Ho sempre ammirato Bob Shaw per il suo lavoro sui personaggi, e Sfera orbitale non delude su questo aspetto.
Vance Garamond è il capitano di una nave spaziale, parte di una grande flotta dedita all'esplorazione della Galassia. L'umanità è alla disperata ricerca di nuovi pianeti abitabili su cui espandersi, ma fin'ora ne ha trovato soltanto uno, finito nelle mani di una grande azienda privata che trae profitto dal controllo dell'immigrazione.
Vance si inimica proprio la presidentessa/imperatrice di questa azienda, quando muore suo figlio sotto la sua tutela, costringendolo a fuggire verso lo spazio inesplorato.
Qui, seguendo indizi lasciati da un'antica civiltà, trova una sfera di Dyson, cava e abitabile. Uno spazio più grande e vasto delle capacità umane di astrazione, che risolverebbe ogni problema di spazi dell'umanità. Ovviamente ci sono dei problemi, è impossibile esplorare e controllare un'area così enorme (miliardi di volte la superficie terrestre) e si scoprono altre civiltà attirate in tempi remoti, pericoli, tracce di guerre passate.
Questa scoperta lo riabilita ufficialmente agli occhi della presidentessa, che aspetta il giusto tempo prima di mettere in atto la sua vendetta, portando a uno scontro morale sulla gestione di Orbitsville.
Lo studio dei personagi di Shaw è ancora più incisivo in questo romanzo perché vengono messi di fronte all'immensità. Un mondo vasto e monotono, dove si trova di tutto, ma così tante volte da essere comunque ripetitivo. Orbitsville è quanto di più impersonale e anonimo si possa immaginare nella galassia, dando ancora più importanza all'individualità dei suoi abitanti.
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