Shenzhen è il primo reportage a fumetti di Delisle. Lo stile è ancora abbozzato e la struttura delle opere successive deve ancora emergere. Non c'è una divisione in piccoli episodi significativi e le piccole trame si confondono tra loro, anche complice una Cina dall'aria molto standardizzata e grigia (come le matite dell'autore) e dai volti quasi deformi delle folle onnipresenti.
Non essendo libero di girare per il paese come nei viaggi al seguito di una ONG, Delisle forse visita meno luoghi interessanti e rilevanti, ma è comunque molto piacevole leggere della vera e propria divisione in caste territoriale, con al vertice le grandi città commerciali, seguite dalle città per gli stranieri, come Shenzhen appunto, quelle per il popolo e le campagne. Un ambiente in cui è difficilissimo risalire verso gli ambienti più benestanti e cambiare di status.
Delisle sembra allo stesso tempo inorridito e affascinato dalla Cina. Sorpreso dall'ospitalità coatta a cui viene sottoposto ovunque vada, dagli sforzi di tutti per comunicare con lui (senza grande successo) e soprattutto dalla completa indifferenza di tutte le persone verso la politica, a parte un brevissimo commento poco prima della sua partenza.
Non è la Cina che ci immaginiamo, è una Cina fatta di persone e di società, più che si storia e tradizioni.
Visualizzazione post con etichetta fumetto. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fumetto. Mostra tutti i post
giovedì 3 settembre 2015
martedì 25 agosto 2015
Pyongyang - Guy Delisle
Per un caso curioso, sto leggendo i reportage a fumetti di Guy Delisle a ritroso, passando da uno stile maturo e ben scandito ai primi esperimenti, ancora incerti.
Delisle visita la Corea del Nord non al seguito della moglie (ancora assente), medico di MsF, ma come collaboratore di uno studio di animazione che ha subappaltato alla Corea la "manovalanza" dell'animazione.
Dei tanti paesi con libertà limitate, che ignorano i diritti dell'uomo, reprimono ogni forma di dissidenza, la Corea è quella che più mi ha inquietato. Per la completa chiusura al mondo ovunque non sia necessario, per la rassegnatezza delle persone. Non si parla mai di resistenza, di dissidenza, di tentativi di comunicare con il mondo, di informarsi. Non c'è traccia di quello che ci aspetteremmo da persone costrette a vivere nelle ristrettezze di un regime tanto opprimente.
Gli stranieri provano a fare nulla, ovviamente, perché sono consapevoli di essere in una situazione pericolosa, i nordcoreani a contatto con loro hanno sempre molto da perdere, famiglie, posizione sociale, se lasciano traspirare qualsiasi segno di scontentezza.
Guy Delisle fa un magnifico lavoro nel cercare le crepe in questa facciata lucida e falsa del regime. Scuote chiunque incontri alla ricerca di quell'umanità rinchiusa che aspetta solo un piccolo varco per mostrarsi.
Pensavo che Israele fosse folle, caotica e irrazionale, ma almeno era umana in ogni sua manifestazione.
Delisle visita la Corea del Nord non al seguito della moglie (ancora assente), medico di MsF, ma come collaboratore di uno studio di animazione che ha subappaltato alla Corea la "manovalanza" dell'animazione.
Dei tanti paesi con libertà limitate, che ignorano i diritti dell'uomo, reprimono ogni forma di dissidenza, la Corea è quella che più mi ha inquietato. Per la completa chiusura al mondo ovunque non sia necessario, per la rassegnatezza delle persone. Non si parla mai di resistenza, di dissidenza, di tentativi di comunicare con il mondo, di informarsi. Non c'è traccia di quello che ci aspetteremmo da persone costrette a vivere nelle ristrettezze di un regime tanto opprimente.
Gli stranieri provano a fare nulla, ovviamente, perché sono consapevoli di essere in una situazione pericolosa, i nordcoreani a contatto con loro hanno sempre molto da perdere, famiglie, posizione sociale, se lasciano traspirare qualsiasi segno di scontentezza.
Guy Delisle fa un magnifico lavoro nel cercare le crepe in questa facciata lucida e falsa del regime. Scuote chiunque incontri alla ricerca di quell'umanità rinchiusa che aspetta solo un piccolo varco per mostrarsi.
Pensavo che Israele fosse folle, caotica e irrazionale, ma almeno era umana in ogni sua manifestazione.
Etichette:
bookcrossing,
fumetto,
guy delisle,
reportage,
rizzoli
venerdì 3 luglio 2015
Diario del cattivo papà - Guy Delisle
Diario del cattivo papa è un librino minimo di Delisle, che ci mostra come essere un cattivo papà, nel modo giusto, porti in realtà ad essere un ottimo papà.
Il volume è diviso in scene isolate di interazione con i figli, interazioni ingenue e dove spesso emerge il lato infantile dei genitori, tenuto appena a bada per conservare l'apparenza di adulto di cui un genitore ha il dovere di ammantarsi.
Delisle riesce a trasmettere in pochissime parole quel che Guareschi trasmette nei suoi racconti di "Vita in Famiglia", e questo mi ha sorpreso non poco.
Il volume è diviso in scene isolate di interazione con i figli, interazioni ingenue e dove spesso emerge il lato infantile dei genitori, tenuto appena a bada per conservare l'apparenza di adulto di cui un genitore ha il dovere di ammantarsi.
Delisle riesce a trasmettere in pochissime parole quel che Guareschi trasmette nei suoi racconti di "Vita in Famiglia", e questo mi ha sorpreso non poco.
Cronache birmane - Guy Delisle
La mia prima lettura di un reportage a fumetti di Delisle, Cronache di Gerusalemme, mi ha appassionato, istruito e portato in una spirale di informazione positiva, quindi non ho aspettato molto per riprovarci. Avrei voluto leggere Pyongyang, sulla Korea del Nord, ma la biblioteca passava solo le Cronache Birmane. Quindi... sono andato in Birmania!
Molto più di Gerusalemme, la Birmania trasmette un senso di estraneità, come tradizioni e cultura. Non c'è l'irrazionalità religiosa, ma una costante ed onnipresente irrazionalità politica, tipica delle dittature, ma solitamente più nascosta e sottile.
I piccoli episodi in cui è diviso il volume permettono di assaporare tante piccoli racconti, non necessariamente collegati. Si salta dalle isole (con muri e filo spinato) felici delle ambasciate, con piscine e lussi, fino alle cliniche nei sobborghi e ai quartieri dell'eroina, dove è il governo stesso a non voler cambiare la situazione, perché un giovane drogato è più gestibile di un giovane manifestante.
Incredibilmente agrodolce (e forse depresso) il finale razionale, con MSF Francia che si ritira dalla Birmania, non perché non serva più il suo intervento, ma perché il direttivo si rende conto che la dittatura li sta usando al posto di sviluppare un sistema sanitario nazionale, e che quindi restare sarebbe un modo per collaborare e supportare il regime.
Achtung! La lettura produce calore in maniera indiretta. Si suda in Birmania, si suda leggendo.
Etichette:
fumetto,
guy delisle,
reportage,
rizzoli
venerdì 5 giugno 2015
Cronache di Gerusalemme - Guy Delisle
Guy Delisle, l'autore, vola a Gerusalemme con la moglie in missione per Medici senza Frontiere. Reduce da altre missioni simili in cui ha descritto paesi turbolenti in dei reportage a fumetti, inizia ad esplorare, osservare e disegnare quel che succede in un mondo alieno e dagli equilibri precari.
Delisle ci guida in un labirinto fatto di mura, tradizioni dalle origini più disparate, checkpoint, interrogatori. Dove ognuno vive la religiosità in maniera estrema in ogni direzione dello spettro, dalla laicità all'ortodossia prossima al fanatismo. Ci porta a scoprire accordi e convenzioni stratificate nei secoli senza mai essere state messe in discussione, completamente impermeabili alla modernità e alla ragione che tentano disperatamente di farsi ascoltare.
Gerusalemme si rivela essere un luogo estremamente vivace e vario, per un autore che sa coglierne i vantaggi di Nodo delle culture, pur senza dimenticare gli aspetti peggiori, i bombardamenti, i lanci di pietre, la violenza come componente di ogni giorno, i balletti delle colonie.
Cronache di Gerusalemme fa riflettere su quanto sia complesso il problema palestinese, quante forze ci siano in gioco, quanti elementi fuori controllo. L'autore vive in questo ambiente un anno intero, immerso e dedito all'esplorazione diretta, e riesce appena a capire ed intaccare la superficie delle tensioni religiose.
L'approccio spesso umoristico ha un fondo così pesante di cupo pessimismo da generare solo risate tristi e troppo consapevoli che non c'è risata che possa cambiare la situazione.
Ci sono sempre delle frontiere.
Delisle ci guida in un labirinto fatto di mura, tradizioni dalle origini più disparate, checkpoint, interrogatori. Dove ognuno vive la religiosità in maniera estrema in ogni direzione dello spettro, dalla laicità all'ortodossia prossima al fanatismo. Ci porta a scoprire accordi e convenzioni stratificate nei secoli senza mai essere state messe in discussione, completamente impermeabili alla modernità e alla ragione che tentano disperatamente di farsi ascoltare.
Gerusalemme si rivela essere un luogo estremamente vivace e vario, per un autore che sa coglierne i vantaggi di Nodo delle culture, pur senza dimenticare gli aspetti peggiori, i bombardamenti, i lanci di pietre, la violenza come componente di ogni giorno, i balletti delle colonie.
Cronache di Gerusalemme fa riflettere su quanto sia complesso il problema palestinese, quante forze ci siano in gioco, quanti elementi fuori controllo. L'autore vive in questo ambiente un anno intero, immerso e dedito all'esplorazione diretta, e riesce appena a capire ed intaccare la superficie delle tensioni religiose.
L'approccio spesso umoristico ha un fondo così pesante di cupo pessimismo da generare solo risate tristi e troppo consapevoli che non c'è risata che possa cambiare la situazione.
Ci sono sempre delle frontiere.
Etichette:
fumetto,
guy delisle,
reportage,
rizzoli
martedì 2 giugno 2015
Il gusto del cloro - Bastien Vivès
Leggere questo fumetto è come tenere il fiato, buttarsi in piscina e fare una vasca senza mai riemergere per respirare. Viene voglia di nuotare più in fretta possibile, perché ci si sente soffocare e si sta male, ma si deve mantenere un ritmo più lento e regolare per non bruciare tutto l'ossigeno e rischiare di fermarsi prima.
I colori, i ritmi, gli spazi di Il gusto del cloro sono semplicemente perfetti.
Il protagonista, in piscina come terapia di riabilitazione, scopre l'acqua ed i movimento associati all'acqua, grazie ad un incontro fortuito. Noi seguiamo questo avvicinamento con scene che alternano in maniera naturale visioni dall'esterno e dall'interno. Soffitti fissati in maniera meccanica e distaccata durante le vasche a dorso, i più disparati personaggi da bordo vasca che continuano con la loro vita.
Ci sono pochissimi dialoghi, proprio come in piscina. Le tavole riescono in un modo che mi è oscuro a trasmettere il suono ovattato delle voci a pelo d'acqua, lo sciabordio delle piccole onde che colpiscono i bordi della piscina, i tuffi sordi e lontani che si sentono quando si è immersi.
Questo fumetto è un'esperienza difficile da raccontare, ma che merita ogni attenzione e vanto ricevuti negli anni.
I colori, i ritmi, gli spazi di Il gusto del cloro sono semplicemente perfetti.
Il protagonista, in piscina come terapia di riabilitazione, scopre l'acqua ed i movimento associati all'acqua, grazie ad un incontro fortuito. Noi seguiamo questo avvicinamento con scene che alternano in maniera naturale visioni dall'esterno e dall'interno. Soffitti fissati in maniera meccanica e distaccata durante le vasche a dorso, i più disparati personaggi da bordo vasca che continuano con la loro vita.
Ci sono pochissimi dialoghi, proprio come in piscina. Le tavole riescono in un modo che mi è oscuro a trasmettere il suono ovattato delle voci a pelo d'acqua, lo sciabordio delle piccole onde che colpiscono i bordi della piscina, i tuffi sordi e lontani che si sentono quando si è immersi.
Questo fumetto è un'esperienza difficile da raccontare, ma che merita ogni attenzione e vanto ricevuti negli anni.
Etichette:
Black Velvet,
fumetto,
graphic novel,
vivès
Iscriviti a:
Post (Atom)