venerdì 28 novembre 2014

La genesi della specie - Robert J. Sawyer

Urania 1536, Luglio 2008

Premio Hugo per il miglior romanzo 2003

Chi è Ponter Boddit, e che cosa vuole nel nostro universo? Non è questione di razzismo - benché Ponter sia piuttosto brutto e abbia tutta l'aria di un parvenu - ma di elementare evoluzionismo: quell'essere è un Neanderthal! Ora, tutti sanno che i Neanderthal hanno perso, che al gioco delle specie più evolute hanno subìto cappotto, venendo soppiantati dall'Homo sapiens. Ma forse gli uomini di Neanderthal hanno fatto fortuna altrove, forse abitano un mondo diverso e tuttavia reale da cui, a volte, si può ritornare. Se è così, Ponter Boddit, coltissimo scienziato Neanderthal, ha fatto semplicemente naufragio nella nostra poco ospitale realtà...

Adoro i romanzi dei "what if", con piccoli cambiamenti che portano a cambiamenti nel mondo dalle implicazioni difficilmente immaginabili e strutturabili in una struttura complessa.

Questo è uno dei migliori "what if" che io abbia mai letto, cosa sarebbe successo se anziché i Sapiens fossero stati i Neanderthal a diventare la specie dominante sulla terra?
Cosa succederebbe se un universo Neanderthal e uno Sapiens entrassero in contatto, per caso, tramite un varco?

Questo è tutto il succo del romanzo, poi Sawyer fa un lavoro grandioso immaginando una cultura Neanderthal radicalmente diversa da quella umana, prendendo spunti e idee da varie teorie archeologiche e alcune volte semplicemente immaginando soluzioni plausibili ma incredibilmente aliene al nostro modo di vivere, come la struttura sociale in cui ognuno è in una relazione stabile con una persona del sesso opposto per ragioni riproduttive e con una del proprio sesso per la vita quotidiana.

Lo sdoppiamento del romanzo nelle due linee narrative "di qua del varco" permette di raccontare sia il senso di estraneità provato da Ponter Bobbit, scienziato neanderthal in visita contro la sua volontà sul nostro pianeta sfruttato, bruciato, sovrappopolato, con la convizione sempre più radicata di esservi bloccato per sempre, sia il senso di ordine e regolarità del pianeta alternativo in cui vive il compagno di Ponter, Adikor Huld, accusato della scomparsa/omicidio in una società orwelliana in cui il fatto stesso di non poter documentare un avvenimento viene considerato sospetto ed accusatorio.

In questo primo volume della trilogia Sawyer si concentra sul lato tecnologico e sociale, evitando ancora gli scontri filosofici e religiosi che affiorano naturalmente e (suppongo) esploderanno nei seguiti.
Questo rende un po' piatta e stereotipata la scienziata umana, Mary Vaughan, e il suo affezionarsi a Ponter. Serve per la trama, è chiaro, ma non è gustificato o ragionevole.

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