Se non sei cittadino cosciente, obbediente e benpensante, la Città a un certo punto ti richiama benevolmente all'ordine. Ma anche se tu ti ostini con impudenza nel tuo errore, la Città non ti punisce. La pena di morte è abolita, il carcere è un'istituzione crudele, barbara e superata. Perciò la Città si limita a indicarti cortesemente la porta: "Tanti saluti e stia bene, caro signore. Auguri." Dunque di che ti lamenti? E' vero che dietro la porta d'è il deserto di un pianeta sconosciuto. E' vero che dal deserto nessuno è mai tornato. Ma questi sono fatti tuoi, amico. La Città cosa c'entra?
Urania 721, 24 aprile 1977
Hart è un polimatematico.
Non sappiamo da dove viene, non sappiamo nulla di lui, se non che viene cacciato dalla Città. L'unica città umana su un pianeta antico e spento, antichissimo, consumato dal tempo, un gigantesco deserto con pochissime oasi rimaste sugli antichi letti dei fiumi dove vivono pochi reietti umani insieme alla popolazione locale, i Khun, piccole creature simili a cani dall'intelligenza limitata.
Il libro racconta il lungo piano di Hart per creare una società sostenibile nel deserto, facendo lavorare insieme uomini e Khun usando le risorse del pianeta, e solo quelle, in modo da renderli indipendenti dai rifornimenti via astronave.
Hart introduce invenzioni e innovazioni, poco alla volta. Navi per veleggiare nel deserto e permettere una cooperazione tra oasi, armi costruite col legno delle piante locali, sistemi di irrigazione. Gli umani hanno idee e progettano, i Khun hanno le tecniche e la manualità necessarie per metterle in pratica. In parallelo la città inizia una crociata per distruggerli, simbolo di un'eresia che non può accettare. L'esilio nel deserto è la punizione tradizionale per ogni crimine, una condanna a morte, o peggio, a una vita di stenti, ma una società prosperosa nel deserto rischia di minare il suo intero sistema giudiziario.
Su grande scala, è una lotta tra una società religiosa e decadente, ostile al cambiamento, e una società razionale e aperta all'integrazione, perché è solo la cooperazione tra razze che permette di prosperare nel deserto.
La città e il deserto è un romanzo molto semplice, con lunghe digressioni filosofiche o riflessive, su quali sono i limiti morali da imporsi per sopravvivere, per difendersi, con un assortimento di personaggi diversi tra loro come ideali e potenzialità, che si scontrano e sfruttano queste loro divergenze per avere la meglio contro avversità umane e naturali.
Barclay ha scritto pochi romanzi e forse non ha avuto un grande impatto sulla fantascienza, ma sono contento di questa lettura, che racconta una storia solida con grandi messaggi ecologici e sociali ben intessuti nella sua narrativa.