo avversario, ma contro sé stesso, robot contro umano, per raggiungere un accordo e lasciare che i suoi due animi collaborino per dargli la vita migliore possibile.

domenica 28 ottobre 2018

Astroincendio doloso - Harry Harrison, Gordon R. Dickson

Esplosione. Incendio. Il transatlantico spaziale è in fiamme. Sull'astroscialuppa di salvataggio duecento uomini di bassa casta e una dozzina di Nareth dell'equipaggio "vogano verso la terraferma". Ma il punto non è di sapere se il carburante sarà sufficiente, se i viveri basteranno, se la rotta è quella giusta... Il punto è di sapere se - come pare - l'incendio che ha distrutto l'astronave è stato provocato intenzionalmente da qualcuno, e se questo "qualcuno" è tra i superstiti... Il thriller che segue porta due firme prestigiose che ci garantiscono uno scioglimento all'altezza della... catastrofe iniziale.
 Urania 727, 17 luglio 1977

Nonostante sia tra i miei autori preferiti, una garanzia sempre, Astroincendio doloso è un Harry Harrison deludente. Forse essendo una collaborazione il suo stile eclettico si è diluito e perso, forse il suo nome è primo, ma ha avuto un ruolo secondario o solo di consulto nella collaborazione.
L'ambientazione è graziosa, i Narith sono una specie aliena la cui religione li spinge a volare nello spazio, a cercare la morte nello spazio in maniera eroica. Viaggiano quindi in navi obsolescenti e pericolose, non cercando attivamente la morte ma non fanno molto per prevenirla.
I Narith hanno trovato negli umani un alleato potente che permette loro di viaggiare di più, di esplorare lo spazio grazie alla manodopera umana in cambio della loro tecnologia avanzata.
Allo stesso tempo la civiltà umana si è divisa in tre caste, i blasonati che sono la nobiltà dirigente, i lavoratori e una sottoclasse ingegnerizzata per essere meno intelligente, da usare per i lavori duri, spesso sulle colonie.
Una nave Narith esplode e su una scialuppa di salvataggio si trovano un Narith e otto umani, di cui uno solo blasonato, che si trova in un ruolo chiave, ad interagire con un membro della polizia galattica, membri della resistenza tra i lavoratori (che lui stesso aveva contribuito a creare in gioventù) e uno degli umani ingegnerizzati che si rivela più sensibile e umano del previsto.

Il romanzo è una palese metafora della civiltà umana, anche i Narith così distanti dal pensare comune hanno un loro equivalente nell'elite della scienza che fatica così tanto a comunicare con la popolazione ed è alienata e incompresa nel suo progredire. Non brilla, non ci sono grossi colpi di scena, non c'è molta tensione. Astroincendio doloso è un'operetta morale ambientata nello spazio in cui tutti i tasselli si muovono nel modo giusto per ottenere l'insegnamento previsto.

domenica 21 ottobre 2018

La pietra sincronica - Jonathan Fast




Una signora stava raccontando a C. G. Jung, il grande psicologo dell'inconscio, di aver sognato uno scarabeo d'oro; nello stesso momento un grande scarabeo dorato venne a sbattere contro i vetri della finestra. Su questa e altre manifestazioni di misteriosa "sincronicità" Jung fonda una sua astrusa (astrusa?) teoria, connessa per un verso con lo Yoga e le filosofie orientali, per un altro con la "pietra filosofale" degli alchimisti, e per un altro ancora con le idee di un suo illustre paziente ed amico, il Premio Nobel per la fisica Wolfgang Pauli. Jonathan Fast - un astro nascente della FS americana - ha ristudiato per conto suo i fenomeni della "sincronicità" e ne ha tratto un romanzo sorprendente, tutto spettacolare e d'azione, che porta la teoria di Jung alle sue ultime e fantastiche (fantastiche?) conseguenze.


Urania 742, 12 febbraio 1978

Premetto che Jung non c'entra molto con questo romanzo, e come sempre le quarte di copertina di Urania si dimostrano solo vagamente attinenti al contenuto.
La storia si legge bene, scorre, le avventure sono tante e molto variegate nello stile di una fantascienza decisamente più vecchia e che apprezzo, dove appena uscito da un problema il protagonista si trova calato in una complicazione completamente diversa, con esperienza, equipaggiamento e amicizie che aumentano e si accumulano col passare delle pagine. Fast ci aggiunge una linea conduttrice che però non fa completamente il suo dovere.
Il protagonista, auto-vendutosi in schiavitù su un asteroide minerario dove deve ripagarsi la libertà fugge, e il suo primo scalo nella fuga è un pianeta di alieni-serpente che hanno scelto la spiritualità alla tecnologia. Sono stati ovviamente schiacciati e distrutti dall'ordine economico che regge la galassia, l'ultracapitalismo. Da quel momento una mano invisibile del destino lo spinge verso la realizzazione di una profezia, guidandolo verso un'antica religione di cui lui è il profeta. Questo destino riesce a legare insieme tutte le avventure dall'aria sconnessa, ma è comunque un modo per barare e non creare una storia coesa. Tutto può succedere, e quel che non ha senso in realtà ha senso perché era destino, perché era stato predetto.
Il messaggio è buono, la tecnologia schiaccia l'animo umano, viaggiate per il cosmo su scale d'oro, ma alla fine del libro resta una brutta sensazione per come ogni pezzo del puzzle torna insieme non perché si incastra graziosamente ma perché viene martellato al suo posto.

sabato 22 settembre 2018

Un insopportabile ronzio - R. L. Stine

Piccoli Brividi #17
Dalle prime letture d'infanzia non ricordavo ci fossero storie nei Piccoli Brividi con dei buchi di trama così grossi come in questo caso. In tutte le altre riletture, anche se ci sono delle forzature, adulti irragionevoli oltre misura, comportamenti inspiegabili ed esasperati, non c'erano dei veri e propri problemi.
Qua la storia non si regge.
Il protagonista ha paura delle api ed è bullizzato. Trova un volantino in cui gli offrono uno scambio di corpo. Lui va nel corpo di un ragazzo popolare per fargli dei test di matematica e in cambio si gode il momento. Accetta.
Ovviamente finisce nel corpo di un'ape e inizia un'ordalia in cui deve lottare contro al gatto, al vicino apicultore. Contatta la responsabile per lo scambio, riesce persino a parlarle grazie a un microfono. Cosa fa lei? Gli dice "peccato, all'altro tizio piace il tuo corpo, se lo tiene". E lo abbandona. Senza neanche metterlo in una scatola. Senza neanche offrirgli uno scambio per metterlo nel corpo dell'altro ragazzo, a cui già era destinato e che ora se ne va in giro con un cervello da ape a sniffare i fiori.
Torna nel suo corpo e non ci viene spiegato perché. Perde i sensi e tutto è tornato normale. Pensavo si giocasse la carta "era tutto un sogno e ora ha imparato che la sua vita era bella, aveva una fantastica famiglia e avere paura delle api era stupido", e invece no! Reincontra il ragazzo dello scambio, parlano dell'accaduto e lui si scusa. Tutto era successo davvero e non sappiamo come si sia risolto il problema su cui si regge la storia.
Terribile.

martedì 8 maggio 2018

È ricca, la sposo e l'ammazzo - Jack Ritchie

Non conoscevo Jack Ritchie e non mi spiego perché. Nella presentazione c'è una sua citazione, in cui dice che se avesse scritto lui Guerra e Pace, sarebbe entrato sul retro di una cartolina senza perdere nulla del contenuto. Mi sembrava un'esagerazione. Dopo aver finito questa raccolta potrei quasi credergli.
Ogni racconto si regge su una singola semplice idea. Un meccanismo semplice, qualcuno che scappa, qualcuno che pianifica un crimine. A volte il protagonista è un criminale, a volte un truffatore, a volte una vittima, ma è sempre una persona intelligente oltre ogni limite, un passo avanti in astuzia e pianificazione rispetto a tutti quelli che lo circondano, incluso il lettore in gran parte dei casi.
Non ci sono sbavature, i piani funzionano e quando non funzionano è una scelta deliberata, un cambimento in corso d'opera per assecondare delle nuove priorità (come succede nel racconto che dà il nome alla raccolta, forse il più famoso per via dell'adattamento cinematografico).
Non guasta che in questi piccoli rompicapo perfetti, ci dipinga un'America vintage che va a pescare in quel nostro immaginario complesso dei film degli anni '50 e '60, un'America fatta di paesini, lavoratori, piccole aziende a conduzione familiare in cui il sogno americano è ancora vivo, tutti si vogliono far strada nella vita con intelligenza, fatica e lavoro. Qualcuno ci riesce a discapito degli altri, e in questi fallimenti, in queste crepe nel sogno si infilano i personaggi di Ritchie per trarne il massimo beneficio con il minimo rischio.
Non ci sono racconti sottotono, non ci sono un Racconto e una coda di qualità inferiore. Forse perché c'è stata a monte una selezione feroce su una produzione vasta, forse perché Ritchie riesce a garantire questa qualità costante, non lo so e non mi importa, visto il risultato finale.

giovedì 3 maggio 2018

Dal tuo terrazzo si vede casa mia - Elvis Malaj

Ho comprato questo libro dopo una presentazione incredibilmente noiosa al Pisa Book Festival. Mezz'ora di lettura in cui la mente mi si è spenta e in cui ho rimpianto le presentazioni che usano un lettore in grado di agganciare il pubblico.
Però mi sembrava promettente e mi sono ripetuto "un buon autore non è quasi mai un buon lettore, non giudicarlo, non scappare", ed eccomi qua nove mesi dopo (a tempo di record per la mia coda di letture).

La raccolta è potente, racconta piccole storie con un sapore autobiografico ma che chiaramente non lo sono. L'autore è albanese è attorno a questo senso di identità si muovono anche i suoi protagonisti.
 Mi aspettavo racconti di integrazione, di scontri di culture, ma quello che ho trovato sono al massimo degli attriti tra culture. L'essere albanese non come un ostacolo, ma come una ricchezza che i personaggi hanno nel loro mondo. Essere albanese apre porte, fa trovare aiuti, rende esotici e attraenti, rende pericolosi in maniera seducente. I personaggi dei racconti giocano con la loro identità, ne sono consapevoli in ogni momento, ne gestiscono le ombre e ne amplificano le luci.
Mi aspettavo storie aliene, mi sono trovato calato in ambienti familiari e vicini alla mia esperienza.
Mi aspettavo una certa serietà, un approccio duro alla narrazione, ho trovato ironia e grande senso critico sia verso la cultura italiana, che verso la cultura albanese, che verso quel mischione confuso che ne è nato negli ultimi decenni.

È una raccolta di racconti che merita di essere letta e diffusa. Ho fatto bene a non farmi scoraggiare dalla presentazione.
Chiamate dei lettori professionisti per le letture. Davvero.

domenica 22 aprile 2018

I cacciatori - Burt Wetanson e Thomas Hoobler

Gli Ufo sono "buoni" o "cattivi"? Non ne abbiamo idea, ma è un fatto che in FS la scontata bontà, saggezza e lungimiranza degli inviati extraterrestri sul nostro pianeta ha cominciato tremendamente a stufare. Pace e bene! proclamano invariabilmente i nobili alieni prima ancora di mettere piede a terra. Dopodiché la storia si risolve in una gran predica e gli alieni si rivelano per ciò che sono in realtà: non degli esseri viventi ma una pura astrazione, un'incarnazione edificante dell'ONU o dello "stato assistenziale". Gli autori di questo realistico e sconvolgente romanzo in cui un Ufo atterra in una sperduta località del Montana, hanno finalmente provveduto a rimettere a posto le cose. Pace e bene! proclamano anche qui gli alieni al loro arrivo, ben sapendo che gli Umani ci cascheranno in pieno. Ma la mattina dopo...
Urania 911, 7 febbraio 1982.

 I Cacciatori è la storia di Alien. Quasi alla lettera.
Una razza aliena si diverte a cacciare specie intelligenti ma non troppo, come i terrestri. Capaci di mettere su un po' di sana resistenza, una sfida, ma non abbastanza sviluppati da essere minacciosi.
Ovviamente, prima liberano "i cani da caccia" per raccoglierli, nella forma di miraggi che arruolano una varietà di personaggi in un paesino, facendo leva sugli istinti e desideri più disparati. Si mostrano agli anziani come uomini distinti e rassicuranti, all'unico nero del paese come neri africani tradizionali, alle persone religiose come uomini di fede. A tutti promettono redenzione, un futuro, grandi gioie, li portano sul terreno di caccia.
Purtroppo gli scout del gruppo di cacciatori, turisti incapaci di qualsiasi discipina, hanno commesso un errore e hanno sottovalutato le capacità dei terrestri, se messi alle strette.
Il romanzo è una lotta su due livelli. La lotta esplicita tra alieni e umani, dove i ruoli di cacciatore e preda si invertono più volte, e la lotta tra umano e bestia, dove gli umani lottano con loro stessi per riuscire dapprima ad accettare il loro ruolo di creatura inferiore, poi per fare la scelta nobile e non agire per pura vendetta.
La storia è decente, ma il libro si legge malissimo. Ci sono davvero tanti personaggi nel cast, e solo una parte sono caratterizzati in maniera incisiva. Gli altri si confondono in una nebulosità generica. Ricordo l'indiano, ricordo l'ubriacone, ricordo la famigliola con la fissazione del salvareil figlio, ma tutti gli altri si mischiano in un unico calderone, visto che non hanno obiettivi diversi e riconoscibili, ma tutti vengono mossi dalla stessa motivazione: salvare la pelle.

lunedì 26 marzo 2018

La città e il deserto - Alan Barclay

Se non sei cittadino cosciente, obbediente e benpensante, la Città a un certo punto ti richiama benevolmente all'ordine. Ma anche se tu ti ostini con impudenza nel tuo errore, la Città non ti punisce. La pena di morte è abolita, il carcere è un'istituzione crudele, barbara e superata. Perciò la Città si limita a indicarti cortesemente la porta: "Tanti saluti e stia bene, caro signore. Auguri." Dunque di che ti lamenti? E' vero che dietro la porta d'è il deserto di un pianeta sconosciuto. E' vero che dal deserto nessuno è mai tornato. Ma questi sono fatti tuoi, amico. La Città cosa c'entra?

Urania 721, 24 aprile 1977

Hart è un polimatematico.
Non sappiamo da dove viene, non sappiamo nulla di lui, se non che viene cacciato dalla Città. L'unica città umana su un pianeta antico e spento, antichissimo, consumato dal tempo, un gigantesco deserto con pochissime oasi rimaste sugli antichi letti dei fiumi dove vivono pochi reietti umani insieme alla popolazione locale, i Khun, piccole creature simili a cani dall'intelligenza limitata.
Il libro racconta il lungo piano di Hart per creare una società sostenibile nel deserto, facendo lavorare insieme uomini e Khun usando le risorse del pianeta, e solo quelle, in modo da renderli indipendenti dai rifornimenti via astronave.
Hart introduce invenzioni e innovazioni, poco alla volta. Navi per veleggiare nel deserto e permettere una cooperazione tra oasi, armi costruite col legno delle piante locali, sistemi di irrigazione. Gli umani hanno idee e progettano, i Khun hanno le tecniche e la manualità necessarie per metterle in pratica. In parallelo la città inizia una crociata per distruggerli, simbolo di un'eresia che non può accettare. L'esilio nel deserto è la punizione tradizionale per ogni crimine, una condanna a morte, o peggio, a una vita di stenti, ma una società prosperosa nel deserto rischia di minare il suo intero sistema giudiziario.
Su grande scala, è una lotta tra una società religiosa e decadente, ostile al cambiamento, e una società razionale e aperta all'integrazione, perché è solo la cooperazione tra razze che permette di prosperare nel deserto.
La città e il deserto è un romanzo molto semplice, con lunghe digressioni filosofiche o riflessive, su quali sono i limiti morali da imporsi per sopravvivere, per difendersi, con un assortimento di personaggi diversi tra loro come ideali e potenzialità, che si scontrano e sfruttano queste loro divergenze per avere la meglio contro avversità umane e naturali.
Barclay ha scritto pochi romanzi e forse non ha avuto un grande impatto sulla fantascienza, ma sono contento di questa lettura, che racconta una storia solida con grandi messaggi ecologici e sociali ben intessuti nella sua narrativa.

giovedì 22 febbraio 2018

Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen






Ho delle grosse lacune sulla letteratura classica, soprattutto quella inglese. Così complice il marketing di google play che vuole promuovere gli audiolibri, ho comprato quello di Orgoglio e Pregiudizio della Emons Edizioni, letto da Paola Cortellesi.

Non sapevo cosa aspettarmi, avevo un'idea vaga della storia, romantica, sentimenti, cortesie.
Non mi era neppure chiaro chi fosse la protagonista della storia, dal principio. La narrazione oscillava da una sorella all'altra, c'erano diversi interessi e non si fermava su una coppia specifica. È stato particolare leggere un romanzo di inizio ottocento così famoso senza aver avuto spoiler di alcun genere, e sono felice di averlo potuto fare.

Mi ha stupito piacevolmente lo stile, con dei dialoghi artificiali e innaturali in maniera studiata e controllata, che normalmente mi avrebbero disturbato e fatto interrompere subito la lettura, ma funzionavano stranamente bene in questo ambiente sociale medio-alto dove tutto è artificiale come i suoi dialoghi, dove ogni visita, ogni pasto, ogni lettera sono regolati da etichetta e costumi.
Le regole del gioco che seguono i personaggi di Orgoglio e Pregiudizio sono rigidissime, e proprio dove le regole sono così strette, è necessario giocare ogni angolo possibile per piegarle e adattarle al proprio volere, per ottenere qualcosa di più in campo sentimentale, economico o della propria felicità.

Bocciata la lettura di Paola Cortellesi. Troppo caricaturali le voci dei personaggi che vuole far passare come negativi. Orrenda la madre, orrendo William Collins e la sua risata porcina e debosciata inserita troppo spesso in delle battute neutre. Preferisco una lettura più neutra e meno interpretata. Non ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa pensare di un personaggio, quel che dice e fa deve essere sufficiente.

lunedì 5 febbraio 2018

24:00:00. Una commedia romantica sulla fine del mondo - Federico Guerri

Improvvisamente, come fosse uno schermo, nel cielo appare un'enorme scritta 24:00:00. È visibile in ogni parte del mondo. 23.59.59. Basta un giro di telefonate, una serie di controlli con le agenzie pubblicitarie, una rapida consultazione tra potenti o utenti Youtube, per capire che non è proiettata da terra né da un satellite né, apparentemente, da altrove. 23.59.58. Un conto alla rovescia nel cielo. Verso cosa? Il romanzo è ambientato nell'arco di 24 ore e fa incrociare le storie di undici personaggi in sette angoli diversi di un pianeta il cui punto più lontano da te è a 22 ore di aereo o alla distanza di un clic - se hai una connessione Internet. Cosa accadrà allo 00:00:00? Com'è nato il countdown e perché? Salvare il mondo significa raccontarlo.
Ammetto di avere dei pregiudizi sui libri italiani. C'è qualcosa che mi disturba nello stile degli autori italiani moderni, un senso di autocompiacimento, un roteamento di calici di vino sovradimensionati che porta a sopravvalutare la lunghezza della propria penna-pene.
Eppure 24 si merita un calice ancora più grande da roteare, perché è un romanzo diverso, strano, che mi ha sorpreso in più modi di quanto credessi possibile.
Le premesse sono quelle della quarta di copertina, un conto alla rovescia nel cielo, il mondo che non sa nulla del suo significato. È un writing prompt portato all'estremo, sviluppato fino a tesserci attorno delle storie dall'aria slegata che poco a poco si compongono, intrecciano e diventano reciprocamente rilevanti.
Si leggono come tanti racconti da poche pagine, ma allo stesso tempo costruiscono qualcosa di più grande. È l'apoteosi del personaggio perduto in un mondo più grande di lui, che non ha rilevanza in questo mondo ma non ne è neppure succube (rotea il calice di vino). Il risultato è reale, surreale ed avvincente.
Uscirete dalla lettura di 24:00:00 con un attaccamento ai personaggi che lo vivono, ognuno prenderà vita in maniera violenta. Non sono bassorilievi, sono sculture.

Buona lettura.