Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è un libro molto particolare. Sono in realtà due storie scorrelate messe insieme senza una vera ragione.
Una linea del racconto di parla di Allan, centenario, in fuga dalla sua casa di riposo, inseguito dalla (umoristica) malavita svedese, che incontra personaggi improbabili e dai passati più svariati, che ruba, uccide, sfugge involontariamente alla polizia in una avventura rocambolesca.
L'altra linea di parla del passato di Allan, della sua giovinezza passata a far esplodere cose ed il suo viaggio per il mondo che lo porta più o meno casualmente ad incontrare tutti i principali leader mondiali del secolo, a lavorare per loro e ad essere coinvolto nelle più grandi scelte politiche internazionali dalla seconda guerra mondiale fino al Vietnam.
Allan è una sorta di Forrest Gump su scala internazionale e con una personalissima ed ingenua morale.
Questa seconda storia se vogliamo potrebbe essere una enorme caratterizzazione per Allan, ma si arriva alla fine in cerca di un chiaro elemento di giunzione, restando in sospeso in maniera amara.
Lo stile è fiabesco, mi ricorda molto gli autori sudamericani, con un tocco della logorrea ed attenzione al dettaglio che trovo regolarmente negli autori nordici. Proprio questo elemento può far abbandonare molto presto questo romanzo, che fatica a decollare. Superato questo scoglio, merita ogni minuto.
sabato 30 agosto 2014
lunedì 18 agosto 2014
Hugo Awards 2014
Sono stati pubblicati ieri i vincitori dei Premi Hugo 2014.
Ignorando le categorie più oscure e tecniche, editor, *zine, film e analogi, restano da leggere:
Ignorando le categorie più oscure e tecniche, editor, *zine, film e analogi, restano da leggere:
BEST NOVEL
Ancillary Justice, by Ann Leckie (Orbit US / Orbit UK)
BEST NOVELLA
Equoid by Charles Stross (Tor.com, 09-2013)
BEST NOVELETTE
The Lady Astronaut of Mars by Mary Robinette Kowal (maryrobinettekowal.com /
Tor.com, 09-2013)
BEST SHORT STORY
The Water That Falls on You from Nowhere by John Chu (Tor.com, 02-2013)
BEST GRAPHIC STORY
Time by Randall Munroe (xkcd)
Animorphs #3, The encounter - K. A. Applegate
Animorphs #3, L'Incontro.
Continua l'invasione.
Navi giganti scendono nei pressi dei nostri Animorphs per succhiare acqua da un lago, per rifornire l'astronave madre. Siccome gli Yeerks sono di vedute ristrette, scelgono il lago vicino a tutti i problemi che hanno avuto fin'ora sulla Terra (500 milioni di Km^2).
Il punto di vista è quello di Tobias, intrappolato nel corpo di falco dal primo volume, per cui buona parte del racconto non d'azione ci racconta di come stia lentamente cedendo il controllo al falco, iniziando a cacciare, vedendo il mondo sempre meno da umano.
È ispirante, interessante, ma un po' ripetitivo alla lunga. Si capisce il dramma di essere intrappolati, ma anche il bambino meno smaliziato a quest'ora ha capito che stiamo solo aspettando l'occasione giusta per far guarire Tobias e farlo flirtare meglio con Rachel.
Dopo 3 libri ci viene spiegato perché la scomparsa di un adolescente è stata completamente ignorata dal mondo. Uno zio e una zia molto distanti tra loro si occupavano del povero Tobias, ed ognuno pensa che sia dall'altro e se ne frega del suo destino.
Che fortuna che a restare intrappolato nel morph sia stato proprio quello dei cinque protagonisti senza una famiglia presente ad agitare le acque!
Sarebbe anche l'ora di smettere coi piani suicidi, altrimenti come ci arrivano al cinquantesimo libro? Trasformarsi in pesce e farsi risucchiare da un'astronave gigantesca, nella speranza di distruggerla dall'interno non merita neppure di essere chiamato "piano".
Continua l'invasione.
Navi giganti scendono nei pressi dei nostri Animorphs per succhiare acqua da un lago, per rifornire l'astronave madre. Siccome gli Yeerks sono di vedute ristrette, scelgono il lago vicino a tutti i problemi che hanno avuto fin'ora sulla Terra (500 milioni di Km^2).
Il punto di vista è quello di Tobias, intrappolato nel corpo di falco dal primo volume, per cui buona parte del racconto non d'azione ci racconta di come stia lentamente cedendo il controllo al falco, iniziando a cacciare, vedendo il mondo sempre meno da umano.
È ispirante, interessante, ma un po' ripetitivo alla lunga. Si capisce il dramma di essere intrappolati, ma anche il bambino meno smaliziato a quest'ora ha capito che stiamo solo aspettando l'occasione giusta per far guarire Tobias e farlo flirtare meglio con Rachel.
Dopo 3 libri ci viene spiegato perché la scomparsa di un adolescente è stata completamente ignorata dal mondo. Uno zio e una zia molto distanti tra loro si occupavano del povero Tobias, ed ognuno pensa che sia dall'altro e se ne frega del suo destino.
Che fortuna che a restare intrappolato nel morph sia stato proprio quello dei cinque protagonisti senza una famiglia presente ad agitare le acque!
Sarebbe anche l'ora di smettere coi piani suicidi, altrimenti come ci arrivano al cinquantesimo libro? Trasformarsi in pesce e farsi risucchiare da un'astronave gigantesca, nella speranza di distruggerla dall'interno non merita neppure di essere chiamato "piano".
mercoledì 13 agosto 2014
Non buttiamoci giù - Nick Hornby
Quattro persone molto diverse tra loro si trovano la notte di Capodanno sul tetto di un palazzo londinese con l'intenzione di suicidarsi.
Ognuno a la sua ragione, Martin è un giornalista televisivo coinvolto in uno scandalo che gli ha fatto perdere lavoro e famiglia, Maureen si occupa da anni di un figlio disabile, Jess è una adolescente con problemi da adolescente ed una famiglia stressata dalla perdita della sorella maggiore, JJ è un musicista americano emigrato seguendo il suo sogno, che ha perso nel giro di pochissimo la sua band e la sua ragazza.
È proprio questa varietà umana, di valori, di età, di background, che permette loro di confrontarsi e legarsi, vedendosi sempre più spesso e finendo per dipendere uno dall'altro e un po' guidati dal caso, riuscendo ad aiutarsi.
Lo stile di Nick Hornby mi piace moltissimo, ha un sarcasmo tagliente ed incisivo. La scelta di usare ciclicamente i personaggi per seguire la storia in maniera filtrata dalle personalità singole è vincente ed appassionante.
La traduzione è quanto di più orrido si possa immaginare. Lo slang giovanile di Jess è ridicolo. Il tentativo di far capire che Maureen non è colta la fa sembrare ritardata e si percepisce uno sforzo cosciente del traduttore per riuscire a sbagliare sistematicamente i tempi verbali, ma in maniera innaturale e non certo "da vero illetterato". JJ oscilla schizofrenicamente tra una prosa aulica nei momenti di riflessione ad un finto slang americano quando si comporta da americano. L'unico personaggio tradotto in maniera convincente è Martin, perché il linguaggio non è un elemento caratterizzante del suo personaggio.
Hornby è certamente un autore che vorrei esplorare, ma in originale, per precauzione!
EDIT:
Ho scoperto che c'è un film in uscita, basato su Non buttiamoci giù, e con un cast notevole. Lo aspetto al varco!
domenica 10 agosto 2014
L'immacolata concezione e altri racconti - Alfred Döblin
L'immacolata concezione e altri racconti, journal.
Non dico mai di no a dei racconti, ma Döblin mi ha lasciato con un senso di dubbio e vuoto.
I personaggi sono fantastici, il mito di Maria e dell'immacolata concezione reinterpretato, la vecchia in convento che aspetta la morte come se fosse un amante da tanto atteso, il profeta filosofo che si scopre essere un ubriacone come tanti altri, il ginecologo dominatore e spietato verso la sua segretaria ma allo stesso tempo così pronto a morire per non perderla.
Essendo incentrati sui personaggi, i racconti sono quasi senza ambientazione, non si riesce a collocarli temporalmente in maniera facile. Nell'Immacolata Concezione ci si accorge solo nelle ultime frasi che la storia non sia ad ambientazione moderna.
Grazie a questo effetto ricercato, hanno tutti resistito molto bene al secolo d'attesa.
Probabilmente non ho capito neppure una frazione di quel che c'era da interpretare e cogliere. Spesso l'eccesso di surrealismo, l'abuso di metafore ardite, la malinconia ironica che deborda da un paragrafo all'altro, mi rendevano davvero difficile andare oltre all'apparenza della storia.
I tedeschi hanno una lingua che sembra fatta apposta per essere sovrainterpretata.
Non dico mai di no a dei racconti, ma Döblin mi ha lasciato con un senso di dubbio e vuoto.
I personaggi sono fantastici, il mito di Maria e dell'immacolata concezione reinterpretato, la vecchia in convento che aspetta la morte come se fosse un amante da tanto atteso, il profeta filosofo che si scopre essere un ubriacone come tanti altri, il ginecologo dominatore e spietato verso la sua segretaria ma allo stesso tempo così pronto a morire per non perderla.
Essendo incentrati sui personaggi, i racconti sono quasi senza ambientazione, non si riesce a collocarli temporalmente in maniera facile. Nell'Immacolata Concezione ci si accorge solo nelle ultime frasi che la storia non sia ad ambientazione moderna.
Grazie a questo effetto ricercato, hanno tutti resistito molto bene al secolo d'attesa.
Probabilmente non ho capito neppure una frazione di quel che c'era da interpretare e cogliere. Spesso l'eccesso di surrealismo, l'abuso di metafore ardite, la malinconia ironica che deborda da un paragrafo all'altro, mi rendevano davvero difficile andare oltre all'apparenza della storia.
I tedeschi hanno una lingua che sembra fatta apposta per essere sovrainterpretata.
Il magico regno di Landover - Terry Brooks
Penso che la saga più innovativa interessante ed appassionante di Terry Brooks non sia quella di Shannara (eredi, Jerle, prequel e sequel), né Verbo e Vuoto.
Penso che la saga più autentica sia quella di Landover, forse perché l'autore è davvero vicino al protagonista, è una parte di lui.
Un avvocato che compra un regno magico e si trova a gestirne i problemi. Di fedeltà, di stabilità, di rapporti tra gli abitanti di razze e costumi differentissimi tra loro.
Il magico regno di Landover affronta in maniera delicata ed intelligente quello che i romanzi fantasy non ci raccontano mai, tutti gli aspetti pratici e concreti della gestione politica nei regni fantasy, mostrandoci come davvero un sovrano sia più vincolato alla legge e alle tradizioni di ogni singolo suddito.
L'unica nota che avevo trovato sgradevole durante la prima lettura ed ho ritrovato altrettanto sgradevole ora, sono le motivazioni che spingono Ben Holiday, il neosovrano, a lasciare il nostro mondo per Landover. Il lutto per la moglie incinta morta in un incidente e la depressione conseguente. Tutto questo dolore ripetuto troppo ossessivamente per convincerci di quanto sia reale e che viene altrettanto rapidamente dimenticato quando arriva il momento di far maturare il personaggio. Troppo comodo.
Penso che la saga più autentica sia quella di Landover, forse perché l'autore è davvero vicino al protagonista, è una parte di lui.
Un avvocato che compra un regno magico e si trova a gestirne i problemi. Di fedeltà, di stabilità, di rapporti tra gli abitanti di razze e costumi differentissimi tra loro.
Il magico regno di Landover affronta in maniera delicata ed intelligente quello che i romanzi fantasy non ci raccontano mai, tutti gli aspetti pratici e concreti della gestione politica nei regni fantasy, mostrandoci come davvero un sovrano sia più vincolato alla legge e alle tradizioni di ogni singolo suddito.
L'unica nota che avevo trovato sgradevole durante la prima lettura ed ho ritrovato altrettanto sgradevole ora, sono le motivazioni che spingono Ben Holiday, il neosovrano, a lasciare il nostro mondo per Landover. Il lutto per la moglie incinta morta in un incidente e la depressione conseguente. Tutto questo dolore ripetuto troppo ossessivamente per convincerci di quanto sia reale e che viene altrettanto rapidamente dimenticato quando arriva il momento di far maturare il personaggio. Troppo comodo.
sabato 9 agosto 2014
Animorphs #2, The visitor - K. A. Applegate
Animorphs #2, L'Ospite.
Siamo all'inizio della saga e c'è ancora spazio per tante scoperte nuove, nuove forme, nuove minacce.
Gli Yeerk non sono astuti, ed anche se pensano ci siano degli Andaliti in giro, non si sono ancora spostati in Cina. Hanno murato l'ingresso sotto la scuola e poco altro, come precauzione.
I nostri cinque (quattro e mezzo, togliendo Tobias bloccato in forma di falco) protagonisti seguono il loro vicepreside Controller per trovare un nuovo ingresso alla base sotterranea, e scoprono che si mette in contatto regolarmente con il capo degli Yeerk.
Notevoli le scene di trasformazione in toporagno ed in gatto, con il paragone diretto tra la psiche della preda e del predatore. Gli amanti dei gatti apprezzeranno sicuramente la descrizione di come - si suppone - un gatto veda il mondo, in funzione di movimenti, odori, se stesso.
Visser Three diventa sempre meno credibile e deciso come supercattivo, continua a farsi ingannare in maniera davvero ridicola, pur non volendo essere un intermezzo comico.
Siamo all'inizio della saga e c'è ancora spazio per tante scoperte nuove, nuove forme, nuove minacce.
Gli Yeerk non sono astuti, ed anche se pensano ci siano degli Andaliti in giro, non si sono ancora spostati in Cina. Hanno murato l'ingresso sotto la scuola e poco altro, come precauzione.
I nostri cinque (quattro e mezzo, togliendo Tobias bloccato in forma di falco) protagonisti seguono il loro vicepreside Controller per trovare un nuovo ingresso alla base sotterranea, e scoprono che si mette in contatto regolarmente con il capo degli Yeerk.
Notevoli le scene di trasformazione in toporagno ed in gatto, con il paragone diretto tra la psiche della preda e del predatore. Gli amanti dei gatti apprezzeranno sicuramente la descrizione di come - si suppone - un gatto veda il mondo, in funzione di movimenti, odori, se stesso.
Visser Three diventa sempre meno credibile e deciso come supercattivo, continua a farsi ingannare in maniera davvero ridicola, pur non volendo essere un intermezzo comico.
giovedì 7 agosto 2014
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - Mark Haddon
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, journal.
La particolarita di Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è il narratore, Christopher, un ragazzo autistico che vive con suo padre.
Trovo incredibilmente difficile leggere e restare concentrato sui flussi di coscienza, inizio a divagare e a non seguire più cosa sta effettivamente succedendo, ma in questo romanzo è invece molto facile.
Christopher ha un'attenzione al dettaglio che lo porta a distrarsi, notare piccoli particolari, divagare cercando pattern e risolvendo problemi. Le divagazioni del narratore stesso aiutano a seguirlo nella sua avventura.
Christopher inizia a scrivere il suo libro come diario di indagine, mentre cerca di scoprire usando il metodo scientifico tipico di Sherlock Holmes, chi abbia ucciso il cane della vicina di casa. Questa indagine è atipica, perché filtrata e spogliata da ogni aspetto emozionale. Spesso commenti o fatti molto significativi, sebbene presentati in maniera onesta, perdono ogni significato una volta "appiattiti" dal filtro emozionale di Christopher.
Questa difficoltà aggiuntiva, che permette di svelare solo molto lentamente la verità e le menzogne che vengono alla luce, rende il racconto davvero avvincente.
È più malinconico invece vedere dal lato opposto il padre di Christopher e la sua battaglia quotidiana per il benessere del figlio, la frustrazione e le difficoltà raramente ricompensate. Una vita fatta di sacrifici ed in cui anche un solo errore può compromettere in maniera grave un rapporto.
L'autore ha davvero fatto un grande lavoro immedesimandosi così a fondo nella mente di un ragazzo autistico, seguendone i guizzi e le deviazioni dalle normali aspettative. Mi spiace sia stato (troppo) criticato per gli excursus in campo matematico, che ho trovato leggeri e piacevoli, mai invadenti. La matematica è la passione del protagonista, era solo giusto che tornasse nei suoi pensieri e nel suo flusso di coscienza!
La particolarita di Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è il narratore, Christopher, un ragazzo autistico che vive con suo padre.
Trovo incredibilmente difficile leggere e restare concentrato sui flussi di coscienza, inizio a divagare e a non seguire più cosa sta effettivamente succedendo, ma in questo romanzo è invece molto facile.
Christopher ha un'attenzione al dettaglio che lo porta a distrarsi, notare piccoli particolari, divagare cercando pattern e risolvendo problemi. Le divagazioni del narratore stesso aiutano a seguirlo nella sua avventura.
Christopher inizia a scrivere il suo libro come diario di indagine, mentre cerca di scoprire usando il metodo scientifico tipico di Sherlock Holmes, chi abbia ucciso il cane della vicina di casa. Questa indagine è atipica, perché filtrata e spogliata da ogni aspetto emozionale. Spesso commenti o fatti molto significativi, sebbene presentati in maniera onesta, perdono ogni significato una volta "appiattiti" dal filtro emozionale di Christopher.
Questa difficoltà aggiuntiva, che permette di svelare solo molto lentamente la verità e le menzogne che vengono alla luce, rende il racconto davvero avvincente.
È più malinconico invece vedere dal lato opposto il padre di Christopher e la sua battaglia quotidiana per il benessere del figlio, la frustrazione e le difficoltà raramente ricompensate. Una vita fatta di sacrifici ed in cui anche un solo errore può compromettere in maniera grave un rapporto.
L'autore ha davvero fatto un grande lavoro immedesimandosi così a fondo nella mente di un ragazzo autistico, seguendone i guizzi e le deviazioni dalle normali aspettative. Mi spiace sia stato (troppo) criticato per gli excursus in campo matematico, che ho trovato leggeri e piacevoli, mai invadenti. La matematica è la passione del protagonista, era solo giusto che tornasse nei suoi pensieri e nel suo flusso di coscienza!
lunedì 4 agosto 2014
I vermi conquistatori - Brian Keene
Urania Horror 6, Luglio 2014
Keene ci ripropone il tema biblico del diluvio universale in chiave horror.
Piove, piove da giorni e la terra si sta allagando. Le coste vengono colpite da onde anomale e divorate poco alla volta. I pochi sopravvissuti si ritirano sulle montagne rimaste allo scoperto come isole in attesa di essere divorate.
La storia è divisa in due linee.
Una terrestre, con i due vecchi Ted e Carl rimasti sulla loro montagna, rifiutando l'evacuazione, che lottano per sopravvivere in un clima sempre più ostile e braccati da una razza di vermi giganti che è venuta in superficie spinta dall'acqua che è filtrata nel sottosuolo.
L'altra linea è quella di sopravvissuti in una metropoli, in cima ai grattacieli, che affrontano invece creature mitologiche e sanguinarie riemerse dagli abissi e strani culti nati col diluvio.
Il finale è un po' atteso ed in linea con il mito biblico, ma senza cori di angeli e raggi di luce dal cielo, per fortuna. L'atmosfera cupa e rovinosa del romanzo non l'avrebbe permesso!
L'unica pecca di questa reinterpretazione è il terzo mistero mai spiegato. Vermoni? Check. Kraken? Check. Muffa assassina pervasiva? Dimenticata per strada. Eppure di tutte le minacce sembrava essere l'unica a cui non si potesse sparare addosso (i protagonisti sono pur sempre redneck americani), e quindi davvero pericolosa!
I vermi conquistatori è l'estensione di una storia breve di Brian Keene "Earthworm Gods", fusa e reinterpretata con "The Garden Where My Rain Grows", entrambe poco recuperabili in Italia.
Un mondo sommerso da piogge incessanti, dove la terraferma assume l'aspetto di isole nella corrente; una landa d'incubo già semidevastata dall'emersione di creature gigantesche che si sono risvegliate dopo un sonno di eoni nel cuore della terra... Ecco lo scenario in cui Teddy Garnett e il suo amico Carl si trovano a tentare di sopravvivere. Ciechi, colossali e affamati, i vermi conquistatori non hanno altro scopo che divorare gli uomini e distruggerne case e villaggi con spietata determinazione. Come conseguenza della loro uscita dalle voragini, terremoti e inondazioni hanno rinnovato la maledizione del Diluvio. Una tesa vicenda horror per un grande romanzo apocalittico.
Keene ci ripropone il tema biblico del diluvio universale in chiave horror.
Piove, piove da giorni e la terra si sta allagando. Le coste vengono colpite da onde anomale e divorate poco alla volta. I pochi sopravvissuti si ritirano sulle montagne rimaste allo scoperto come isole in attesa di essere divorate.
La storia è divisa in due linee.
Una terrestre, con i due vecchi Ted e Carl rimasti sulla loro montagna, rifiutando l'evacuazione, che lottano per sopravvivere in un clima sempre più ostile e braccati da una razza di vermi giganti che è venuta in superficie spinta dall'acqua che è filtrata nel sottosuolo.
L'altra linea è quella di sopravvissuti in una metropoli, in cima ai grattacieli, che affrontano invece creature mitologiche e sanguinarie riemerse dagli abissi e strani culti nati col diluvio.
Il finale è un po' atteso ed in linea con il mito biblico, ma senza cori di angeli e raggi di luce dal cielo, per fortuna. L'atmosfera cupa e rovinosa del romanzo non l'avrebbe permesso!
L'unica pecca di questa reinterpretazione è il terzo mistero mai spiegato. Vermoni? Check. Kraken? Check. Muffa assassina pervasiva? Dimenticata per strada. Eppure di tutte le minacce sembrava essere l'unica a cui non si potesse sparare addosso (i protagonisti sono pur sempre redneck americani), e quindi davvero pericolosa!
I vermi conquistatori è l'estensione di una storia breve di Brian Keene "Earthworm Gods", fusa e reinterpretata con "The Garden Where My Rain Grows", entrambe poco recuperabili in Italia.
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