Undici testi tra autobiografia e saggio. Undici modi di «sentire» fatti, cose, gesti, voci.Tutti i romanzi di Natalia Ginzburg sono in qualche modo autobiografici, Le piccole virtù è il primo che incontro a esserlo esplicitamente.
Gli undici capitoli, slegati tra loro, dipingono una vita intera grazie a dettagli e piccoli aneddoti, persone importanti della sua vita, riflessioni sulla società e sull'educazione.
Ho trovato speciale e toccante il brano dedicato al Ritratto di un amico, in cui crea questa immagine di uno scrittore solo e in lotta con il mondo. Solo la (celebre) morte in una camera d'albergo di fronte alla stazione di Porta Nuova, a Torino, mi ha fatto unire tutti i puntini identificandolo come Cesare Pavese. Sarebbe un brano da leggere, studiando Pavese, per lo spessore umano che aggiunge allo Scrittore, visto come entità da sezionale in temi e periodi e stile e influenze.
Natalia Ginzburg sfocia quasi nel comico, un pezzo di stand-up comedy di grande impatto, Io e lui, con un confronto spietato tra lei e il marito, con interessi, obiettivi, passioni, approcci radicalmente diversi e spesso contrapposti. Quasi nel comico e non completamente, perché c'è un pronfodo affetto nascosto sotto le scene improbabili che racconta.
Un grande tema che attraversa tutti i brani di questa raccolta è quella della passione, del seguire le passioni, del coltivarle, di come si riflettono su chi ci sta attorno facendolo reagire diversamente alla nostra presenza.
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