Animorphs #15, La Fuga
Vogliamo dare spessore a Marco nella serie. Ad ogni costo. Come si può fare? Leeran, alieni anfibi telepatici controller!
Dei controller telepatici sarebbero dannosi perché riuscirebbero a distinguere un qualsiasi animale da un Andalite (o umano) in morph.
Ovviamente sott'acqua, in una base sottomarina in un'isola supercontrollata e militarizzata.
La Applegate continua a mostrarsi fobica verso gli squali in maniera molto diretta, rendendoli di nuovo i cattivi della situazione. Gli Yeerk stanno ingegnerizzando degli squali martello per renderli adatti ad ospitarli e renderli dei controller perfetti per attaccare un pianeta acquatico, come quello dei Leeran.
La grossa incongruenza del libro, perché ce n'è sempre almeno una: la base è controllatissima sott'acqua, dagli squali modificati, ed ovviamente il nostro gruppetto insiste a voler passare da lì; ma nulla impedisce a chiunque voglia farlo di arrivare sulla sua barchetta a remi, o motoscafo. Gli Yeerk sono davvero fortunati che i finti Andalite che li ostacolano siano solo adolescenti senza patente nautica!
Bello rivedere Visser One, controller della madre di Marco, ed approfondire un po' la sua ostilità con Visser Three e come questo attrito li faccia sabotare a vicenda nel tentativo di abbattersi.
mercoledì 24 giugno 2015
venerdì 12 giugno 2015
Il cavaliere dei Sette Regni - George R. R. Martin
Il cavaliere errante. Una storia dei Sette Regni
La spada giurata
Il cavaliere misterioso
Il cavaliere dei Sette Regni raccoglie tre racconti lunghi di Martin, ambientati nel Westeros che tanto apprezziamo (e temiamo) delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, novant'anni prima che inizi la storia della saga.
Il primo elemento che colpisce, seguendo per i Sette Regni Dunk (ser Duncan) ed Egg (il suo scudiero che si scopre presto essere di nobile origine), è la stagione. Le Cronache ci hanno abituati alla neve, al vento, al freddo. In questo Westeros tutto è afa, aridità; le piante seccano, i torrenti diventano più importanti dell'oro nelle dispute tra nobili, la poca pioggia è la benedizione più grande che gli Dei possano mandare agli uomini.
Avrei voluto leggere questi tre racconti prima di iniziare le Cronache, l'ambientazione viene delineata in maniera perfetta e sintetica. Finalmente ci si rivelano i misteri sulle beghe politiche Targaryen, di solito appena accennate e mai spiegate nel dettaglio. Le dispute dinastiche ed ogni dettagli possibile su quel Blackraven che aleggia ancora dopo 90 anni senza che nessuno si sia mai preso il disturbo di spiegarne la ragione.
Duncan è un vero cavaliere, tutto quel che fa segue le rigide regole dell'onore insegnategli dal suo maestro d'armi, ser Arlan di Pennytree, di cui era scudiero. Ser Arlan non lo nomina mai cavaliere, come sarebbe stata sua prerogativa fare, ma Duncan si trova costretto a fingere altrimenti, per necessità.
Appena diventato cavaliere si trova coinvolto suo malgrado in uno scontro dei Sette per aver colpito un principe, difendendo una popolana. In questo scontro muoiono diversi cavalieri tra cui Baelor, erede al trono. Questa morte carica Dunk della responsabilità indiretta di aver privato Westeros di un futuro Re buono ed ammirato, in favore del fratello Aerys.
Lo ritroviamo qualche anno dopo al servizio di Eustace Osgrey, impegnato in una scaramuccia di confine con la Vedova Rossa, la nobile del feudo vicino che vuole privarlo dell'acqua di un torrente contestato. Lord Osgrey si rivela essere un traditore perdonato della rivolta dei Blackfire, costringendo Duncan a proseguire nel suo viaggio, non potendo restare al servizio di un traditore.
Si trova nuovamente immischiato in una cospirazione, o in un tentativo di cospirazione, nell'ultima novella. Un nuovo torneo, il primo dopo quello traumatico della sua iniziazione a cavaliere, che rispettando tutte le leggi di Murphy, si rivela essere una scusa per riunire tutti i principali sostenitori dei Blackfire per iniziare una nuova rivolta. Solo l'intervento di Egg e la venuta provvidenziale di suo padre con l'esercito riescono ad impedire il peggio per l'onesto Duncan.
Duncan l'Alto è un personaggio a cui ci si affeziona rapidamente. Di origini povere, molto retto. Con la moralità di Stannis, ma senza pretese di potere. Le fan-theory insistono molto su come Brienne di Tarth discenda da Dunk. C'è l'altezza e c'è il simbolo che sceglie (casualmente) per il suo scudo, lo stesso albero con la stella cadente che portava ser Duncan. Spero che prima o poi Martin si ritagli un po' di tempo per raccontarci altre avventure, o che si producano fumetti, serie tv o quant'altro - tutto è ben accetto - per completare questa avventura errante.
La spada giurata
Il cavaliere misterioso
Il cavaliere dei Sette Regni raccoglie tre racconti lunghi di Martin, ambientati nel Westeros che tanto apprezziamo (e temiamo) delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, novant'anni prima che inizi la storia della saga.
Il primo elemento che colpisce, seguendo per i Sette Regni Dunk (ser Duncan) ed Egg (il suo scudiero che si scopre presto essere di nobile origine), è la stagione. Le Cronache ci hanno abituati alla neve, al vento, al freddo. In questo Westeros tutto è afa, aridità; le piante seccano, i torrenti diventano più importanti dell'oro nelle dispute tra nobili, la poca pioggia è la benedizione più grande che gli Dei possano mandare agli uomini.
Avrei voluto leggere questi tre racconti prima di iniziare le Cronache, l'ambientazione viene delineata in maniera perfetta e sintetica. Finalmente ci si rivelano i misteri sulle beghe politiche Targaryen, di solito appena accennate e mai spiegate nel dettaglio. Le dispute dinastiche ed ogni dettagli possibile su quel Blackraven che aleggia ancora dopo 90 anni senza che nessuno si sia mai preso il disturbo di spiegarne la ragione.
Duncan è un vero cavaliere, tutto quel che fa segue le rigide regole dell'onore insegnategli dal suo maestro d'armi, ser Arlan di Pennytree, di cui era scudiero. Ser Arlan non lo nomina mai cavaliere, come sarebbe stata sua prerogativa fare, ma Duncan si trova costretto a fingere altrimenti, per necessità.
Appena diventato cavaliere si trova coinvolto suo malgrado in uno scontro dei Sette per aver colpito un principe, difendendo una popolana. In questo scontro muoiono diversi cavalieri tra cui Baelor, erede al trono. Questa morte carica Dunk della responsabilità indiretta di aver privato Westeros di un futuro Re buono ed ammirato, in favore del fratello Aerys.
Lo ritroviamo qualche anno dopo al servizio di Eustace Osgrey, impegnato in una scaramuccia di confine con la Vedova Rossa, la nobile del feudo vicino che vuole privarlo dell'acqua di un torrente contestato. Lord Osgrey si rivela essere un traditore perdonato della rivolta dei Blackfire, costringendo Duncan a proseguire nel suo viaggio, non potendo restare al servizio di un traditore.
Si trova nuovamente immischiato in una cospirazione, o in un tentativo di cospirazione, nell'ultima novella. Un nuovo torneo, il primo dopo quello traumatico della sua iniziazione a cavaliere, che rispettando tutte le leggi di Murphy, si rivela essere una scusa per riunire tutti i principali sostenitori dei Blackfire per iniziare una nuova rivolta. Solo l'intervento di Egg e la venuta provvidenziale di suo padre con l'esercito riescono ad impedire il peggio per l'onesto Duncan.
Duncan l'Alto è un personaggio a cui ci si affeziona rapidamente. Di origini povere, molto retto. Con la moralità di Stannis, ma senza pretese di potere. Le fan-theory insistono molto su come Brienne di Tarth discenda da Dunk. C'è l'altezza e c'è il simbolo che sceglie (casualmente) per il suo scudo, lo stesso albero con la stella cadente che portava ser Duncan. Spero che prima o poi Martin si ritagli un po' di tempo per raccontarci altre avventure, o che si producano fumetti, serie tv o quant'altro - tutto è ben accetto - per completare questa avventura errante.
venerdì 5 giugno 2015
Cronache di Gerusalemme - Guy Delisle
Guy Delisle, l'autore, vola a Gerusalemme con la moglie in missione per Medici senza Frontiere. Reduce da altre missioni simili in cui ha descritto paesi turbolenti in dei reportage a fumetti, inizia ad esplorare, osservare e disegnare quel che succede in un mondo alieno e dagli equilibri precari.
Delisle ci guida in un labirinto fatto di mura, tradizioni dalle origini più disparate, checkpoint, interrogatori. Dove ognuno vive la religiosità in maniera estrema in ogni direzione dello spettro, dalla laicità all'ortodossia prossima al fanatismo. Ci porta a scoprire accordi e convenzioni stratificate nei secoli senza mai essere state messe in discussione, completamente impermeabili alla modernità e alla ragione che tentano disperatamente di farsi ascoltare.
Gerusalemme si rivela essere un luogo estremamente vivace e vario, per un autore che sa coglierne i vantaggi di Nodo delle culture, pur senza dimenticare gli aspetti peggiori, i bombardamenti, i lanci di pietre, la violenza come componente di ogni giorno, i balletti delle colonie.
Cronache di Gerusalemme fa riflettere su quanto sia complesso il problema palestinese, quante forze ci siano in gioco, quanti elementi fuori controllo. L'autore vive in questo ambiente un anno intero, immerso e dedito all'esplorazione diretta, e riesce appena a capire ed intaccare la superficie delle tensioni religiose.
L'approccio spesso umoristico ha un fondo così pesante di cupo pessimismo da generare solo risate tristi e troppo consapevoli che non c'è risata che possa cambiare la situazione.
Ci sono sempre delle frontiere.
Delisle ci guida in un labirinto fatto di mura, tradizioni dalle origini più disparate, checkpoint, interrogatori. Dove ognuno vive la religiosità in maniera estrema in ogni direzione dello spettro, dalla laicità all'ortodossia prossima al fanatismo. Ci porta a scoprire accordi e convenzioni stratificate nei secoli senza mai essere state messe in discussione, completamente impermeabili alla modernità e alla ragione che tentano disperatamente di farsi ascoltare.
Gerusalemme si rivela essere un luogo estremamente vivace e vario, per un autore che sa coglierne i vantaggi di Nodo delle culture, pur senza dimenticare gli aspetti peggiori, i bombardamenti, i lanci di pietre, la violenza come componente di ogni giorno, i balletti delle colonie.
Cronache di Gerusalemme fa riflettere su quanto sia complesso il problema palestinese, quante forze ci siano in gioco, quanti elementi fuori controllo. L'autore vive in questo ambiente un anno intero, immerso e dedito all'esplorazione diretta, e riesce appena a capire ed intaccare la superficie delle tensioni religiose.
L'approccio spesso umoristico ha un fondo così pesante di cupo pessimismo da generare solo risate tristi e troppo consapevoli che non c'è risata che possa cambiare la situazione.
Ci sono sempre delle frontiere.
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Alfabeto pirandelliano - Leonardo Sciascia
In questo librino, Sciascia commenta Pirandello in maniera non accademica e non lineare, ma molto piacevole da leggere.
Alfabeto pirandelliano è una raccolta di note su persone che hanno influito sulla vita e sulla produzione di Pirandello, sui critici che ne hanno discusso, su autori e temi importanti. Si parla della Sicilia in ogni accezione possibile, economica, storica, culturale. Si parla dell'Italia, si parla dei suoi personaggi e del loro rapporto con l'Autore.
Alcuni capitoletti, certo, sono delle supercazzole da letterato, di quelle che farebbero venir mal di pancia alla vittima dell'analisi, ma è un peccato della critica letteraria all'Italiana, non c'è modo di liberarsi di questa attitudine.
Altri sono dei piccoli capolavori, come lo studio etimologico della parola "Cristiano" nella lingua Siciliana delle varie provincie, come partendo dallo scarno significato di "persona" vada ad indicare lo sconosciuto con cui non si hanno rapporti di sangue, contrapposto ai famigliari.
Mi piace davvero questa Sicilia presentata non "a la Camilleri", ma da due voci asincrone di vero spessore culturale, capaci di comunicare e trasmettere il loro amore non solo nel piccolo ristretto circolo del Bar Mongibello ma a tutto il mondo.
Alfabeto pirandelliano è una raccolta di note su persone che hanno influito sulla vita e sulla produzione di Pirandello, sui critici che ne hanno discusso, su autori e temi importanti. Si parla della Sicilia in ogni accezione possibile, economica, storica, culturale. Si parla dell'Italia, si parla dei suoi personaggi e del loro rapporto con l'Autore.
Alcuni capitoletti, certo, sono delle supercazzole da letterato, di quelle che farebbero venir mal di pancia alla vittima dell'analisi, ma è un peccato della critica letteraria all'Italiana, non c'è modo di liberarsi di questa attitudine.
Altri sono dei piccoli capolavori, come lo studio etimologico della parola "Cristiano" nella lingua Siciliana delle varie provincie, come partendo dallo scarno significato di "persona" vada ad indicare lo sconosciuto con cui non si hanno rapporti di sangue, contrapposto ai famigliari.
Mi piace davvero questa Sicilia presentata non "a la Camilleri", ma da due voci asincrone di vero spessore culturale, capaci di comunicare e trasmettere il loro amore non solo nel piccolo ristretto circolo del Bar Mongibello ma a tutto il mondo.
martedì 2 giugno 2015
Il gusto del cloro - Bastien Vivès
Leggere questo fumetto è come tenere il fiato, buttarsi in piscina e fare una vasca senza mai riemergere per respirare. Viene voglia di nuotare più in fretta possibile, perché ci si sente soffocare e si sta male, ma si deve mantenere un ritmo più lento e regolare per non bruciare tutto l'ossigeno e rischiare di fermarsi prima.
I colori, i ritmi, gli spazi di Il gusto del cloro sono semplicemente perfetti.
Il protagonista, in piscina come terapia di riabilitazione, scopre l'acqua ed i movimento associati all'acqua, grazie ad un incontro fortuito. Noi seguiamo questo avvicinamento con scene che alternano in maniera naturale visioni dall'esterno e dall'interno. Soffitti fissati in maniera meccanica e distaccata durante le vasche a dorso, i più disparati personaggi da bordo vasca che continuano con la loro vita.
Ci sono pochissimi dialoghi, proprio come in piscina. Le tavole riescono in un modo che mi è oscuro a trasmettere il suono ovattato delle voci a pelo d'acqua, lo sciabordio delle piccole onde che colpiscono i bordi della piscina, i tuffi sordi e lontani che si sentono quando si è immersi.
Questo fumetto è un'esperienza difficile da raccontare, ma che merita ogni attenzione e vanto ricevuti negli anni.
I colori, i ritmi, gli spazi di Il gusto del cloro sono semplicemente perfetti.
Il protagonista, in piscina come terapia di riabilitazione, scopre l'acqua ed i movimento associati all'acqua, grazie ad un incontro fortuito. Noi seguiamo questo avvicinamento con scene che alternano in maniera naturale visioni dall'esterno e dall'interno. Soffitti fissati in maniera meccanica e distaccata durante le vasche a dorso, i più disparati personaggi da bordo vasca che continuano con la loro vita.
Ci sono pochissimi dialoghi, proprio come in piscina. Le tavole riescono in un modo che mi è oscuro a trasmettere il suono ovattato delle voci a pelo d'acqua, lo sciabordio delle piccole onde che colpiscono i bordi della piscina, i tuffi sordi e lontani che si sentono quando si è immersi.
Questo fumetto è un'esperienza difficile da raccontare, ma che merita ogni attenzione e vanto ricevuti negli anni.
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