mercoledì 29 aprile 2015

La notte del bombardiere - Serge Brussolo


Urania 1119, 26 Gennaio 1990
Urania 1617, Aprile 2015

A Triviana, una cittadina costiera dal fascino malsano, pesa ancora il ricordo di uno spaventoso incidente avvenuto quarant'anni prima, quando un velivolo sconosciuto era precipitato sul luna park, seminando morte e distruzione. Cosa era l'oggetto volante che tutti chiamano "il bombardiere"? La domanda rappresenta ormai l'ossessione di David, un giovane mandato a studiare nella scuola di Triviana e su cui pesa una drammatica vicenda personale. Nessuno scommetterebbe che sia possibile far luce sul mistero, fino al giorno in cui la cosa caduta dal cielo riprende a vivere, a pulsare nelle vene della città, annunciando una nuova catastrofe.
La notte del bombardiere sarebbe più adatto alla collana Urania Horror, probabilmente.
Le atmosfere sono cupe, anzi, tutto si regge sulle atmosfere opprimenti di Triviana, con la sua aria pesante, le persone mutilate e ferme al giorno in cui cadde il bombardiere. Serge Brussolo è davvero bravo a creare tensione e a creare stati d'animo angoscianti in chi legge.

La storia più propriamente fantascientifica ingrana molto tardi, bisogna prima superare la surreale vita di collegio, gli incubi di David, le psicosi, prima di vedere qualcosa che non sembri una semplice allucinazione.
Il tema non è nuovo, abbiamo visto dozzine di tipi di alieni non umanoidi comportarsi circa allo stesso modo, nutrirsi di energia sembra essere una loro abitudine, insieme all'imitare l'ambiente e le creature viventi che incontrano.


Perché ristampare Brussolo? Me lo sono domandato, non mi sembra un capolavoro, neppure ci si avvicina. L'aggettivo che ho sempre visto associare al suo nome è "controverso", e sì, bisogna ammetterlo, è controverso. Racconta storie traumatiche, molto forti e descritte in maniera esplicita, è raro nella fantascienza. Forse è addirittura un precursore su come si sia sviluppato il genere, ma è stata una pena finire questo che viene citato come il suo capolavoro.
La storia sembra una lunga allucinazione, i ritmi non accelerano mai, i personaggi sono delle macchiette piatte e tristi, ognuno caratterizzato da un singolo evento della sua vita che sembra definire ogni sua azione e decisione.

Il finale stesso sembra uno sfottò al lettore, privo di alcun senso. [Hai degli alieni cattivi che hanno ucciso molti umani per potersene andare dalla terra. Ma vuoi vendicare le loro vittime, quindi li costringi a non partire e continuare a fare vittime con la speranza di ucciderli fra molti anni al prossimo tentativo? Perché?]

domenica 26 aprile 2015

L'isola proibita - Fiona Kelly

 Mystery Club #3

Ignorando la promettente ambientazione scolastica iniziale, il nostro trio investigativo viene mandato in vacanza, da una zia agente immobiliare sulla costa.

C'è un'isola il cui accesso è proibito per via di contaminazioni biologiche in tempo di guerra, ci sono segnali luminosi tra l'isola e la riva, ci sono contrabbandieri di droga ("spinelli, spinelli di marijuana"), ci sono personaggi sospetti che si comportano in maniera sospetta e ostile. Quello che non c'è, è una storia avvincente, non completamente lineare e rinocerontesca.

Più che una ricerca di indizi e idee, L'isola Proibita è una ricerca di prova per dimostrare fatti noti sin da principio a cui nessuno crede per principio.

Da buttare.

sabato 18 aprile 2015

Supertoys che durano tutta l’estate (A.I. Intelligenza Artificiale) - Brian W. Aldiss



Urania 1415, 3 Giugno 2001
Urania 1615, Febbraio 2015

David ha dodici anni, pesa trenta chili, è alto un metro e mezzo. E comincia a farsi domande importanti: per chi lavora suo padre? A cosa servono i suoi giocattoli? E, soprattutto, cosa vogliono fare di lui? “Urania” ripresenta il racconto che è servito da spunto per l’ambizioso progetto cinematografico di Stanley Kubrick realizzato da Steven Spielberg nel 2001: A.I. Intelligenza artificiale, titolo con il quale era uscita anche la precedente edizione del presente volume (n..1415). Insieme a Supertoys Last All Summer Long vengono tradotti i due episodi che Brian W. Aldiss ha voluto apporvi come seguito e che, insieme ad altri sedici racconti, formano un vero e proprio romanzo sull’intelligenza nel futuro, ovvero la sorte di un mondo.

Forse l'idea di usare la notorietà del film, A.I. Intelligenza Artificiale, per vendere la raccolta la prima volta, è stata una gran mossa. Sono spesso dell'idea che i libri vincano sul proprio adattamento cinematografico, ma questa raccolta di racconti fa eccezione.
I primi tre racconti hanno per protagonista il piccolo robot del film, e sono vagamente loegati tra loro da questo personaggio e dal tema comune della macchina che prende coscienza di sé e del suo ruolo.
Il resto sono racconti molto disparati, quasi tutti confusi e senza un senso apparente, molti veramente difficili anche solo da finire senza mettere via il libro.

Aldiss sembra avere una vera ossessione per il miglioramento dell'uomo, a cosa tende evolutivamente, come può migliorare se stesso e la società, e ci propone molti scenari in bilico tra l'utopico e il distopico. Purtroppo quelli riusciti meglio sono quelli appena abbozzati, in cui è il lettore a riempire tutti gli spazi bianchi, ma anche in questi racconti la mancanza di una storia o peggio, di personaggi direttamente, li rende meno godibili di quanto sarebbe possibile.

Molto interessante è l'introduzione, in cui Aldiss parla della sua lunga interazione con Stanley Kubrick, interessato a sviluppare quello che sarebbe poi diventato A.I., di come abbia rimandato e aspettato per anni alla riceca di una buona idea di partenza per usare David e il suo Orsetto, morendo prima di riuscirci e lasciando tutto in eredità a Spielberg e alla sua macchina perfettamente oliata che non ha dovuto limare ogni dettaglio per iniziare a girare.

lunedì 13 aprile 2015

Psico-Attentato - Robert J. Sawyer

Urania 1616, Marzo 2015

Che accadrebbe se il presidente degli Stati Uniti perdessi la memoria? Se la sua vita, dopo un tentativo di assassinio, fosse in pericolo insieme ai suoi ricordi? L’uomo più potente del mondo custodisce segreti irriferibili che adesso sono condivisi da un altro uomo. Bisogna scoprirlo rapidamente, identificandolo tra coloro che si trovavano nel raggio del secondo attentato, una bomba esplosa durante un delicato intervento di rimozione della memoria. Se il Primo cittadino ha nella mente ricordi estranei, se anche i suoi sono “condivisi”, occorre recuperare a ogni costo quei pensieri sfuggiti; l’alternativa è che il pericolo si diffonda ovunque, ben al di là delle macerie fumanti della Casa Bianca…

Ah, la tradizionale quarta di copertina scritta senza aver letto il libro, così tipica degli Urania d'epoca ma che riappare di tanto in tanto!
"Perdere la memoria" è uno strano modo per dire che qualcuno può leggergli la memoria, o meglio, un gruppo di persone può leggersi la memoria circolarmente, ed essendo coinvolto il Presidente degli Stati Uniti, si tratta di un grave problema di sicurezza.
La ragione non importa, attentato, bombe, macchinari sperimentali, è solo una scusa per creare questa situazione e studiarne degli effetti potenziali, in varie coppie di persone dai caratteri e storie differenti. Il veterano di guerra che soffre di PTSD e trasmette i suoi incubi, la vecchina bianca cresciuta in un ambiente razzista collegata ad un serio agente di colore, l'infermiera con problemi di droga che si trova esposta, e così via.
La varietà umana è il motore di questo libro, più dei pretestuosi attentati su cui indagano i protagonisti, più del MacGuffin da tenere segreto nella mente del Presidente.

Sawyer, con le sue storie del "what if" ha vinto un posto tra gli autori che preferisco, ha uno stile spigliato e godibile, senza distrarsi mai dalle sfumature più delicate dei suoi mondi alternativi.
Gli perdono persino la piega hippy/new age presa da Psico-Attentato, forse nel tentativo di chiudere la vicenda senza coinvolgere troppa scienza.
Nota negativa: il titolo... psico-attentato sembra un titolo da libro di fantascienza degli anni '60, quando ancora il prefisso psico- poteva fare futuro. Più cliché ci sono solo "-delle stelle" e "robo-". Non c'è nessuno psico-attentato nel romanzo, l'effetto psicologico è un semplice effetto collaterale e non programmato di una bomba ad impulsi elettromagnetici.
L'originale Trigger è decisamente più coerente con la storia, in cui le memorie sono attivate, appunto, da dei trigger di qualsiasi genere nell'ambiente circostante.

lunedì 6 aprile 2015

Universo - Robert A. Heinlein

Urania 378, 4 Aprile 1965
Urania Classici 1, Aprile 1977

La prima parte di questo libro uscì a puntate su "Urania" nel 1954 col titolo "Alla deriva nell'infinito", e fu un avvenimento memorabile. Ora lo ripubblichiamo qui, insieme alla seconda parte, per tutti i lettori - e saranno la maggioranza - che non conoscono il famoso classico di Heinlein. Questo numero è quindi in parte una ristampa, in parte una novità; aggiungiamo che "Universo" resta nel suo insieme, una delle più affascinanti, vertiginose e poetiche saghe spaziali che siano mai state scritte.

Siamo su un'astronave generazionale partita in un passato imprecisato dalla Terra, ma qualcosa è andato storto. Molti sono morti e le conoscenze si sono perse, lasciando i superstiti in uno stadio non primitivo ma sicuramente ingenuo nei confronti dell'universo e delle regole che lo dominano.
L'astronave è tutto il creato, non esiste niente al di fuori della nave. Le leggi della fisica che si trovano sui libri superstiti non hanno alcun significato, parlano di stelle, di spazio, di gravità, ma tutto viene reinterpretato in chiave umana, sociale o religiosa pur di trovargli un senso. Il viaggio verso Alfa Centauri, non percependo alcun movimento, viene spiegato come il viaggio metaforico della vita di ogni umano.
I mutanti, nati con deformità fisiche o mentali, secondo una legge spartana, vengono gettati nel Convertitore e trasformati in energia, pochi sopravvivono nei piani a bassa gravità.
I più intelligenti vengono "affidati al Convertitore" o diventano scienziati, la classe dirigente.

Hugh Hoyland, nonostante la sua intelligenza devii dalla norma, non viene convertito, ma destinato a diventare uno "scienziato", con grandi prospettive di carriera. Questa sua ascesa viene però troncata bruscamente dall'incontro con Joe-Jim, un mutante a due teste che lo illumina sulla vera natura della nave, immersa in un universo così vasto da essere difficile da abbracciare e misurare con la mente. Con Joe-Jim inizia una crociata per convincere gli abitanti della nave sulla vera natura del loro mondo, tentando di non essere disintegrato per la sua idea eretica, in una perfetta reinterpretazione del mito Galileiano, perché come ci dice Hugh... Eppur si muove!

Universo, o Orfani dei Cieli (titolo molto più evocativo), è una delle prime rappresentazioni realistiche di una nave generazionale (siamo nel 1941), tutt'ora una delle soluzioni più credibili per il viaggio interstellare, e già risolve problemi riguardanti la manutenzione a lungo termine di motori e attrezzature, il riciclo delle risorse, dell'energia, l'effetto dei raggi cosmici sulle forme di vita in caso di guasto della schermatura (non si parla di mutazioni negli animali, ma possiamo supporre che venissero riciclati nel Convertitore senza scrupoli di natura etica).

Viene affrontata solo marginalmente la questione della variabilità genetica, che altri scrittori hanno risolto con navi molto più popolose o con banche dello sperma per garantire una variabilità a lungo termine.

Come primo tentativo è stupefacente e superiore ad ogni aspettativa, e fa perdonare ad Heinlein persino le note troppo buoniste e un po' raffazzonate del finale.

domenica 5 aprile 2015

L'unicorno nero - Terry Brooks

Continuo la rilettura della saga di Landover, da tempo dimenticata e rispolverata nella memoria solo per rimpiangere il film mai concretizzato che le case cinematografiche continuano a rimpallarsi a vicenda...
Inizio a rendermi conto che forse c'è una ragione per cui si rimpallano la sceneggiatura di Landover e rifiutano di convertirlo ad una serie, nonostante il caso eclatante di A Song of Ice and Fire che dovrebbe trascinare gli ascolti di qualsiasi serie con una spada e dei draghi.
Forse la mancanza intrinseca di una storia è uno svantaggio.

Se Il magico regno di Landover aveva dei problemi, L'unicorno nero è tragico. Il motore della vicenda sono tre sogni molto sospetti che arrivano tutti contemporaneamente, che separano i protagonisti in tre diverse missioni. Ben torna sulla terra ad aiutare il suo amico/collega Miles. Questor sogna il nascondiglio dei libri di magia perduti di Landover, Willow sogna di dover cercare delle briglie d'oro che possono domare un unicorno.

Sembrava una trappola, sembrava che Meeks avesse un piano, e guardacaso è proprio così, e da quando lo mette in moto tutti perdono la testa e smettono di comportarsi in maniera razionale e coerente con il proprio personaggio. Non una volta mettono in discussione quel che sta succedendo al regno, nonostante la moralità diffusa e incrollabile dimostrata in passato. Non una volta considerano che potrebbe trattarsi davvero di un trucco di Meeks, nonostante lo sospettassero ad inizio racconto e nonostante tutto stia andando a rotoli.

I "cattivi" vengono ancora una volta sprecati usandoli per una frazione di quanto potrebbero. Far entrare in scena Strabo e la Strega del Crepuscolo solo per una disputa sul possesso delle briglie, quando sono stati presentati come le creature più potenti in gioco, è meschino.

L'epilogo spiega tutto quel che resta in sospeso e che non avevamo modo di intuire. Edgewood Dirk, il gatto prismatico, unico faro di luce e fantasia nel romanzo, non riesce purtroppo a dare abbastanza indizi da far giocare in maniera equa il lettore nel risolvere l'enigma.

giovedì 2 aprile 2015

Vita di Pi - Yann Martel

Vita di Pi, journal.

Forse era stato troppo pompato per via del film, forse non sono eccessivamente sensibile ai temi religiosi. Mi aspettavo un libro eccezionale, dopo averlo letto posso dire di averlo trovato piacevole, interessante, ma non eccezionale.

Le promesse che fa, di "far credere a Dio" sono una sparata enorme. Pi-Piscine Molitor Patel adotta tre religioni, assaporando gli aspetti migliori di ognuna. La velocità del cristianesimo in cui si ascende o ci si danna in un attimo. La calma dell'induismo con i suoi ritmi secolari delle anime. La quotidianità dell'islamismo, dove la preghiera è un elemento domestico e integrato nella vita di ogni giorno. Il primo terzo di Vita di Pi è una riflessione sulla religione, compreso uno sfottò gratuito agli agnostici, che per qualche ragione sono gli unici senza diritto di avere una loro posizione ed essere considerati con dignità.

Poi naufragio, sulla barca con la tigre, sopravvivere, quello che viene raccontato nel film, perché è molto più visivo e meno filosofico.

I ritmi sono tremendi, si passa da capitoli di pura riflessione a capitoli densi di eventi su cui ci si sofferma appena, spesso senza preoccuparsi troppo della coerenza (la tigre nuota alla barca, però era sedata e dorme per tre giorni...)

La parte che ho trovato più "appetibile" sono stati gli escursus naturalistici, in cui Pi parla degli animali e delle loro abitudini. Mi sono trovato a passare ore ad approfondire i comportamenti sociali e di caccia delle iene, dei suricati, delle zebre. Mi succede spesso di cadere in trappole simili!

Sull'isola il taglio della storia cambia completamente, prima era di taglio realistico seppur surreale, dopo diventa puro fantasy moderno. L'ecosistema dell'isola me lo aspetterei descritto su un altro pianeta, perfetta ambientazione per una riscrittura aliena di Robinson Crusoe, ma non in Vita di Pi.

Siete agnostici? Sforzatevi si sopravvivere alle prime 100 pagine, ci sono biscotti anche per voi più avanti.
Siete atei? Patel vi intratterrà con il suo approccio ingenuo alla religiosità.
Siete religiosi? Adorerete questo libro.