Ho riletto Ayla figlia della terra dopo aver visto (con ampio ritardo) l'ultima del sesto ed ultimo volume della saga.
Per quanto strano, era stato un libro importante nel formare la mia visione del mondo, quando l'avevo letto da bambino, mi ha insegnato che "tutto può andare male, e poi peggio, ma se ti impegni puoi tirare a fondo con te le persone che ti fanno del male". Quindi ero un po' timoroso ed un po' curioso di rileggerlo, per vedere quanto di quel che ricordavo fosse frutto di una elaborazione e quanto vero. Sono felice che fosse tutto incredibilmente accurato!
Non c'è realismo nel ciclo de I figli della terra, l'intera saga è un romanzo di formazione in cui una (poi due) persone letteralmente inventano ogni tecnologia scoperta dall'uomo nell'arco di qualche millennio. Non c'è neppure una grande inaccuratezza, anzi, a volte si è sopraffatti dalla mole di dettagli botanici, geologici, quant'altro l'autrice avesse studiato come materiale per i romanzi per poi decidere di condividerlo a forza.
L'essenza del libro sono i suoi personaggi, squadrati e netti. Ayla è il prototipo di estraneo in un ambiente socialmente poco ospitale; Creb è l'uomo sacro al di sopra di chiunque altro della sua razza, l'"intelligente"; Brun il prototipo del leader buono con un grande senso del bene comune e delle conseguenze a lungo termine di ogni sua decisione; Brud è il prototipo del bullo, il cattivo non lungimirante e destinato a fallire per sua stessa incapacità. Ognuno si comporta strettamente secondo le regole personali dell'archetipo che rappresenta.
Questo primo volume è forse quello che fa più infuriare e stare male con il lettore, si empatizza con l'unico personaggio simile a noi e si soffre ogni pagina per le angherie ed i soprusi. Sapere che le sue sorti miglioreranno in un crescendo di positività nel corso della serie è l'unica promessa che aiuta a sopportare!
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