Uno degli acquisti con cui sono tornato dal Salone del Libro di Torino di quest'anno. La Neropress (L'eroe delle terre morenti nello store) pubblica sempre qualcosa di ottimo poco prima della fiera, un po' mi sono fidato, un po' mi ispirava la storia.
Intanto per fugare i dubbi, l'ambientazione ha ben poco in comune con la Terra Morente di Vance. C'è il sole rosso e la terra sta morendo, sì, ma la somiglianza di ferma lì.
Hansio, una sorta di Solomon Kane disilluso, combatte contro un'inarrestabile invasione degli zombie che scendono dal freddo nord. Gli Hastur, i sacerdoti che l'hanno nominato eroe affidandogli una spada che si illumina vicino agli zombie (chiamiamola Pungolo per comodità), non hanno pensato alla comodità di costruire una Barriera per difendersi, quindi c'è una resistenza, battaglie, tutto l'ambaradan per la sopravvivenza.
Ovviamente ci sono anche i sacerdoti cattivi mangiapersone che controllano gli zombie, che in orda, uniti a intelligenza e strategia, rischiano di diventare pericolosi.
Hansio riceve una missione, salvare una ragazzina preziosa per i destini del mondo. Non vuole perché ha i patemi, ma gli promettono di sollevarlo dal suo voto da Eroe. Sapete dove si va a parare da qua.
Scherzi e reinterpretazioni a parte, il romanzo è scritto bene, l'idea di base è solida e ben sviluppata. Mi direte che è normale per un romanzo fantasy, ma vi garantisco che non è così. Vedere come tutto si spiega in maniera ragionevole alla fine della storia, non resta nulla in sospeso né per il lettore né per il protagonista, è qualcosa di davvero raro.
Se dovessi trovare delle pecche, citerei l'abbondanza di scene di azione che renderebbero meglio in video che raccontate. C'è un limite al numero di teste mozzate, crani scoperchiati e arti volanti che si possono descrivere prima che smettano di essere interessanti. Avrei quasi visto meglio L'eroe delle terre morenti come racconto lungo, spogliandolo di tante scene cosmetiche e concentrando l'azione.
Globalmente una lettura che mi sento di consigliare, fa sempre piacere avere nuovi scrittori fantasy di qualità in italiano.
E poi zombie, che volete di più?
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martedì 17 maggio 2016
mercoledì 11 novembre 2015
Zombie History - Livio Gambarini, Scott Kenemore
Zombie History è una mini raccolta di racconti a tema edita dalla Nero Press. Il tema è molto particolare e specifico: epidemie zombie "nella storia".
La Nero Press è sempre una garanzia.
Contiene due racconti.
Il primo racconto è dell'italico Livio Gambarini, di gran moda di recente, "La grande moria". Ci presenta una insolita epidemia zombie nella Firenze del 1300, vista da un (giovane) Boccaccio che si rifugia in un campanile per nascondersi e sopravvivere.
Ammetto che è la prima volta che vedo la peste bubbonica reinterpretata in chiave zombie, ed è un accostamento davvero affascinante per l'affinità naturale tra le due epidemie.
Buttiamoci in mezzo riferimenti letterari e reinterpretazzioni della storia boccacesca, ed il risultato è un racconto che merita di essere letto e consigliato.
Il secondo racconto, dell'americano Kenemore, "La battaglia di Harlem Heights", piazza invece i nostri zombie durante la guerra di indipendenza americana. Il generale Washington incontra in segreto il generale delle truppe inglesi per discutere di strane creature incontrate in una caverna nei boschi di Harlem. Indiani morti da tempo risorti per difendere il loro territorio.
Purtroppo la mia mente non può fare a meno di saltare alle trame di Sleepy Hollow e il suo approccio per cui "tutto ciò che riguarda i padri fondatori in realtà è una copertura per trame sovrannaturali", che un po' mi guasta il racconto.
Kenemore insiste molto sul citare casualmente i luoghi attorno ad Harlem con i nomi del tempo, indiani e olandesi, per il piacere intellettuale di dirci "guarda come somigliano ai nomi attuali dei quartieri di New York", che sarebbe divertente come gioco, se non fosse ripetuto davvero troppe volte.
Gambarini, ottimo, anche per via dell'ambientazione nostrana che è piacevole da leggere e ritrovare nei nostri ricordi di letteratura.
Kenemore, divertente ma molto più forzato, con solo il finale profetico a salvare il racconto.
La Nero Press è sempre una garanzia.
Contiene due racconti.
Il primo racconto è dell'italico Livio Gambarini, di gran moda di recente, "La grande moria". Ci presenta una insolita epidemia zombie nella Firenze del 1300, vista da un (giovane) Boccaccio che si rifugia in un campanile per nascondersi e sopravvivere.
Ammetto che è la prima volta che vedo la peste bubbonica reinterpretata in chiave zombie, ed è un accostamento davvero affascinante per l'affinità naturale tra le due epidemie.
Buttiamoci in mezzo riferimenti letterari e reinterpretazzioni della storia boccacesca, ed il risultato è un racconto che merita di essere letto e consigliato.
Il secondo racconto, dell'americano Kenemore, "La battaglia di Harlem Heights", piazza invece i nostri zombie durante la guerra di indipendenza americana. Il generale Washington incontra in segreto il generale delle truppe inglesi per discutere di strane creature incontrate in una caverna nei boschi di Harlem. Indiani morti da tempo risorti per difendere il loro territorio.
Purtroppo la mia mente non può fare a meno di saltare alle trame di Sleepy Hollow e il suo approccio per cui "tutto ciò che riguarda i padri fondatori in realtà è una copertura per trame sovrannaturali", che un po' mi guasta il racconto.
Kenemore insiste molto sul citare casualmente i luoghi attorno ad Harlem con i nomi del tempo, indiani e olandesi, per il piacere intellettuale di dirci "guarda come somigliano ai nomi attuali dei quartieri di New York", che sarebbe divertente come gioco, se non fosse ripetuto davvero troppe volte.
Gambarini, ottimo, anche per via dell'ambientazione nostrana che è piacevole da leggere e ritrovare nei nostri ricordi di letteratura.
Kenemore, divertente ma molto più forzato, con solo il finale profetico a salvare il racconto.
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