American Parmigiano, testo integrale sul sito di Wu Ming.
Questo racconto è una strana discesa nella storia della rivoluzione americana, vista del punto di vista di uno storico mandato dai produttori di Parmigiano italiani ad indagare in New Jersey.
In America un grande caseificio ha trovato prove della produzione di Parmigiano in epoche passate e vuole appropriarsi del marchio. Nessuna offesa peggiore per la gastronomia italiana!
Il racconto è un puzzle fatto da grandi pezzi mobili che tornano insieme ingegnosamente nel finale, un po' inaspettatamente se si legge con leggerezza, meno inaspettatamente se ci si aspetta sin dal principio una grande coerenza narrativa.
I personaggi sono fantastici, sono così vivi da far intuire che gli autori li hanno modellati su persone reali e non creati dal nulla. La frustrazione accademica sarebbe impossibile da simulare così bene!
I cambiamenti di stile tra passato e presente sono ben costruiti e rendono vivace la lettura.
Forse non è un capolavoro, ma merita i 20 minuti di lettura d'intrattenimento che richiede.
martedì 29 dicembre 2015
Il ballo - Irene Nemirovsky
Il mondo dice che si tratta del "racconto perfetto", e forse il mondo non ha torto.
Si legge tutto d'un fiato, saltando tra i punti di vista di madre e figlia, i due mondi contrapposti della tarda ascesa e della lotta contro un declino prossimo e del desiderio di lanciarsi nel mondo, senza ostacoli.
La società parigina che "Il ballo" ci presenta è involuta e persa in se stessa. Non c'è onesta, non c'è schiettezza, e Antoinette, la figlia, soffre per questa imposizione. Vive da arricchita ma, paradossalmente, le ristrettezze imposte dalla ricchezza la fanno soffrire più della precedente povertà.
Il suo gesto di ribellione verso la madre, gettare nel fiume gli inviti al ballo che sta organizzando, ci fa soffrire con lei in attesa di una grande catastrofe e con la madre mentre la seguiamo precipitare nel suo personale inferno.
Non conoscevo questa autrice e mi stupisco che - almeno questo suo racconto - non sia tra le letture classiche da propinare nelle scuole. C'è ribellione giovanile, differenze generazionali E buona letteratura. Lo stimolo perfetto.
Si legge tutto d'un fiato, saltando tra i punti di vista di madre e figlia, i due mondi contrapposti della tarda ascesa e della lotta contro un declino prossimo e del desiderio di lanciarsi nel mondo, senza ostacoli.
La società parigina che "Il ballo" ci presenta è involuta e persa in se stessa. Non c'è onesta, non c'è schiettezza, e Antoinette, la figlia, soffre per questa imposizione. Vive da arricchita ma, paradossalmente, le ristrettezze imposte dalla ricchezza la fanno soffrire più della precedente povertà.
Il suo gesto di ribellione verso la madre, gettare nel fiume gli inviti al ballo che sta organizzando, ci fa soffrire con lei in attesa di una grande catastrofe e con la madre mentre la seguiamo precipitare nel suo personale inferno.
Non conoscevo questa autrice e mi stupisco che - almeno questo suo racconto - non sia tra le letture classiche da propinare nelle scuole. C'è ribellione giovanile, differenze generazionali E buona letteratura. Lo stimolo perfetto.
lunedì 28 dicembre 2015
Megamorphs #2, In the time of dinosaurs - K. A. Applegate
Megamorphs #2: Al Tempo dei Dinosauri
Ah, le Sario Rift, comodo espediente per raccontarci una storia che si annulla automaticamente quando si chiude la faglia temporale, resettando tutto senza alcuna conseguenza sul nostro tempo, senza nuovi morph acquisiti, senza nuove interazioni utili.
Questa volta è l'esplosione di un sottomarino nucleare a rompere le linee temporali. Spedisce gli animorphs dritti al tempo dei dinosauri. Come potranno mai trovare una fonte di energia così grande da ricreare l'esplosione originale e poter tornare a casa? Oh, ma c'è una grande cometa in cielo. E siamo proprio vicini all'epoca dell'estinzione dei dinosauri. Chissà dove troveranno un evento che emetta abbastanza energia, chissà!
In questa terra preistorica con T-rex, triceratopi e tutti gli animali più celebri del periodo, ci sono anche due razze aliene che si combattono. Dei granchi giganti asimettrici, i Mercora, ed una razza simil-formiche, i Nesk, che si compone come i replicatori di Stargate e razzia tecnologie aliene (sono i cattivi). Oltre a confermare che Stargate è una delle fonti di ispirazione per la serie (gli Yeerk sono chiaramente goa'uld), si crea una dinamica morale interessante da studiare. Cambiare la storia avvertendo gli alleati temporanei del pericolo estinzione oppure sacrificarli per mantenere inalterata la storia della terra in cui non c'è traccia di granchi giganti a sette zampe?
Ah, le Sario Rift, comodo espediente per raccontarci una storia che si annulla automaticamente quando si chiude la faglia temporale, resettando tutto senza alcuna conseguenza sul nostro tempo, senza nuovi morph acquisiti, senza nuove interazioni utili.
Questa volta è l'esplosione di un sottomarino nucleare a rompere le linee temporali. Spedisce gli animorphs dritti al tempo dei dinosauri. Come potranno mai trovare una fonte di energia così grande da ricreare l'esplosione originale e poter tornare a casa? Oh, ma c'è una grande cometa in cielo. E siamo proprio vicini all'epoca dell'estinzione dei dinosauri. Chissà dove troveranno un evento che emetta abbastanza energia, chissà!
In questa terra preistorica con T-rex, triceratopi e tutti gli animali più celebri del periodo, ci sono anche due razze aliene che si combattono. Dei granchi giganti asimettrici, i Mercora, ed una razza simil-formiche, i Nesk, che si compone come i replicatori di Stargate e razzia tecnologie aliene (sono i cattivi). Oltre a confermare che Stargate è una delle fonti di ispirazione per la serie (gli Yeerk sono chiaramente goa'uld), si crea una dinamica morale interessante da studiare. Cambiare la storia avvertendo gli alleati temporanei del pericolo estinzione oppure sacrificarli per mantenere inalterata la storia della terra in cui non c'è traccia di granchi giganti a sette zampe?
venerdì 25 dicembre 2015
La sovrana lettrice - Alan Bennett
La sovrana lettrice è un libro davvero strano. È molto breve, quindi si legge tutto d'un fiato senza interruzioni, ci cala in un mondo speciale e ci lascia smarriti uscendone, tutto nel giro di un paio d'ore.
La protagonista è una regina Elisabetta, perfetta macchina burocratica di rappresentanza, completamente assorta dai suoi doveri e dal "vivere" il mondo in prima persona, che scopre la lettura grazie ad una improbabile biblioteca itinerante che visita Buckingham Palace.
Bennet usa la regina come tramite per parlarci di molti autori, dei loro messaggi. Modifica la protagonista immaginando che questi messaggi si accumulino uno sull'altro, portando la regina a diventare sempre più umana, a notare le persone attorno a lei, a desiderare non solo le formalità, ma degli scambi di opinioni veri con tutti i suoi ospiti.
Non mancano bordate in ogni direzioni ai politici inglesi (di una decina d'anni fa), non sempre citati per nome ma a volte riconoscibili - probabilmente sempre, per un lettore che segue la scena politica inglese, non per me. Purtroppo la satira politica si perde un po' per i lettori stranieri, ma merita di essere letto per la semplice storia umana della regina, la uncommon reader, cambiata dai libri e del suo factotum Norman, perfetto complice delle sconvenienti letture.
La protagonista è una regina Elisabetta, perfetta macchina burocratica di rappresentanza, completamente assorta dai suoi doveri e dal "vivere" il mondo in prima persona, che scopre la lettura grazie ad una improbabile biblioteca itinerante che visita Buckingham Palace.
Bennet usa la regina come tramite per parlarci di molti autori, dei loro messaggi. Modifica la protagonista immaginando che questi messaggi si accumulino uno sull'altro, portando la regina a diventare sempre più umana, a notare le persone attorno a lei, a desiderare non solo le formalità, ma degli scambi di opinioni veri con tutti i suoi ospiti.
Non mancano bordate in ogni direzioni ai politici inglesi (di una decina d'anni fa), non sempre citati per nome ma a volte riconoscibili - probabilmente sempre, per un lettore che segue la scena politica inglese, non per me. Purtroppo la satira politica si perde un po' per i lettori stranieri, ma merita di essere letto per la semplice storia umana della regina, la uncommon reader, cambiata dai libri e del suo factotum Norman, perfetto complice delle sconvenienti letture.
La pelle dell'orso - Francis Moore
Ci sono dei libri che promettono tanta bruttezza, tanto orrore, che non ci si può rifiutare di leggerli, se non altro per capire quale perverso mercato editoriale abbia permesso di stampare la serie "I gialli dello schedario F.B.I." per oltre 200 uscite.
La pelle dell'orso è un capolavoro dell'orrore. Scene e dialoghi lunghissimi senza uno scopo, con personaggi introdotti apposta per allungare il brodo nei capitoli scarni. Personaggi con tentativi di caratterizzazione basata su una catchphrase ricorrente. Un protagonista che arrossisce per un totale di 24 volte nel giro di 120 pagine. Personaggi che si muovono in branco, tutta una famiglia estesa che ogni manciata di pagine entra, una persona alla volta, in una stanza, in modo che tutti possano dire la propria opinione sugli ultimi avvenimenti. Ordinatamente.
Passando alla trama... Mulligan Junior è stato minacciato di morte, è il figlio di Mulligan Senior (sì, Senior è il suo nome di battesimo), magnate degli insaccati. L'FBI lo vuole proteggere e gli manda un singolo agente che si finge il suo segretario. Ma il "biondino" viene sedotto dalla moglie del fratello giudice di Junior, dalla sorella minore, dalla matrigna. Tutte le donne di casa lo vogliono e se lo contendono in maniera peccaminosamente ridicola. Per fortuna basterà uscire per locali ad ubriacarsi e giocare d'azzardo per un paio di sere, per trovare il bandolo della matassa.
La pelle dell'orso è un libro per pompare l'autostima nelle proprie capacità di scrittura.
La pelle dell'orso è un capolavoro dell'orrore. Scene e dialoghi lunghissimi senza uno scopo, con personaggi introdotti apposta per allungare il brodo nei capitoli scarni. Personaggi con tentativi di caratterizzazione basata su una catchphrase ricorrente. Un protagonista che arrossisce per un totale di 24 volte nel giro di 120 pagine. Personaggi che si muovono in branco, tutta una famiglia estesa che ogni manciata di pagine entra, una persona alla volta, in una stanza, in modo che tutti possano dire la propria opinione sugli ultimi avvenimenti. Ordinatamente.
Passando alla trama... Mulligan Junior è stato minacciato di morte, è il figlio di Mulligan Senior (sì, Senior è il suo nome di battesimo), magnate degli insaccati. L'FBI lo vuole proteggere e gli manda un singolo agente che si finge il suo segretario. Ma il "biondino" viene sedotto dalla moglie del fratello giudice di Junior, dalla sorella minore, dalla matrigna. Tutte le donne di casa lo vogliono e se lo contendono in maniera peccaminosamente ridicola. Per fortuna basterà uscire per locali ad ubriacarsi e giocare d'azzardo per un paio di sere, per trovare il bandolo della matassa.
La pelle dell'orso è un libro per pompare l'autostima nelle proprie capacità di scrittura.
mercoledì 23 dicembre 2015
La porta di Tolomeo - Jonathan Stroud
Dopo un secondo volume della trilogia sottotono, temevo un finale ancora più terribile, invece Stroud si riprende con grande stile, cambiando le carte in tavola.
Nel primo volume empatizziamo con Nathaniel, giovane mago idealista, meno con Bartimeus, demone dalla lunga storia e un po' saccente.
Nel secondo volume Nathaniel è diventato freddo e policitizzato, entra i gioco Kitty, della resistenza, ma è priva di spessore e manipolata in maniera ridicola.
In questo terzo volume Nathaniel ritrova il se stesso giovane con cui riusciamo ad entrare in sintonia, Kitty ha una sua indipendenza e agisce in maniera non frustrante, Bartimeus è intrappolato sulla terra da troppo tempo, è debole e fragile, non più potente e irraggiungibile. Una terna che fa da fondamenta a questa storia notevole.
Contemporaneamente alla Londra moderna, scopriamo di più sul mitico Tolomeo a cui Bartimeus accenna sempre, come fosse un mago progressista e contrario alla schiavitù dei demoni. La sua storia ci viene raccontata contemporaneamente ad un avvicinarsi analogo alle sue idee da parte di Kitty, che studia clandestinamente le tecniche di evocazione.
La storia principale forse è un po' affrettata, l'immunità alla magia tra i comuni che è stata introdotta da pochissimo sembra aver preso piede molto più rapidamente di quanto preannunciato, forse andava seminata meglio prima di trasformarla in una rivolta vera e propria.
Di questa debolezza approfitta il solito mago ribelle che agisce nell'ombra per ribaltare il governo, che provano ad evocare dei demoni all'interno dei loro corpi, seguendo il modello di Honorius all'interno delle ossa di Gladstone. Ovviamente fanno casino e tutto gli sfugge di mano, e tocca al nostro trio riunito (Nathaniel e Bartimeus letteralmente, nello stesso corpo) sconfiggerli e riportare l'ordine usando il bastone di Gladstone.
Il finale è molto toccante, me lo aspettavo per via del parallelismo con la storia di Tolomeo, ma è raro che un autore riesca a distaccarsi tanto dai suoi personaggi da riuscire davvero a farli agire in modo epico e nobile, quando necessario.
Una degna conclusione alla trilogia di Bartimeus, decisamente una lettura consigliata.
Nel primo volume empatizziamo con Nathaniel, giovane mago idealista, meno con Bartimeus, demone dalla lunga storia e un po' saccente.
Nel secondo volume Nathaniel è diventato freddo e policitizzato, entra i gioco Kitty, della resistenza, ma è priva di spessore e manipolata in maniera ridicola.
In questo terzo volume Nathaniel ritrova il se stesso giovane con cui riusciamo ad entrare in sintonia, Kitty ha una sua indipendenza e agisce in maniera non frustrante, Bartimeus è intrappolato sulla terra da troppo tempo, è debole e fragile, non più potente e irraggiungibile. Una terna che fa da fondamenta a questa storia notevole.
Contemporaneamente alla Londra moderna, scopriamo di più sul mitico Tolomeo a cui Bartimeus accenna sempre, come fosse un mago progressista e contrario alla schiavitù dei demoni. La sua storia ci viene raccontata contemporaneamente ad un avvicinarsi analogo alle sue idee da parte di Kitty, che studia clandestinamente le tecniche di evocazione.
La storia principale forse è un po' affrettata, l'immunità alla magia tra i comuni che è stata introdotta da pochissimo sembra aver preso piede molto più rapidamente di quanto preannunciato, forse andava seminata meglio prima di trasformarla in una rivolta vera e propria.
Di questa debolezza approfitta il solito mago ribelle che agisce nell'ombra per ribaltare il governo, che provano ad evocare dei demoni all'interno dei loro corpi, seguendo il modello di Honorius all'interno delle ossa di Gladstone. Ovviamente fanno casino e tutto gli sfugge di mano, e tocca al nostro trio riunito (Nathaniel e Bartimeus letteralmente, nello stesso corpo) sconfiggerli e riportare l'ordine usando il bastone di Gladstone.
Il finale è molto toccante, me lo aspettavo per via del parallelismo con la storia di Tolomeo, ma è raro che un autore riesca a distaccarsi tanto dai suoi personaggi da riuscire davvero a farli agire in modo epico e nobile, quando necessario.
Una degna conclusione alla trilogia di Bartimeus, decisamente una lettura consigliata.
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