Urania 715, 30 Gennaio 1977
Un tranquillo villaggio inglese è teatro di allarmanti fenomeni: stoviglie che volano per conto loro, strane luci bluastre, furti insensati, sonnambuli, cadaveri che scompaiono. Chiamare la polizia? Chiamare una medium? Non serve: bisogna ritrovare le puntate di un vecchio "fumetto" di fantascienza, fra le cui strisce dimenticate si nasconde la chiave - ingegnosissima - dell'enigma.
Psicospettro è un romanzo particolare, un fantasy mascherato da fantascienza, forse viceversa.
Un medico di una piccola comunità si trova a dover curare e interagire con un paziente affetto da schizofrenia. La sua malattia si manifesta sotto forma di fenomeni psichici, telecinesi, effetti inquietanti.
L'intervento di una medium per capire l'origine dei fenomeni porta alla separazione delle due personalità del paziente, quella "reale" e sana e quella del mondo di fantasia in cui vive, creata a partire da un fumetto letto durante l'infanzia, che si trasferisce in un cadavere e inizia a vivere secondo le regole del suo mondo immaginario.
Per quanto le lunghe scene nel mondo alternativo vissuto attraverso gli occhi del paziente siano oggettivamente pesanti e incomprensibili, perché ci precipitano in una ambientazione sconosciuta e appena accennata, superato lo scoglio in cui le due linee narrative sono completamente scorrelate tra loro e viene esplicitato il collegamento con la storia vera (e che siamo interessati a seguire), il seguito scorre piacevolmente.
La traduzione è datata e non priva di problemi. Abbiamo persino un ricorrente e classicissimo "orologio del nonno" (grandfather clock, pendola) che così spesso torna nelle traduzioni degli anni '60 e '70, abbastanza da farmi domandare se le pendole già esistessero o il termine sia stato introdotto dopo in italiano.
Nessun commento:
Posta un commento