Lo stile di Stroud c'è sempre, potente.
Però si perde l'empatia verso i protagonisti che era fondamentale nel primo volume della trilogia di Bartimeus. Niente più giovane apprendista mago sottovalutato dal suo maestro e alla ricerca di rivalsa, che combina guai a cui deve mettere pezza dopo pezza. Niente più demone sfruttato ma tuttosommato felice del suo padrone che gli permette di giocare una interessante battaglia di astuzie.
Nathaniel è diventato un mago vero, interessato ai giochi politici e di potere. Manipola e si lascia manipolare, ha perso la sua innocenza.
Anche il nuovo punto di vista all'interno della resistenza è deludente, Kitty ci mostra una resistenza ben poco fiera e orgogliosa, scarna, dedita a furti e bassezze, senza grandi ideali da seguire o un vero piano.
Notevole l'afrit impazzito dopo essere rimasto a guardia della tomba di Gladstone, che ne usa le ossa per liberarsi dei vicoli dolorosi del mondo fisico.
Un libro che si finisce perché un mistero c'è, quello del golem libero per Londra, e il lettore vuole sapere dove va a parare, chi ha interesse a muoverlo. Per arrivare fino alla soluzione del mistero si passa dalla Praga tanto citata da Bartimeus per le guerre del passato, si scopre una storia molto più variegata e complessa, con ciclicità di resistenza alla magia negli umani osservate solo dai demoni con le loro lunghe vite. Ci si prepara a un crollo della magia, nel libro conclusivo?
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