Ayla e Giondolar lasciano i Mamutoi, finalmente felici, e questo libro ci racconta il lungo estenuante viaggio attraverso tutta l'Europa per tornare alla nona caverna degli Zelandoni.
Si tratta sicuramente del più noioso della saga, gli avvenimenti sono più o meno ripetitivi, si reincontrano popolazioni già viste, grande sorpresa per cavalli e lupo, grandi innovazioni tecnologiche col propulsore, la pietra focaia, il tirafili, quant'altro. Tutti si scandalizzano più o meno appena scoprono che i Testapiatta sono umani. Ayla si affeziona alle persone del posto, Giondolar ha fretta e devono ripartire, strazio e saluti.
Poi si ripete tutto da capo con la popolazione successiva.
Le scene di maggior interesse sono la lotta contro la società allo sbando di proto-amazzoni che tengono i loro uomini in un recinto, dove finalmente la minacciosità di Lupo si concretizza in maniera scenica per impressionare i primi veri cattivi (per scelta e non per cultura) della saga; l'incontro con l'uomo ferito del Clan (un Testapiatta) e il tentativo di mediazione culturale che ha grandi potenzialità per i volumi seguenti.
Le pianure del passaggio è da leggere con animo leggero e pronto a saltare le scene troppo ripetitive con descrizioni compulsivamente complete e accurate di flora, fauna, abitudini migratorie, geologia, quant'altro si possa inserire che sia stato studiato dell'epoca. Leggete alla leggera e se vi interessa esistono saggi con tutte queste informazioni presentate in maniera sistematica e più gradevole che non tentando di spacciarle per intrattenimento.
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