venerdì 29 dicembre 2017

Apocalisse Peluche - Carlton Mellick III

 Apocalisse Peluche (Vaporteppa Vol. 14), di Carlton Mellick III
La guerra tra i giocattoli e gli umani è giunta al termine.
E hanno vinto i giocattoli.

Peluche, bambole e soldatini dotati di intelligenza artificiale non ne potevano più di venire maltrattati da bambini viziati e distrutti al minimo accenno di ribellione. Senza libertà, senza diritti, senza una speranza per il futuro, la loro unica possibilità di salvezza era di sterminare gli umani. Iniziò la rivolta.
[...]
 Se mi avessero detto a inizio 2017 che il miglio romanzo (breve) che avrei letto durante l'anno sarebbe stata una storia ambientato in un futuro postapocalittico dove la società è crollata per via di peluche intelligenti, non gli avrei creduto.
Invece Apocalisse Peluche si legge senza interruzioni, la storia di Julie, trasformata in panda con la chirurgia per infiltrarsi nella società dei peluche, avvince davvero e mi sono trovato a leggere di un un peluche coniglio ninja che bacia in una scena strappalacrime un orso stupratore dai denti d'acciaio, suo amante segreto, mi sono trovato a tremare per degli orsetti del cuore così feroci da far paura ai giocattoli stessi, mi sono trovato completamente calato in una ambientazione coerentemente bizzarra.

Bizzarra come la Bizzarro Fiction che ho scoperto nel saggio "Introduzione alla Bizarro Fiction" di Chiara Gamberetta aggiunto in fondo all'ebook e molto apprezzato, che mi ha fornito una buona lista di classici Bizzarro da cercare e leggere per riempire questa mia lacuna che necessita di essere colmata.

giovedì 14 dicembre 2017

La strana biblioteca - Haruki Murakami




Le biblioteche contengono storie. Le storie contengono universi. E certi universi possono essere molto pericolosi.

Siamo in campo commerciale, Murakami va di moda? Seguamo il "modello Vitali", iniziamo a fargli sfornare racconti pubblicandoli singolarmente, tanto il nome vende.
Neanche le ottime illustraizoni di Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ, riescono a salvare questo librino.
Ci sono le atmosfere di Murakami, le fanciulle oniriche che salvano il protagonista, l'uomo pecora, dei cattivi dalle motivazioni vaghe quanto minacciose, ma la storia? No, non c'è neanche un tentativo di dare un senso a quel che succede. Possiamo metterci tutti i simbolismi e significati nascosti che vogliamo, ma sarebbe mentire a noi stessi pur di giustificare il nostro autore beniamino.
Ragazzino va in biblioteca a chiedere della raccolta nelle imposte nell'impero bizantino, ragazzino viene chiuso in una cella a leggere sull'argomento, il cattivo berrà il suo cervello, l'uomo pecora gli porta ciambelle, la ragazza misteriosa cibo di lusso. Scappano tutti insieme, trovano il cattivo, un incubo d'infanzia e la ragazza-merlo che lo salva. Fine.
Un paragafo finale ambiguo, non è chiaro se sia parte della storia o una dedica, ci fa pensare che sia dedicato alla memoria della madre di Murakami, magari c'è un'esperienza personale o qualcosa di ermetico che ci sfugge, ma no, aspetterò i romanzi dove almeno posso fingere che ci sia un senso dietro alle storie di Murakami e bearmi nelle speculazioni.

mercoledì 25 ottobre 2017

Il segreto dei maghi - Trudi Canavan

Da quando ha assistito alla morte di un uomo per mano del Sommo Lord, Sonea vive giorni di angoscia. E non le è certo di consolazione aver finalmente conquistato la fiducia e il rispetto degli altri novizi grazie alle sue eccezionali capacità magiche. Infatti Akkarin non solo le ha rivelato che una minaccia mortale aleggia sulla Corporazione e sulla città di Imardin, ma le ha anche mostrato alcuni antichi tomi, in cui viene chiarito il motivo per cui la magia nera è stata bandita: molto tempo addietro, uno dei novizi l'aveva usata contro gli altri maghi della Corporazione, e l'esito era stato drammatico. Sonea è confusa; il Sommo Lord l'ha resa partecipe di quei segreti perché è in ansia per il destino della regione di Kyralia o perché vuole servirsi di lei per i suoi oscuri piani? Poi uno schiavo della vicina Sachaka confessa alla ragazza di essere una spia, incaricata di scoprire i punti deboli della Corporazione, e allora Sonea, abbandonato ogni indugio, comprende che, se dovesse succedere qualcosa ad Akkarin, nessun altro potrebbe contrastare i maghi di Sachaka. A meno che pure lei non venga iniziata ai misteri della magia nera... 
Il terzo volume della trilogia è probabilmente il peggiore, tutti i difetti precedenti tornano insieme in concerto per roviare un'esperienza che poteva essere davvero grandiosa.

Le trame secondarie che prima servivano da supporto alla storia di Sonea, svelando retroscena sui viaggi e le scoperte del Sommo Lord, ora vengono portate avanti senza una ragione, perché ormai hai i personaggi in giro e non li puoi abbandonare. La storia gay di Dannyl ha stancato, abbiamo capito che i maghi sono omofobi e diventa un po' trita. Lo vediamo tornare al momento opportuno per la battaglia finale, ma neppure lì le due storie riescono a riconnettersi davvero.

Ceryni che aveva un suo ruolo nel primo volume, era quasi sparito nel secondo, ora torna importante. Purtroppo non sa nulla, non è stato integrato nella trama principale, e la soluzione è assegnargli Savara, un personaggio Tinca, una maga nemica prima di spessore e motivazioni che vuole aiutarli a combattere e il cui unico scopo è fornire informazioni quando serve senza doverle motivare in modo complesso. Non interagirà mai con nessuno degli attori principali venendo dimenticata nel finale.

Le cotte di Sonea. Si poteva evitare di farla innamorare di Akkarim? Forse sì, è cliché, rovina la preparazione e il distacco con il figlio di Rothen, preparato con tanta cura. Serve per rendere più interessanti i capitoli dell'esilio dandoci qualcosa di più di sassi sabbia rocce e fughe a cui badare, e per drammatizzare il finale in cui sono tutti in pericolo di vita.

Wordbuilding. Era stata tanto accurata la costruzione sociale e storica di Imardin, che per contrasto i nemici sono piatti. Sono cattivi, usano la magia ma non tutta, ci sono sabbia, deserto e schiavitù. Sono dei cattivi bidimensionali e un po' ottusi sia nel raccogliere informazioni (mandando assassini nella città nemica? Niente di più vistoso?) sia nel pianificare le battaglie.

Deludente. Non abbastanza da non farmi proseguire la saga con prequel e trilogia successiva, però. Poteva essere molto peggio ma poteva anche essere molto meglio.

lunedì 23 ottobre 2017

La morte di Ivan Il'ič - Lev Nikolaevič Tolstoj

Recensisco questo racconto per "completezza", perché l'ho ascoltato, l'ho apprezzato nel mio modo superficiale da lettore che pensa più all'intattenimento che alla riflessione, ma non potrei aggiungere nulla a chi l'ha letto, masticato, analizzato e sputato in passato.

Il racconto è esattamente quel che dichiara, la storia della morte di Ivan Il'ič, uomo decoroso, che conduce una vita decorosa, a volte infelice a volte tollerabile, e che avvicinandosi alla sua fine riflette su se stesso, sulla sua famiglia, sul senso dell'esistenza avvicinandosi (e forse raggiungendo) un'epifania personale.
Tutto questo mentre lascia indietro amici e conoscenti che incontriamo nella scena di apertura al suo funerale, uguali all'Ivan Il'ič passato, con come unico interesse le carte e il gioco.

Decoro è la parola chiave attorno a cui ruota tutta la vita di Ivan Il'ič, decoro in ogni sua forma e sfumatura. Il decoro è il grande ostacolo che si frappone tra quel che ha e la felicità. Il rapporto con Gerasim, fatto di compassione disinteressata, rappresenta un crollo del decoro come l'ha inteso per tutta la vita, il punto di svolta.

venerdì 13 ottobre 2017

La scuola dei maghi - Trudi Canavan


Sonea ha finalmente accettato di entrare nella Corporazione dei Maghi, iniziando così il suo percorso di studi. Ma la strada davanti a lei è irta di pericoli, a cominciare dal fatto che numerosi Maghi disprezzano le sue umili origini e la giudicano indegna di quel privilegio. Il più spietato è Regin, un novizio che sembra avere come unico scopo quello d'istigare i compagni e gli insegnanti contro la ragazza, umiliandola ripetutamente e arrivando persino ad accusarla di essere una ladra. L'unica speranza per lei è rappresentata da Lord Dorrien, sensibile e intelligente figlio del potente Lord Rothen: il ragazzo, giunto alla scuola per far visita al padre, prende subito le parti di Sonea e si spinge addirittura a rivelarle alcuni segreti che la rendono più potente del perfido Regin. In tal modo, però, Sonea scopre pure che il Lord Supremo, Akkarin, fa uso della proibitissima Magia Nera, riuscendo a trarre forza da qualsiasi essere vivente, uomo o animale, e questo rischia di costarle la vita... 
 Sonea è nella corporazione, ora la corporazione ci è simpatica, ci sono maghi buoni e gentili e disponibili. Da lettori sappiamo che Sonea è un "super" e non vediamo l'ora che faccia il botto impressionando finamente tutti (e ci riesce in grande stile durante la sfida nell'Arena, che è il picco narrativo di questo secondo volume della trilogia).
Mentre siamo assetati di seguire quel che succede nella scuola, anche quando le cose vanno male, quando Regin è cattivo, quando il Sommo Lord la strappa alle sue abitudini a fatica conquistate gettandola di nuovo in pasto ai leoni dell'invidia degli altri novizi, la storia ci costringe anche a seguire Dannyl nel suo viaggio di indagine sul passato del Sommo Lord e su come sia finito in contatto con la magia nera.
La trama di Dannyl è un disastro. È un tentativo maldestro di scrivere una storia omoerotica inseriendola in maniera naturale per mostrare "quanto è tollerante il mio fantasy", ma in realtà ne escono un gran numero di scene lentissime che non arrivano mai al dunque (sì, le voci su Dannyl gay su cui torni ogni 20 righe sono vere, l'abbiamo capito!) e che provocano estremo imbarazzo per empatia in me-lettore, per l'ingenuità con cui sono progettate. Rendere tutti i maghi di Imardin intolleranti va bene, è una scelta, la società è di stampo abbastanza antico quindi è credibile. Però poi mostrami anche dei maghi intolleranti, non mostrarmi questo mondo SOLO dal punto di vista di maghi progressisti e tolleranti e aperti (o gay nascosti), altrimenti diventa una parodia fatta solo per infilarmi a forza in gola la tolleranza di te-autore che vuoi essere proprio proprio sicuro di non passare per omofobo. Ma se non sei omofobo sarai capace di metterci personaggi ugualmente gay e omofobi senza problemi, per rappresentare un universo credibile. Non solo confetti e arcobaleni, grazie.
Ho invece apprezzato moltissimo lo sviluppo del cattivo, il sommo lord Hakkarin, che in modo naturale e graduale diventa sempre più cupo, triste, depresso e si percepisce il suo trovarsi in un impasse da cui non riesce a uscire, si capisce che il suo usare la magia nera non è per forza qualcosa di cattivo come appariva all'inizio, ma ce dell'altro che non sappiamo e ci verrà svelato più avanti insieme alle ragioni per cui è segretamente buono e con buone intenzioni verso Sonea, pur non potendole mostrare. È il miglior personaggio della saga e non mi ha mai deluso fin'ora.

martedì 10 ottobre 2017

Una cosa divertente che non farò mai più - David Foster Wallace


Una cosa divertente che non farò mai più (Shipping Out) è un saggio di Wallace, ma non fatevi ingannare dalle associazioni mentali che vi assalgono sentendo la parola "saggio". Diciamo un "reportage" scritto con occhio comico e attento.
Un reportage di una "crociera extralusso sette notti ai Caraibi", dove l'autore viene inviato per osservare, raccontare, intrattenere.
Il racconto della crociera parte in maniera grandiosa, intrattiene, diverte, sconvolge, purtroppo Wallace si lascia sfuggire il controllo e diventa palese che inventa troppo di quel che gli succede. I personaggi che incontra sono tutti "troppo giusti" per la situazione in cui li inserisce. I compagni di tavola sono "troppo ben abbinati" al filo comico che sta seguendo. I personaggi dall'aria cattiva sono "troppo perfetti" nella loro intransigenza. Anche il tempo totale non torna, l'autore rimarca più e più volte la sua agorafobia e come abbia passato gran parte del tempo chiuso nella sua stanza, come abbia guardato dozzine di volte gli stessi film, come abbia dormito più a lungo e meglio che mai. E nonostante questo incontra dozzine di persone, partecipa a (quasi) ogni evento, esplora, interroga, osserva ogni angolo della nave. Tutto questa incongruenza si sopporta molto bene per amor di intrattenimento, ma ci si sente traditi per le promesse iniziali di estremo realismo nell'osservazione e nel racconto.

mercoledì 6 settembre 2017

La corporazione dei maghi - Trudi Canavan

A Imardin è il giorno dell'Epurazione, l'appuntamento annuale durante il quale, su ordine del re, la Corporazione dei maghi scaccia dalla città vagabondi, mendicanti e tutti coloro che sono sospettati di procurarsi da vivere in modo criminoso. E, come ogni anno, gli abitanti dei quartieri poveri si radunano nella piazza del Nord per protestare contro l'iniquo provvedimento, lanciando sassi contro i maghi, i quali, però, essendo protetti da una barriera magica, ignorano altezzosamente la rivolta. Ma, ad un tratto, una pietra manda in frantumi la protezione e ferisce un mago. L'autrice dell'incredibile gesto è Sonea, una giovane orfana che fugge spaventata. Ma la Corporazione non può permettere che qualcuno dotato di un simile potere sfugga al suo controllo... 
 A soli dieci anni dall'uscita, mi è capitata in mano la trilogia di Trudi Canavan e ho pensato fosse un buon momento per recuperare questa lacuna nel fantasy commerciale (dove commerciale non vuole essere denigratorio).
La storia è molto tradizionale. Protagonista povera, casta ricca di maghi, toh ha dei poteri e deve nascondersi facendosi aiutare da popolani, ladri, chiunque possa, alla fine i maghi riescono a raggiungerla e a farsi ascoltare, capisce che non sono così cattivi, ma qualcuno sì, e alla fine accetta il suo potere.
Il fatto che tutto il romanzo sia una lunga scusa per presentarci il mondo della trilogia, facendo muovere Sonea per la città e facendola interagire con i personaggi più disparati, non toglie alla graziosità del quadro che compone. La trama è molto lineare ma solida e getta delle ottime basi per i libri successivi. Semina le scene giuste a metà del romanzo e le spiega nel finale creando un vero cattivo, non solo il cattivo fuffa di comodo e chiaramente indirizzato verso l'insuccesso sin da quando entra in scena.
L'ambientazione è ben riuscita, con un equilibrio non banale tra dwell (i poveri), ricchi, ladri, maghi e il re sopra a tutto. Le dinamiche non sono ovvie e gerarchiche come appaiono da principio e lasciano ampio spazio di approfondimento.

mercoledì 9 agosto 2017

Sfera orbitale - Bob Shaw

Ho sempre ammirato Bob Shaw per il suo lavoro sui personaggi, e Sfera orbitale non delude su questo aspetto.
Vance Garamond è il capitano di una nave spaziale, parte di una grande flotta dedita all'esplorazione della Galassia. L'umanità è alla disperata ricerca di nuovi pianeti abitabili su cui espandersi, ma fin'ora ne ha trovato soltanto uno, finito nelle mani di una grande azienda privata che trae profitto dal controllo dell'immigrazione.
Vance si inimica proprio la presidentessa/imperatrice di questa azienda, quando muore suo figlio sotto la sua tutela, costringendolo a fuggire verso lo spazio inesplorato.
Qui, seguendo indizi lasciati da un'antica civiltà, trova una sfera di Dyson, cava e abitabile. Uno spazio più grande e vasto delle capacità umane di astrazione, che risolverebbe ogni problema di spazi dell'umanità. Ovviamente ci sono dei problemi, è impossibile esplorare e controllare un'area così enorme (miliardi di volte la superficie terrestre) e si scoprono altre civiltà attirate in tempi remoti, pericoli, tracce di guerre passate.
Questa scoperta lo riabilita ufficialmente agli occhi della presidentessa, che aspetta il giusto tempo prima di mettere in atto la sua vendetta, portando a uno scontro morale sulla gestione di Orbitsville.

Lo studio dei personagi di Shaw è ancora più incisivo in questo romanzo perché vengono messi di fronte all'immensità. Un mondo vasto e monotono, dove si trova di tutto, ma così tante volte da essere comunque ripetitivo. Orbitsville è quanto di più impersonale e anonimo si possa immaginare nella galassia, dando ancora più importanza all'individualità dei suoi abitanti.

sabato 22 luglio 2017

Occhi nello spazio - Robert J. Sawyer

Ogni tanto torna di moda l’enigma dei dinosauri, esseri giganteschi dei quali fino a due secoli fa non si conosceva nemmeno l’esistenza (e dove la parte enigmatica riguarda la loro estinzione, avvenuta nel Cretaceo). Ma se non fossero scomparsi e si fossero semplicemente trasferiti su un altro pianeta? Non grazie alla loro limitata intelligenza, certo, ma aiutati e trasportati da una razza più sensibile ed evoluta… Ridotta la massa corporea e potenziata la mente, i tirannosauri avrebbero finito per sviluppare la paziente e sofisticata civiltà descritta in questo stupefacente romanzo. Nel quale un brillante scienziato – quello che potremmo considerare l’equivalente sauro di Galileo – deve convincere i suoi concittadini delle verità contenute negli ultimi sviluppi dell’astronomia. Anche perché ignorarle metterebbe in serio pericolo il mondo dei Quintaglio, rettili pensanti ma non senza pregiudizi.
Urania 1664, Luglio 2017

Letteralmente "La storia di Galileo. Se fosse un dinosauro. E su un pianeta alieno".
Sawyer è stupendo nel creare mondi alieni, alieni non solo come estetica e abitanti, ma come tradizioni, religioni, costumi, struttura sociale e politica.
Dopo averlo visto all'opera nella trilogia dei Neanderthal nel creare una società Neanderthal-moderna di grande impatto, coerente e diversa da tutto quel che potessi immaginare, non credevo ci sarebbe riuscito, e invece mi ha stupito.
Mette in gioco dinamiche represse da predatore, i forti istinti territoriali di questi T-rex evoluti e costretti a vivere in città, sulle navi, in palazzi. Un istinto che viene represso solo grazie a rigidissime convenzioni sociali e alla religione. L'istinto aggressivo ha plasmato tutto sul pianeta dei Quintaglio, dai riti di maturità al sistema di governo, al controllo della popolazione.

Il romanzo parla di un "risveglio scientifico/astronomico" avuto da un giovane apprendista che, dotato di un prototipo di telescopio, si rende conto che la Dea che tutti adorano altro non è che un pianeta attorno a cui ruota il mondo dei Quintaglio, una semplice luna. Dover proporre un modello alternativo e contrario alla religione lo mette in una posizione scomoda, e la mano gli viene forzata quando l'antica religione basata sulla caccia lo riconosce come l'eletto di turno, il profeta che era stato annunciato.

La trama è notevole, il pellegrinaggio sull'altro lato della luna, la caccia, la storia personale di Afsan, la sua crescita man mano che si addentra nelle tradizioni della sua gente, ma è comunque un grande libro preparatorio alle storie che devono venire. Getta le basi per un'ambientazione più vasta e promettente.
Sawyer non racconta di un singolo personaggio. Sawyer racconta attraverso gli occhi del - pur attivo - protagonista, la storia di un'intera specie, di un intera società.

giovedì 20 luglio 2017

Animorphs #25, The extreme - K. A. Applegate

Animorphs #25, Il gelo

Ah, il volume "troviamo una scusa per mandarli in un posto freddo ad affrontare un ambiente diverso".
Un apparecchio MacGuffin che può trasformare qualsiasi piscina/pozza d'acqua in una fonte di raggi Kandrona, liberando i Yeerk dalla necessità di tornare ogni tre giorni a nutrirsi a una delle loro basi. Siccome è il metodo principale usato per riconoscerli, non si può permettere, giusto?
Grazie a Eric e i Chee, gli androidi-canini, che li sostituiscono, gli animorphs partono per una vacanza al polo nord, completamente impreparati e senza morph adatti al freddo. Per fortuna un orso polare li salva dando una via d'uscita.
Il titolo è appropriato, la storia è una lotta contro il freddo, contro la fame e la scarsità di risorse (mangiare una foca per sopravvivere? È una battaglia morale non da poco), non una lotta contro alieni cattivi. Perché i luoghi estremi della terra sono tanto alieni quanto il più lontano dei pianeti. Questo è il tema più o meno nascosto nel volume.
Entrano in gioco anche degli ibridi, umano/venber, una razza aliena creduta estinta e adatta a vivere in condizioni di freddo estremo. Sono un po' zombie di ghiaccio, seguono a distanza ma non arrivano mai al dunque, mediamente poco efficaci e non più spaventosi degli squali mutanti con un supercervello adatto a ospitare uno Yeerk.

mercoledì 14 giugno 2017

Questa sono io - Federico Guerri

Laura Prete - ex reginetta di bellezza, ex soubrette, ex inquilina della più famosa Villa della televisione, attuale fidanzata d'Italia e direttrice di una Scuola per lo Spettacolo - ha sparato in testa, in diretta televisiva, al più rispettato showman della nazione. Il pubblico, incollato al teleschermo, si sta chiedendo: perché? E Laura, in questo romanzo, ci dà le sue risposte. Purtroppo, però, conoscerete tre Laure e ognuna, a turno, vi consegnerà la sua verità.

Ammetto di avere dei pregiudizi sui romanzi italiani, mi aspetto sempre un po' meno di quanto potrei aspettarmi, quindi mi sorprendo quando vanno oltre. Questa sono io va oltre.

Non ha una lettura, non ha due letture. Ne ha tre, stratificate in maniera perfetta dove ogni dettaglio della storia torna a reinventarsi e mostrare quel che nasconde, come in un puzzle da ricomporre. Il puzzle è la vita di Laura Prete e della sua ascesa nel mondo dello spettacolo, non sappiamo fino alla fine se per vie ambigue o rette, la seguiamo in una parodia di un ambiente politico e dello spettacolo italiano corrotto e marcio in modo tutto speciale. Tutto nel testo è parodia, tutto è allusione e gioco, finché la parodia non diventa di colpo nera e cupa per il suo realismo.

Ci sono tre donne in scena all'inizio, che parlano a turno.
C'è la ragazza in rosso che è l'immagine pubblica, per la gente comune.
C'è la ragazza in visone che è l'immagine nel mondo dello spettacolo, l'inizio dell'inganno.
E l'è la donna in ombra che è la mente nascosta che non ci aspettavamo, quella che conclude questo carosello emotivo che ci sbatacchia da commedia a tragedia a qualcosa di ben oltre.

Internet ve lo conferma, chiunque abbia letto "Questa sono io" l'ha adorato e ne è diventato profeta. E per ottime ragioni.

lunedì 29 maggio 2017

Baby Boomers - Mario Pacchiarotti

Anni Venti del terzo millennio.
L’Italia è dominata dalla Fratellanza, un partito con pericolose tendenze assolutiste che ha ottenuto incredibili risultati elettorali. Vengono approvati provvedimenti iniqui, eppure popolari, come la legge che priva gli ultraottantenni del diritto di voto.

In questo clima autoritario e distopico, dove la corruzione è ormai pervasiva, c’è qualcuno che decide di ribellarsi. Si tratta dei Baby Boomers, sei affiatati vegliardi che decidono di sferrare un colpo al sistema di governo.
 Ho letto questo romanzo in due sessioni di lettura, metà andando verso Torino al Salone del Libro, metà tornando. E questo dovrebbe già essere un grande punto a favore, perché dal Salone si torna sempre con tante letture da fare che distraggono facilmente da quelle in corso!

Mi ha stupito molto la struttura di Baby Boomer, niente tre atti, niente archi classici, ci ho visto delle scelte molto coraggiose, quasi idealistiche quanto quelle di cui racconta.
La partenza lenta dedicata a costruire i tanti personaggi funziona perché tutti sono costruiti con cautela, dandogli il giusto spessore, trovando spesso modi di riprendere il moderno di ora come un vintage del futuro, sia nell'estetica che nei modi. Ho persino avuto il sospetto che tutto il libro fosse un lungo esperimento di caratterizzazione e sarebbe stato così fino alla fine, un personaggio dopo l'altro, ognuno con la sua storia che parla di una società futura e distopica presentandola da un punto di vista alla volta fino a esaurirla.

Invece poi la storia decolla e il puzzle di cui si sono visti i pezzi sparsi nei vari personaggi torna insieme, a volte nel modo atteso e rassicurante, a volte no.
Saltiamo rapidamente dalla mente degli ostaggi, a quella della polizia a quella dei rapitori, e stranamente empatizziamo con tutti, persino con i cattivi che forse non sono completamente cattivi, per prepararci allo scioglimento finale.

Un'ottima lettura che mi sento davvero di suggerire, andate a scaricare l'anteprima di Baby Boomers su Amazon e decidete da voi!

Uccelli di rovo - Colleen McCllough

Sì, l'ho fatto.
Ho letto Uccelli di Rovo, il libro che porta con sé più pregiudizi di qualunque altro.
Il libro presente in più e più copie polverose nella casa di ogni vecchina. Il libro con il rapporto copie stampate su copie lette più basse nella storia dell'editoria italiana.

Ed è stata un'esperienza fantastica.
Nessuna delle vecchine che l'ha comprato allegato a Gente o Novella 2000 dopo l'uscita della miniserie deve averlo mai letto, perché è un libro di grande profondità. Un'epopea familiare degna del Wilbur Smith dei tempi migliori, con più preti nudi sotto la pioggia, più dramma, più ambiguità.
Colleen McCllough ama i suoi personaggi, ma li odia anche nelle loro sfaccettature peggiori, li uccide in modo reale, crudele, inaspettato. Come nella vita vera dove un incendio devastante non salva per gentilezza i personaggi principali della tua vita, miete a caso.

Uccelli di Rovo seziona la società australiana di inizio secolo, la analizza in un dettaglio morboso appassionandoci a questioni inspiegabilmente lontane da noi. Il tutto per poi precipitarci nell'Europa della seconda guerra mondiale, così vicina a noi, negli intrighi del Vaticano, resi anch'essi umani, pieni di sangue e peccato, per l'occasione.

La famiglia Cleary non si scorda facilmente. È una famiglia di donne forti nonostante le fragilità: Mary Carson, Fee, Maggie. Gli uomini sono tanti ma ciechi alle sottiliezze della vita, del mondo. Padre Ralph de Bricassart ci avvicina a una classe di uomini diversi, ma ancora deboli nella loro ignoranza.

Non voglio parlare della storia, wikipedia la copre a sufficienza e non è quella il pregio di questo libro raffinato e delicato, che riesce a capire ed empatizzare così a fondo con epoche e luoghi lontanissimi tra loro.

martedì 25 aprile 2017

Il pifferaio magico - danza macabra in undici quadri - Michael Ende

Il pifferaio magico di Ende è un pifferaio anticapitalista. Ende scrive il libretto di questa opera pochi anni prima di morire, nel 1993.
I cattivi sono i ricchi - preti, giudici, politici -, che vendono le loro anime e il loro paese per il denaro. Adorano un ributtante idolo topo che caca monete in un calice, e per ogni moneta produce un nuovo ratto portatore di malattie e pestilenza.
Così i ratti divorano il cibo di Hamelin, costringendo i ricchi a comprarne dall'esterno e rendendoli ancora più dipendenti dall'idolo ratto, in un circolo vizioso.

Il pifferaio che può allontanare i ratti è la loro salvezza da questa impasse, ma provano comunque a ingannarlo, non disposti a rinunciare alle infinite ricchezze dell'idolo.

Il pifferaio non rapisce i bambini in questa versione della storia: li porta lontani per salvarli dagli adulti del paese, incapaci di cambiare. Dona loro il suo flauto e la capacità di difendersi dai pericoli del denaro, prima di essere ucciso dalle milizie di Hamelin.

La storia è stupenda, piena di colori, di miseria e di emozioni. La traduzione italiana mi ha stupito moltissimo, rime, metrica, suoni, tutto è estremamente naturale negli undici quadri che raccontano questa storia.

Resterà con me a lungo l'immagine dell'idolo ratto dal corpo flaccido e marcio, coperto di piaghe e pustole e impiccato alla sua stessa coda, che ruota lentamente e caca a ogni giro uno zecchino d'oro in un calice.

martedì 4 aprile 2017

Il vestito dei libri - Jhumpa Lahiri

Jhumpa Lahiri ci immerge con grande tatto nella sua vita, dall'infanzia al periodo d'oro della scrittura, usando come filo conduttore della sua storia le copertine dei libri.
Le copertine anonime e vuote dei classici, che lasciano parlare il loro contenuto senza distrarre il lettore, fino alle copertine dei suoi libri, quelle stridenti e fastidiose e quelle in perfetta armonia con il pensiero del lettore.
L'autrice conosce l'Italia, ed è interessante la sua riflessione sulle collane li libri, un fenomeno tutto nostro, in cui non si veste il libro, ma lo si integra in una grafica già stabilita e condivisa. Nelle collane straniere vivono autori morti e classici, in Italia convivono allegramente passato, presente e avanguardia, finendo per nobilitare i nuovi autori e per tenere in vita quelli antichi. È una prospettiva veramente bella e ottimista sullo stile editoriale italiano.

Il vestito dei libri è una lettura "agile", si divora in meno di un'ora e vale ogni minuto investito di questa ora.

venerdì 24 marzo 2017

Sotto la casa - Josep M. Benet i Jornet


Un piccolo paese, la facciata di una casa, una donna scomparsa, due sconosciuti che s'incontrano. Forse non per caso. Uno dei due indaga, alla ricerca di risposte che lo aiutino a ritrovare la moglie o, almeno, a capirne l'anima, a partire dagli scarsi indizi che è riuscito a racimolare. Indaga pure l'altro, scrutando i gesti, scavando nelle parole, scomponendo i segnali che possano tradire le motivazioni dell'interlocutore. Entrambi dovranno rivedere le loro aspettative, in un continuo gioco di assestamenti di un dialogo serrato che li vede impegnati, come in un ring psichico, ad aspettare l'occasione per stringere alle corde l'avversario. Come finirà l'incontro? Chi è l'uomo che abita la casa e cosa cerca veramente l'ospite inatteso? Cosa c'è mai sotto la casa? 
Un dialogo, un lungo dialogo senza indicazioni sull'interpretazione, sulla scenografia, sui movimenti.
Forse è teatro, forse no. Fatico ad immaginarmi questo pezzo interpretato davvero, potrebbe essere orrendo o stupendo, nessuna via di mezzo.

Un uomo entra in una città, cerca una casa particolare, cerca la moglie scomparsa e forse morta. Lo sconosciuto con cui parla e si apre si rivela essere molto di più di un semplice curioso, sa molto e rivela il suo coinvolgimento poco alla volta in una spirale discendente in cui i rapporti di potere si spostano da uno all'altro più volte.

In qualche modo il testo sembra antico, ha la voce del piccolo paese isolato dove nulla cambia mai. Però c'è internet, questo elemento ancora così alieno anche al teatro moderno. Le dinamiche di internet, i social network, i rapporti online vengono usati in maniera libera dando a questo dialogo un'impronta particolarissima e - al contrario delle prime impressioni - estremamente moderna.

Il cadavere rapito - Marcel Jouhandeau

Padre Divernesse è alto, magro, erudito, sprezzante. Quando non studia chiuso nella sua stanza coi libri lavora nell'orto. Le persone lo temono, temono la sua diversità, ne hanno paura.
Padre Divernesse non può tollerare la perpetua che trova nella sua canonica, è ottusa, lo disturba con questioni materiali e banali. Inventa un voto di silenzio per tenerla lontana, la porta all'esasperazione per convincerla ad andarsene. La sostituisce una fantastica Angèle, uno spirito affine a quello di padre Divernesse. Diventano complici, in una relazione intellettuale ma ambigua agli occhi del popolo.
Questa ambiguità continua fino a sfiorare l'eresia, ma padre Divernesse muore prima di superare la soglia da cui non sarebbe potuto tornare. Suo è il cadavere del titolo, portato in processione quasi fosse già santo dal popolo che prima lo odiava. La morte può trasformare odio e sospetto in adorazione.

Questo racconto forse non è un vero racconto, è uno studio di personaggio. Studia l'anima di padre Divernesse, lo scolpisce un lineamento alla volta fino a far prendere vita a un personaggio estremamente complesso, sia individualmente che nel suo rapportarsi agli altri. Un piccolo gioiello.

lunedì 30 gennaio 2017

Harry Potter e la maledizione dell'erede - J. K. Rowling

Ho letto così tante critiche a questo "ottavo capitolo" della saga di Harry Potter, che l'ho preso in mano con una buona dose di scetticismo, pronto a schifarmi.
In realtà è adorabile, un piccolo puzzle che non si incastra completamente ma ti intrattiene.

I viaggi nel tempo sono pericolosi per la logica e la solidità delle storie, ma vengono gestiti in modo ragionevole. Basta un minimo di sospensione dell'incredulità per accettare le versioni alternative del futuro, perché il futuro della saga di Harry Potter, da lettori, non lo conosciamo e possiamo adattarlo molto bene, senza doverci schiodare da un canone già stabilito!

Ho visto criticare i personaggi che non sono fedeli a ciò che erano... io trovo stupendo che si siano evoluti! Un ragazzino quindicenne in un mondo nuovo e stupefacente non può essere uguale a un quarantenne con dei figli adolescenti e un lavoro che lo frustra. Sarebbe insensato.

Ho visto criticare la mancanza dei dettagli tipici dello stile della Rowling... beh, è una sceneggiatura teatrale, mi sembra ovvio che manchi la parte descrittiva. È un mezzo diverso che trasmette la storia a modo suo.

Ho visto criticare la non aderenza al canone delle magie creato durante la saga. Le giratempo erano limitate e qui i loro poteri sono aumentati. Beh, ci è stato spiegato più volte che la magia viene studiata, si evolve, si inventano nuovi incantesimi. È così improbabile che si provi sempre a spingere oltre i confini del possibile, inventando nuove tecniche e strumenti magici, prima impossibili?

La maledizione dell'erede è una grande storia che non vuole oscurare né essere oscurata dalla saga classica. Chi critica perché si sente tradito fa un dispiacere a se stesso.

domenica 29 gennaio 2017

Animorphs #24, The suspicion - K. A. Applegate

Animorphs #24, L'astronave

Gli Helmacrons sono degli alieni minuscoli, dimensione formica, e hanno una tecnologia superiore a quella degli Yeerk.
Sono a caccia dei cubi che donano il potere di morphing e incredibilmente aggressivi nonostante la loro taglia.

Questo volume è un rifacimento in chiave quasi comica dei viaggi straordinari più classici della fantascienza, in cui tutti vengono ridotti a proporzioni microscopiche e affrontano minacce improbabili dovute alla loro taglia. Queste avversità portano persino a una improbabile alleanza temporanea tra Visser One e gli Animorphs per affrontare il nemico comune e tornare a dimensione reale.

Malus: l'improbabilità fisica del rimpicciolimento, il poter ancora respirare liberamente e interagire con la materia anche quando i singoli atomi diventano visibili.
Bonus: l'incredibile carica comica di questo racconto, perfetto per spezzare la tensione crescente e i problemi morali affrontati negli ultimi volumi.