martedì 7 luglio 2020

Lo stadio di Wimbledon - Daniele del Giudice


Italo Calvino lesse questo libro e lo definì "insolito".
Posso solo confermare questa impressione.
Lo stadio di Wimbledon racconta di un viaggio di esplorazione, alla ricerca di memorie e storie di Bobi Bazlen, un letterato triestino, critico letterario e frequentatore dei circoli letterari più importanti. Il protagonista lo segue esplorando Trieste e cercando le persone che lo conoscevano più intimamente, ascoltando storie e mettendo lentamente insieme i pezzi di questa figura, facendo emergere uno scrittore che non scrive, uno scritto di persone e non di testi, a cui tutti fanno riferimento ma che evita per tutta la vita i riflettori.
Siamo in un'epoca pre-internet, pre-informazione, dove la ricerca è fatta di attese, appuntamenti, campanelli e case sconosciute. Metà dell'esperienza sono le persone che si incontrano, i salotti in cui ci si accomoda, i bar in cui si aspetta, e Simone del Giudice non ce ne risparmia neanche uno, non molliamo il suo alter ego neanche per un passo. Così vicini eppure così distaccati grazie allo stile quasi asettico dell'autore.
La lettura (o meglio, l'ascolto su Ad Alta Voce), mi ha lasciato un certo amaro in bocca, un senso di incompiutezza. Non c'è un punto di arrivo, solo una lenta consapevolezza che non tutto ha un senso, che le persone sono complicate, che i rapporti umani sono una matassa fuori controllo che qualcuno riesce a gestire meglio di altri, ma mai completamente.
Buona parte del colore del libro sono i luoghi, Trieste, Londra. Descritti in maniera così analitica e razionale da poter seguire su una mappa ogni spostamento. Penso che leggere Lo stadio di Wimbledon conoscendo i luoghi di cui parla sia un'esperienza completamente diversa.

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