Il pifferaio magico di Ende è un pifferaio anticapitalista. Ende scrive il libretto di questa opera pochi anni prima di morire, nel 1993.
I cattivi sono i ricchi - preti, giudici, politici -, che vendono le loro anime e il loro paese per il denaro. Adorano un ributtante idolo topo che caca monete in un calice, e per ogni moneta produce un nuovo ratto portatore di malattie e pestilenza.
Così i ratti divorano il cibo di Hamelin, costringendo i ricchi a comprarne dall'esterno e rendendoli ancora più dipendenti dall'idolo ratto, in un circolo vizioso.
Il pifferaio che può allontanare i ratti è la loro salvezza da questa impasse, ma provano comunque a ingannarlo, non disposti a rinunciare alle infinite ricchezze dell'idolo.
Il pifferaio non rapisce i bambini in questa versione della storia: li porta lontani per salvarli dagli adulti del paese, incapaci di cambiare. Dona loro il suo flauto e la capacità di difendersi dai pericoli del denaro, prima di essere ucciso dalle milizie di Hamelin.
La storia è stupenda, piena di colori, di miseria e di emozioni. La traduzione italiana mi ha stupito moltissimo, rime, metrica, suoni, tutto è estremamente naturale negli undici quadri che raccontano questa storia.
Resterà con me a lungo l'immagine dell'idolo ratto dal corpo flaccido e marcio, coperto di piaghe e pustole e impiccato alla sua stessa coda, che ruota lentamente e caca a ogni giro uno zecchino d'oro in un calice.
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