Tick e Polly non hanno mai incontrato i loro genitori. Sono confinati nell’appartamento dei bambini dove crescono sotto le cure dell’anziana Tata Warbourogh, nell’attesa di poter incontrare mamma e papà e andare a vivere nel resto della casa. Dopo anni di attesa ormai Polly è diventata troppo grande per i vestiti che ha nell’armadio e dei genitori non c’è ancora nessuna traccia.
CMIII non delude.
In questo romando breve ci sono così tante idee e novità che sembrano quasi sprecate, compresse come dettagli di un mondo così complesso e da usare una sola volta. Sono sicuro che altri autori meno generosi avrebbero munto questa vacca per saghe intere, prima di lasciarla andare, e ammetto che sarei stati tra quelli desiderosi di bersi ogni singola goccia.
Siamo in un mondo futuro, lontano. Non tanto per la tecnologia ma per i costumi e le norme sociali. Gli adulti non si curano più dei bambini, li schifano e lasciano che siano droidi, macchine e ologrammi a crescerli e istruirli. I bambini di conseguenza hanno perso le loro caratteristiche neoteniche, sono piccole sanguisughe che si nutrono del sangue dei fratelli e sorelle maggiori, unici altri umani con cui hanno contatti.
Tick e Polly aspettano i loro genitori, hanno sempre vissuto nella loro attesa, chiusi nei loro alloggi e assediati a creature misteriose. Ovviamente dovranno uscire e scoprire un mondo cadente e in rovina, rimasto in funzione ma abbandonato. Dovranno sopravvivere in una casa-metropoli popolata di fantasmi reali e metaforici.
Non importa se non avete mai letto bizarro fiction. Questa non è *solo* bizarro fiction, è fantascienza delle migliori che abbia mai letto. What if mai sentiti né pensati, situazioni estreme, personaggi complessi nonostante la loro distanza.
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