La storia inizia nell'era vittoriana, con la vita tragica di un ragazzo di famiglia povera, a cui le disgrazie capitano una dopo l'altra, i genitori muoiono, il mondo prova a sfruttarlo, riesce a trovare pace solo in un cimitero, a derubare tombe come gli ha insegnato il padre.
Nel presente seguiamo invece la vita di Carrie Anne, costretta a trasferirsi con i genitori nel tentativo di avere una vita normale, come famiglia. Il padre ha abusato di lei e pensa che solo fuggendo e provando a ripartire da capo, la famiglia possa sopravvivere e lui restare impunito. La madre è passiva e preferisce non vedere.
La vita di Carrie Anne è così appesantita da questo segreto da farsi trascinare a fondo in qualsiasi cosa faccia, nelle amicizie, nella vita scolastica, in qualsiasi tipo di relazione sociale. Le sembra sempre di essere giudicata e che in qualche modo gli altri vedano i suoi problemi, che la capiscano più di quanto non gradisca.
Riesce ad aprirsi solo con il "ragazzo del cimitero", di cui non ha paura nonostante l'aspetto decomposto e le usanze macabre.
Mi aspettavo una storia dell'orrore (ma poco) e comunque abbastanza leggera, ho trovato un racconto che mi ha fatto soffrire più del dovuto, che mi ha fatto empatizzare con i due protagonisti, ognuno nella sua epoca, ognuno con grandi pesi da portare. Senza un finale positivo non so se avrei davvero considerato positivamente questo racconto.
Fino alla scena finale ho pensato che tutto potresse ridursi ad una
fantasia di Carrie Anne, che nel corso del racconto si stacca sempre di
più dalla realtà, quando i due bulli la raggiungono al cimitero, quando
il padre la aggredisce di nuovo, ognuno di questi eventi traumatici
portano alla comparsa del ragazzo del cimitero, che poteva essere un
meccanismo di difesa. Voglio pensare che non sia così.
Gregory riesce a creare in maniera molto efficace le atmosfere "storiche", passate. Ha uno stile molto gotico ed un po' soffocante (penso intenzionalmente) e riesce a caratterizzare in maniera vivida ambienti e personaggi, creando in poche pagine elementi complessi.
L'unica pecca è l'abbondanza di errori, grammaticali e di sintassi, che non mi aspetterei in un romanzo stampato e passato dalle mani di un editor. Mi disturbano molto più di quanto voglia ammettere e anche se mi rendo conto della qualità della scrittura, me ne fanno dubitare ogni volta.
martedì 31 marzo 2015
lunedì 30 marzo 2015
Il mondo di Boscodirovo - Jill Barklem
Il mondo di Boscodirovo, journal.
The Secret Staircase (1983)
The High Hills (1986)
Sea Story (1990)
Poppy's Babies (1994)
Boscodirovo è una serie di racconti dalla semplicità toccante.
La produzione dell'autrice è di soli otto racconti, di cui quattro raccolti in questo volume. Le ci sono voluti cinque anni a scriverlie illustrarli, possono sembrare tanto tempo ma il risultato è eccezionale.
Il linguaggio è semplice, essenziale, tutto contribuisce a creare l'atmosfera di Boscodirovo, nulla è sbagliato o fuori posto. Ci sono tante piccole pennellate di colore che quasi per caso formano un quadro complesso.
I racconti sono storie di vita semplice di questa comunità di topi, le ultime quattro della serie. La scoperta durante l'inverno di una scala segreta che porta a delle stanze chiuse da molto tempo, una missione umanitaria per portare le coperte necessarie ai topi di montagna (e caccia all'oro), un viaggio in barca per acquistare del sale dai topi che vivono sulla riva del mare (e relativo scambio di abitudini, giochi e costumi) e alla fine la nascita di una nidiata di topolini e la preparazione di una nuova casa per la famiglia.
Questi piccoli spaccati di vita di Boscodirovo sono accompagnati dalle illustrazioni incredibilmente dettagliate dell'autrice, con un occhio ai particolari ancora più notavole che nella scrittura. Dai dettagli delle azioni dei personaggi fino agli emblematici "spaccati" di ambienti, abitazioni, navi, con ogni stanza interna e nascosta esplorata nel dettaglio. Meriterebbero una edizione in grande formato e stampata su carta lucida, per essere apprezzate a pieno.
The Secret Staircase (1983)
The High Hills (1986)
Sea Story (1990)
Poppy's Babies (1994)
Boscodirovo è una serie di racconti dalla semplicità toccante.
La produzione dell'autrice è di soli otto racconti, di cui quattro raccolti in questo volume. Le ci sono voluti cinque anni a scriverlie illustrarli, possono sembrare tanto tempo ma il risultato è eccezionale.
Il linguaggio è semplice, essenziale, tutto contribuisce a creare l'atmosfera di Boscodirovo, nulla è sbagliato o fuori posto. Ci sono tante piccole pennellate di colore che quasi per caso formano un quadro complesso.
I racconti sono storie di vita semplice di questa comunità di topi, le ultime quattro della serie. La scoperta durante l'inverno di una scala segreta che porta a delle stanze chiuse da molto tempo, una missione umanitaria per portare le coperte necessarie ai topi di montagna (e caccia all'oro), un viaggio in barca per acquistare del sale dai topi che vivono sulla riva del mare (e relativo scambio di abitudini, giochi e costumi) e alla fine la nascita di una nidiata di topolini e la preparazione di una nuova casa per la famiglia.
Questi piccoli spaccati di vita di Boscodirovo sono accompagnati dalle illustrazioni incredibilmente dettagliate dell'autrice, con un occhio ai particolari ancora più notavole che nella scrittura. Dai dettagli delle azioni dei personaggi fino agli emblematici "spaccati" di ambienti, abitazioni, navi, con ogni stanza interna e nascosta esplorata nel dettaglio. Meriterebbero una edizione in grande formato e stampata su carta lucida, per essere apprezzate a pieno.
domenica 29 marzo 2015
Diario segreto di Susi. Diario segreto di Paul - Christine Nöstlinger
Diario segreto di Susi. Diario segreto di Paul, journal.
Un libro doppio, interessante, che racconta la stessa storia vista da due punti divista diversi, quelli di Paul e di Susi appunto.
Paul torna in città dopo un periodo lontano, perché i genitori si stanno separando, e pensa di ritrovare Susi, sua amica storica, ma lei ha perso interesse, è cresciuta, e lo tiene a distanza.
Nel diario di Susi vediamo un Paul spaccone, che inizia a mentire ed esagerare per compensare le sue insicurezze, rendendosi progressivamente più sgradevole verso gli altri amici di Susi, e solo un peggiorare improvviso nella sua situazione famigliare costringe l'amica ad accettarlo nuovamente nella sua vita, per dargli almeno qualcosa di positivo a cui appigliarsi.
Nel diario di Paul, completamente ignaro di come Susi si senta realmente, è Alì, il nuovo amico di origine turca di Susi, il vero cattivo, che ruba le sue attenzioni e gli impedisce di essere felice. Paul vede il mondo più ingenuamente, non si rende conto dei problemi della sua famiglia e del padre abusivo (di cui scrive solo cose positive e principalmente inventate ma di cui sappiamo leggendo il racconto di Susi).
A livello didattico è un libro meraviglioso per mostrare concretamente come anche un punto di vista o un'opinione irragionevole meritino di essere considerate ed ascoltate, perché raramente abbiamo tutte le informazioni per capire le altre persone.
Il formato doppio, da leggere dall'inizio o ribaltando il volume, è un'idea originale e molto apprezzabile, anche a livello di manipolazione. La scelta di mettere i due lati del libro in due collane per fasce d'età diversa? Meh, se veramente si leggono in momenti diversi i due lati della storia, si perde tutto l'effetto del confronto banalizzando la costruzione intrecciata.
Un libro doppio, interessante, che racconta la stessa storia vista da due punti divista diversi, quelli di Paul e di Susi appunto.
Paul torna in città dopo un periodo lontano, perché i genitori si stanno separando, e pensa di ritrovare Susi, sua amica storica, ma lei ha perso interesse, è cresciuta, e lo tiene a distanza.
Nel diario di Susi vediamo un Paul spaccone, che inizia a mentire ed esagerare per compensare le sue insicurezze, rendendosi progressivamente più sgradevole verso gli altri amici di Susi, e solo un peggiorare improvviso nella sua situazione famigliare costringe l'amica ad accettarlo nuovamente nella sua vita, per dargli almeno qualcosa di positivo a cui appigliarsi.
Nel diario di Paul, completamente ignaro di come Susi si senta realmente, è Alì, il nuovo amico di origine turca di Susi, il vero cattivo, che ruba le sue attenzioni e gli impedisce di essere felice. Paul vede il mondo più ingenuamente, non si rende conto dei problemi della sua famiglia e del padre abusivo (di cui scrive solo cose positive e principalmente inventate ma di cui sappiamo leggendo il racconto di Susi).
A livello didattico è un libro meraviglioso per mostrare concretamente come anche un punto di vista o un'opinione irragionevole meritino di essere considerate ed ascoltate, perché raramente abbiamo tutte le informazioni per capire le altre persone.
Il formato doppio, da leggere dall'inizio o ribaltando il volume, è un'idea originale e molto apprezzabile, anche a livello di manipolazione. La scelta di mettere i due lati del libro in due collane per fasce d'età diversa? Meh, se veramente si leggono in momenti diversi i due lati della storia, si perde tutto l'effetto del confronto banalizzando la costruzione intrecciata.
Animorphs #14, The unknown - K. A. Applegate
Animorphs #14, Il Mistero
Un libro sottotono, dopo gli ultimi ricchi di colpi di scena e grandi svolte.
Yeerks che infestano cavalli selvatici per avvicinarsi ed irrompere nell'area 91 (parodia dell'area 51, che per ragioni non del tutto chiaro l'autrice non vuole usare direttamente). All'interno non c'è nulla di così utile, ma sono comunque prove di vita aliena nei dintorni della terra, e questo non piace agli Yeerk.
L'ultimo terzo di libro è una confusa gita di gruppo di tutti i militari al parco divertimenti/zoo locale (sigh) dove il subdolo Visser 3 si nasconde nella casa degli orrori per infestare i gerarchi chiave della base.
Per quanto divertente possa sembrare l'idea, sembra un po' raffazzonata per tentare di dare un senso agli elementi un po' a caso messi insieme. "Potrei mandarli ad un ippodromo e costringere un Animorph sotto forma di cavallo a correre una corsa!", "Potrei mandarli in una base segreta che sorveglia un gabinetto Andalite!", "Potrei mandare Visser 3 e un po' di Hork-Bajir in una casa degli orrori dove la gente li può vedere senza sospettare la verità!", e dopo aver deciso questi tre elementi si fosse sforzata di collegarli con poco successo.
Per la prima volta mi è capitato di confrontare la traduzione italiana con l'originale che sto leggendo. In italiano sono stati spazzati via tutti i riferimenti culturali, musica, spettacolo, cinema. Forse è per rendere più longeva la traduzione, non dovendo aggiornarli mai per renderli comprensibili a un pubblico giovane (e quindi a "ricambio rapido"), ma sicuramente fa perdere molta della verve originale dello stile della Applegate.
Un libro sottotono, dopo gli ultimi ricchi di colpi di scena e grandi svolte.
Yeerks che infestano cavalli selvatici per avvicinarsi ed irrompere nell'area 91 (parodia dell'area 51, che per ragioni non del tutto chiaro l'autrice non vuole usare direttamente). All'interno non c'è nulla di così utile, ma sono comunque prove di vita aliena nei dintorni della terra, e questo non piace agli Yeerk.
L'ultimo terzo di libro è una confusa gita di gruppo di tutti i militari al parco divertimenti/zoo locale (sigh) dove il subdolo Visser 3 si nasconde nella casa degli orrori per infestare i gerarchi chiave della base.
Per quanto divertente possa sembrare l'idea, sembra un po' raffazzonata per tentare di dare un senso agli elementi un po' a caso messi insieme. "Potrei mandarli ad un ippodromo e costringere un Animorph sotto forma di cavallo a correre una corsa!", "Potrei mandarli in una base segreta che sorveglia un gabinetto Andalite!", "Potrei mandare Visser 3 e un po' di Hork-Bajir in una casa degli orrori dove la gente li può vedere senza sospettare la verità!", e dopo aver deciso questi tre elementi si fosse sforzata di collegarli con poco successo.
Per la prima volta mi è capitato di confrontare la traduzione italiana con l'originale che sto leggendo. In italiano sono stati spazzati via tutti i riferimenti culturali, musica, spettacolo, cinema. Forse è per rendere più longeva la traduzione, non dovendo aggiornarli mai per renderli comprensibili a un pubblico giovane (e quindi a "ricambio rapido"), ma sicuramente fa perdere molta della verve originale dello stile della Applegate.
lunedì 23 marzo 2015
Doppio pericolo - Fiona Kelly
Mystery Club #2
Holly assiste ad un incidente d'auto, un ricco rampollo viziato che distrugge in un burrone la sua costosissima auto. Ma ci sono delle incongruenze!
L'unica spiegazione è che stia cercando di truffare l'assicurazione, ma perché se è ricco e viziato? Che ci siano segeti in famiglia? Ma certo che ci sono!
Ricchi magnati del giornalismo, imperi costruiti dal nulla, eredi viziati, figli segreti, eredità contese, cani feroci sguinzagliati, scagnozzi dall'aria losca incaricati di uccidere giovani ficcanaso.
Il tutto in una quasi parodia del giallo classico, un intrecci alla Agatha Christie in cui nessuno muore, con un terzo dei personaggi e in cui il cattivo è così palesemente cattivo da far sanguinare le retine di chiunque lo incroci.
La morale casuale è che "gli adulti possono essere cattivi ingiustificatamente, e nessuno potrà fare nulla per impedirglielo". Se succede diversamente è solo per caso e solo per ragioni narrative, non perché sia credibile.
Fiona Kelly spezza fin dal secondo volume la struttura che presentava come rigida della serie, quella del club scolastico che investiga su misteri scolastici, cambiando drasticamente l'ambientazione e scordandosi interamente dell'origine del Mystery Club. Una scelta che forse più avanti nella serie, una volta fidelizzati i lettori, sarebbe sembrata più appropriata.
Holly assiste ad un incidente d'auto, un ricco rampollo viziato che distrugge in un burrone la sua costosissima auto. Ma ci sono delle incongruenze!
L'unica spiegazione è che stia cercando di truffare l'assicurazione, ma perché se è ricco e viziato? Che ci siano segeti in famiglia? Ma certo che ci sono!
Ricchi magnati del giornalismo, imperi costruiti dal nulla, eredi viziati, figli segreti, eredità contese, cani feroci sguinzagliati, scagnozzi dall'aria losca incaricati di uccidere giovani ficcanaso.
Il tutto in una quasi parodia del giallo classico, un intrecci alla Agatha Christie in cui nessuno muore, con un terzo dei personaggi e in cui il cattivo è così palesemente cattivo da far sanguinare le retine di chiunque lo incroci.
La morale casuale è che "gli adulti possono essere cattivi ingiustificatamente, e nessuno potrà fare nulla per impedirglielo". Se succede diversamente è solo per caso e solo per ragioni narrative, non perché sia credibile.
Fiona Kelly spezza fin dal secondo volume la struttura che presentava come rigida della serie, quella del club scolastico che investiga su misteri scolastici, cambiando drasticamente l'ambientazione e scordandosi interamente dell'origine del Mystery Club. Una scelta che forse più avanti nella serie, una volta fidelizzati i lettori, sarebbe sembrata più appropriata.
mercoledì 18 marzo 2015
La lama del rasoio - Massimo Lugli
La lama del rasoio, journal.
Un librino ad un euro, preso al Mediaworld durante una lunga attesa in coda (ma la connessione non funzionava, cos'altro avrei potuto fare?) e comprato perché per quando la coda era finita ero già arrivato a metà, e non potevo abbandonarlo!
La lama del rasoio è un giallo onesto e godibile, con tutti gli elementi delle indagini classiche, diversi casi apparentemente scorrelati che si uniscono in un'unica linea narrativa, indizi sparsi (e utili), cattivi che si fingono buoni e vengono presentati con largo anticipo sulla rivelazione finale.
Combattimenti clandestini di cani ed un killer che uccide con un rasoio, in una Roma poco romana, poco caratterizzata localmente, che me la fa apprezzare molto di più in questo periodo in cui si tende ad esagerare con i regionalismi e con l'uso del (finto) dialetto, specie nei gialli. Camilleri ha fatto danni seri.
Mastrantonio non è un investigatore con così tanto carattere da essere ricordato. Il suo punto di forza sembrano essere le arti marziali, passione che condivide con l'autore, che vengono più volte proposte ma non giocano un ruolo fondamentale nel racconto, spiazzando chi si aspettava diversamente.
Un librino ad un euro, preso al Mediaworld durante una lunga attesa in coda (ma la connessione non funzionava, cos'altro avrei potuto fare?) e comprato perché per quando la coda era finita ero già arrivato a metà, e non potevo abbandonarlo!
La lama del rasoio è un giallo onesto e godibile, con tutti gli elementi delle indagini classiche, diversi casi apparentemente scorrelati che si uniscono in un'unica linea narrativa, indizi sparsi (e utili), cattivi che si fingono buoni e vengono presentati con largo anticipo sulla rivelazione finale.
Combattimenti clandestini di cani ed un killer che uccide con un rasoio, in una Roma poco romana, poco caratterizzata localmente, che me la fa apprezzare molto di più in questo periodo in cui si tende ad esagerare con i regionalismi e con l'uso del (finto) dialetto, specie nei gialli. Camilleri ha fatto danni seri.
Mastrantonio non è un investigatore con così tanto carattere da essere ricordato. Il suo punto di forza sembrano essere le arti marziali, passione che condivide con l'autore, che vengono più volte proposte ma non giocano un ruolo fondamentale nel racconto, spiazzando chi si aspettava diversamente.
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domenica 15 marzo 2015
Indizi segreti - Fiona Kelly
Mystery Club #1
Se ci fosse stato ancora il Giallo per Ragazzi Mondadori, Il Mystery Club sarebbe stata una delle sue serie di punta.
Il Mystery Club è come i Tre Investigatori di Hitchcock, ma al femminile, con tutti gli elementi del giallo classico, indizi, segreti, ricerche fatte in sotterranei polverosi, cattivi un po' ingenui e adulti superficiali.
Indizi Segreti è il romanzo con cui si apre questa serie per ragazzi, le dinamiche di gruppo sono ancora un po' stiracchiate, ma Holly, Tracy e Belinda si trovano subito coinvolte in un mistero riguardante un quadro nascosto un secolo prima, la Dama Bianca e in una mappa fatta di indizi nascosti in un'altra tela della scuola - la copia della Dama Bianca, appunto - le cui differenze punteranno inevitabilmente al ritrovamento.
Le motivazioni che spingono i cattivi a muoversi sono un po' inconsistenti e poco credibili, ma sufficienti per far crescere la suspance man mano che si arriva al gran finale.
La soluzione del mistero è elementare per chi non è a digiuno di gialli, classica se vogliamo, ma è uno delle migliori serie gialle per ragazzi che mi sia capitato di leggere.
Se ci fosse stato ancora il Giallo per Ragazzi Mondadori, Il Mystery Club sarebbe stata una delle sue serie di punta.
Il Mystery Club è come i Tre Investigatori di Hitchcock, ma al femminile, con tutti gli elementi del giallo classico, indizi, segreti, ricerche fatte in sotterranei polverosi, cattivi un po' ingenui e adulti superficiali.
Indizi Segreti è il romanzo con cui si apre questa serie per ragazzi, le dinamiche di gruppo sono ancora un po' stiracchiate, ma Holly, Tracy e Belinda si trovano subito coinvolte in un mistero riguardante un quadro nascosto un secolo prima, la Dama Bianca e in una mappa fatta di indizi nascosti in un'altra tela della scuola - la copia della Dama Bianca, appunto - le cui differenze punteranno inevitabilmente al ritrovamento.
Le motivazioni che spingono i cattivi a muoversi sono un po' inconsistenti e poco credibili, ma sufficienti per far crescere la suspance man mano che si arriva al gran finale.
La soluzione del mistero è elementare per chi non è a digiuno di gialli, classica se vogliamo, ma è uno delle migliori serie gialle per ragazzi che mi sia capitato di leggere.
venerdì 13 marzo 2015
Quando Hitler rubò il coniglio rosa - Judith Kerr
Quando Hitler rubò il coniglio rosa è la storia di una famiglia ebrea in fuga dalla Germania nazista, raccontata dalla figlia minore. Il padre, giornalista sgradito al partito, deve fuggire prima delle elezioni del '33, facendosi raggiungere a breve dalla famiglia.
Normalmente le storie di famiglie ebree sono storie di campi di concentramento, di tristezza e di disperazione. Sicuramente servono come monito e sono toccanti, ma anche una storia molto meno drammatica, in apparenza, come questa, può mostrare una prospettiva interessante.
Hitler ruba il coniglio rosa ad Anna. Il coniglio rosa è un'ovvia metafora per parlare dell'infanzia della bambina, oltre che al gioco fisico abbandonato in Germania.
Anna vive l'essere profuga e dover viaggiare, prima in Svizzera, poi in Germania e Inghilterra, con uno spirito di avventura e divertimento. C'è della tristezza quando si spezza una routine temporanea, quando lascia una scuola e le conoscenze fatte in un posto, ma c'è sempre dell'entusiasmo verso l'ignoto.
La famiglia resta sempre insieme, ed è questo a far stare bene tutti i protagonisti, anche nelle situazioni economiche peggiori.
Per un target d'età più basso è uno splendido libro per parlare del nazismo e di tutte le sue conseguenze in Europa in maniera più leggera, introduttiva e con situazioni di facile immedesimazione ma non eccessivamente grafiche o drammatiche.
Normalmente le storie di famiglie ebree sono storie di campi di concentramento, di tristezza e di disperazione. Sicuramente servono come monito e sono toccanti, ma anche una storia molto meno drammatica, in apparenza, come questa, può mostrare una prospettiva interessante.
Hitler ruba il coniglio rosa ad Anna. Il coniglio rosa è un'ovvia metafora per parlare dell'infanzia della bambina, oltre che al gioco fisico abbandonato in Germania.
Anna vive l'essere profuga e dover viaggiare, prima in Svizzera, poi in Germania e Inghilterra, con uno spirito di avventura e divertimento. C'è della tristezza quando si spezza una routine temporanea, quando lascia una scuola e le conoscenze fatte in un posto, ma c'è sempre dell'entusiasmo verso l'ignoto.
La famiglia resta sempre insieme, ed è questo a far stare bene tutti i protagonisti, anche nelle situazioni economiche peggiori.
Per un target d'età più basso è uno splendido libro per parlare del nazismo e di tutte le sue conseguenze in Europa in maniera più leggera, introduttiva e con situazioni di facile immedesimazione ma non eccessivamente grafiche o drammatiche.
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domenica 8 marzo 2015
Animorphs #13, The change - K. A. Applegate
Animorphs #13, La Trasformazione
Il libro più avvincente della serie, fin'ora.
Tobias finalmente rientra in gioco, grazie ad un opportuno intervento dell'Ellimist, che inizia a mandargli visioni e manovrarlo per far fuggire due Hork-Bajir liberi.
Usa Tobias ancora falco per farli fuggire dall'enorme caccia scatenata dai Yeerks fino a guidarli ad una valle isolata per far ripartire la loro razza, in cambio di questo servizio Tobias riceve nuovamente il potere di morphing, più l'occasione di assorbire se stesso.
Andrebbe affrontato il problema dell'età della creatura in cui si trasformano gli Animorphs. Fin'ora hanno solo assorbito ed usato trasformazioni in creature adulte. Trasformandosi nella versione umana di se stesso, Tobias non dovrebbe trasformarsi nell'adulto-sé? Parlare dei telomeri per spiegare come si accorcino con l'età potrebbe funzionare, ma anche una spiegazione alternativa più amichevole per i giovani lettori sarebbe adatta.
Note stonate del libro: il rapporto matrimoniale tra Hork-Bajir... molto improbabile che una razza dai costumi così primitivi abbiano sviluppato un sistema sociale basato sulla monogamia, sulla coppia formalizzata dal matrimonio, proprio come i terrestri. Sentire l'alieno pieno di lame parlare di "moglie" (kalashi) stona davvero tanto.
Controller umani in motocicletta? Seriamente? Non avete nessun mezzo volante Yeerk per inseguire dei fuggitivi nella vostra grande caccia? Dovete davvero usare motociclette ed elicotti?
Il libro più avvincente della serie, fin'ora.
Tobias finalmente rientra in gioco, grazie ad un opportuno intervento dell'Ellimist, che inizia a mandargli visioni e manovrarlo per far fuggire due Hork-Bajir liberi.
Usa Tobias ancora falco per farli fuggire dall'enorme caccia scatenata dai Yeerks fino a guidarli ad una valle isolata per far ripartire la loro razza, in cambio di questo servizio Tobias riceve nuovamente il potere di morphing, più l'occasione di assorbire se stesso.
Andrebbe affrontato il problema dell'età della creatura in cui si trasformano gli Animorphs. Fin'ora hanno solo assorbito ed usato trasformazioni in creature adulte. Trasformandosi nella versione umana di se stesso, Tobias non dovrebbe trasformarsi nell'adulto-sé? Parlare dei telomeri per spiegare come si accorcino con l'età potrebbe funzionare, ma anche una spiegazione alternativa più amichevole per i giovani lettori sarebbe adatta.
Note stonate del libro: il rapporto matrimoniale tra Hork-Bajir... molto improbabile che una razza dai costumi così primitivi abbiano sviluppato un sistema sociale basato sulla monogamia, sulla coppia formalizzata dal matrimonio, proprio come i terrestri. Sentire l'alieno pieno di lame parlare di "moglie" (kalashi) stona davvero tanto.
Controller umani in motocicletta? Seriamente? Non avete nessun mezzo volante Yeerk per inseguire dei fuggitivi nella vostra grande caccia? Dovete davvero usare motociclette ed elicotti?
mercoledì 4 marzo 2015
Cervelli verdi fritti - Jacopo Fo
Cervelli verdi fritti. Modestamente sono scemo, journal.
Un titolo più appropriato sarebbe "Vivo all'ombra dei miei genitori, voglio attenzioni, scrivo male, non faccio ridere ma ho un nome che mi rende pubblicabile e se me lo ripeto abbastanza volte posso convincermi di avere talento". Meno sintetico ma almeno risparmierebbe la sofferenza di provare a leggere questa cosa.
Il libro è a capitoletti, ognuno su un tema diverso vagamente correlati, partendo da Dio e dagli alti sistemi, le religioni, il ruolo dell'uomo, sesso in ogni salsa, tante cose filosofiche. Tutte trattate con un umorismo che non prende, non ingrana e non strappa neppure un sorriso, troppo sboccato e pieno di insulti a tutto e tutti.
L'unico tipo di umorismo volgare che riesce vagamente a funzionare è quello pesantamente connotato in maniera dialettale, in modo che vadano a braccetto la rozzezza del "burino locale" con il suo linguaggio. Scrivere sboccato in un italiano per bene è semplicemente disturbante.
Il libro fa parte di una serie di 22 volumi. 22. Apparentemente tutti sullo stesso stile e parte di un unico canone, una sorta di Enciclopedia Galattica della tristezza letteraria.
Jacopo Fo si occupa di "comicoterapia, cultura alternativa, yoga demenziale, controinformazione psicofisica". Questi interessi chiaramente sono un modo per dire rispettivamente: "non faccio ridere come comico ma se stai morendo magari mi tolleri, mi manca della cultura vera, lo yoga è troppo impegnativo per me, non so citare le fonti ma posso inventare delle informazioni!"
Un titolo più appropriato sarebbe "Vivo all'ombra dei miei genitori, voglio attenzioni, scrivo male, non faccio ridere ma ho un nome che mi rende pubblicabile e se me lo ripeto abbastanza volte posso convincermi di avere talento". Meno sintetico ma almeno risparmierebbe la sofferenza di provare a leggere questa cosa.
Il libro è a capitoletti, ognuno su un tema diverso vagamente correlati, partendo da Dio e dagli alti sistemi, le religioni, il ruolo dell'uomo, sesso in ogni salsa, tante cose filosofiche. Tutte trattate con un umorismo che non prende, non ingrana e non strappa neppure un sorriso, troppo sboccato e pieno di insulti a tutto e tutti.
L'unico tipo di umorismo volgare che riesce vagamente a funzionare è quello pesantamente connotato in maniera dialettale, in modo che vadano a braccetto la rozzezza del "burino locale" con il suo linguaggio. Scrivere sboccato in un italiano per bene è semplicemente disturbante.
Il libro fa parte di una serie di 22 volumi. 22. Apparentemente tutti sullo stesso stile e parte di un unico canone, una sorta di Enciclopedia Galattica della tristezza letteraria.
Jacopo Fo si occupa di "comicoterapia, cultura alternativa, yoga demenziale, controinformazione psicofisica". Questi interessi chiaramente sono un modo per dire rispettivamente: "non faccio ridere come comico ma se stai morendo magari mi tolleri, mi manca della cultura vera, lo yoga è troppo impegnativo per me, non so citare le fonti ma posso inventare delle informazioni!"
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Il telefono senza fili - Marco Malvaldi
Finalmente ho letto l'ultima avventura del BarLume, dopo aver comprato il libro al Pisa Book Festival 2015 con la speranza di aggiungerla alla mia (miserella) collezione di libri autografati dall'autore, per rinunciare poche ore dopo, alla presentazione del libro, scontrandomi con un'Aula Fermi piena fino a rendere pericoloso entrare in un'atmosfera così priva di ossigeno.
Il telefono senza fili vuole essere un giallo classico, ma senza riuscirci completamente, la soluzione è macchinosa e troppo sporca di psicologia e tecnicismi per convincere davvero. Nessun vero assassino sceglierebbe un piano del genere, soprattutto non un assassino che da come viene presentato non è brillante e astuto.
La lettura è sempre piacevole, e sarei ben contento di comprare un libro di Malvaldi intitolato "400 pagine di Umarell al bar che si sfottono a vicenda e torturano il barrista", con un po' di vicenda umana e seguendo la vita di Massimo, magari seguendo la cronaca nera sui giornali ma senza veri delitti.
Magnifico il Giornalista del Tirreno, che avrà un significato solo per i lettori abituali del Tirreno, che ne possono apprezzare a pieno la seria e professionale (/ironia) attitudine. Proprio come nella vita reale sono i giornali che fanno abbastanza danni da creare le notizie.
Il telefono senza fili vuole essere un giallo classico, ma senza riuscirci completamente, la soluzione è macchinosa e troppo sporca di psicologia e tecnicismi per convincere davvero. Nessun vero assassino sceglierebbe un piano del genere, soprattutto non un assassino che da come viene presentato non è brillante e astuto.
La lettura è sempre piacevole, e sarei ben contento di comprare un libro di Malvaldi intitolato "400 pagine di Umarell al bar che si sfottono a vicenda e torturano il barrista", con un po' di vicenda umana e seguendo la vita di Massimo, magari seguendo la cronaca nera sui giornali ma senza veri delitti.
Magnifico il Giornalista del Tirreno, che avrà un significato solo per i lettori abituali del Tirreno, che ne possono apprezzare a pieno la seria e professionale (/ironia) attitudine. Proprio come nella vita reale sono i giornali che fanno abbastanza danni da creare le notizie.
domenica 1 marzo 2015
Edgar Wallace - I quattro giusti
I quattro giusti, journal.
I quattro giusti è il romanzo d'esordio di Wallace, che non ci mette molto ad ingranare nei meccanismi del giallo.
Non ci sono vittime da in partenza, solo una minaccia di morte, un ricatto al primo ministro inglese per forzarlo a ritirare una proposta di legge controversa.
Le atmosfere alla Lupen vedono i Quattro Giusti che pianificano l'omicidio, sempre con onore e rispetto per le regole che loro stessi hanno dettato, contrapposti alle forze dell'ordine, che fanno della forza bruta e dei grandi numeri il loro punto di forza, più che dell'astuzia.
I quattro giusti ingrana lentamente, ma una volta creata la giusta atmosfera, la giusta tensione, si è costantemente divisi tra lo sperare che tutto vada per il meglio per i Giusti, così intelligenti e superiori, oppure per le forze dell'ordine così fiduciose nella loro legalità.
La soluzione all'occhio moderno sembra un po' banale, un pessimo errore da parte della polizia, una grossa ingenuità, ma per la conoscenza scientifica del 1905, non dubito che fosse un colpo di scena di grande impatto!
I quattro giusti è il romanzo d'esordio di Wallace, che non ci mette molto ad ingranare nei meccanismi del giallo.
Non ci sono vittime da in partenza, solo una minaccia di morte, un ricatto al primo ministro inglese per forzarlo a ritirare una proposta di legge controversa.
Le atmosfere alla Lupen vedono i Quattro Giusti che pianificano l'omicidio, sempre con onore e rispetto per le regole che loro stessi hanno dettato, contrapposti alle forze dell'ordine, che fanno della forza bruta e dei grandi numeri il loro punto di forza, più che dell'astuzia.
I quattro giusti ingrana lentamente, ma una volta creata la giusta atmosfera, la giusta tensione, si è costantemente divisi tra lo sperare che tutto vada per il meglio per i Giusti, così intelligenti e superiori, oppure per le forze dell'ordine così fiduciose nella loro legalità.
La soluzione all'occhio moderno sembra un po' banale, un pessimo errore da parte della polizia, una grossa ingenuità, ma per la conoscenza scientifica del 1905, non dubito che fosse un colpo di scena di grande impatto!
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