Da quando ha assistito alla morte di un uomo per mano del Sommo Lord, Sonea vive giorni di angoscia. E non le è certo di consolazione aver finalmente conquistato la fiducia e il rispetto degli altri novizi grazie alle sue eccezionali capacità magiche. Infatti Akkarin non solo le ha rivelato che una minaccia mortale aleggia sulla Corporazione e sulla città di Imardin, ma le ha anche mostrato alcuni antichi tomi, in cui viene chiarito il motivo per cui la magia nera è stata bandita: molto tempo addietro, uno dei novizi l'aveva usata contro gli altri maghi della Corporazione, e l'esito era stato drammatico. Sonea è confusa; il Sommo Lord l'ha resa partecipe di quei segreti perché è in ansia per il destino della regione di Kyralia o perché vuole servirsi di lei per i suoi oscuri piani? Poi uno schiavo della vicina Sachaka confessa alla ragazza di essere una spia, incaricata di scoprire i punti deboli della Corporazione, e allora Sonea, abbandonato ogni indugio, comprende che, se dovesse succedere qualcosa ad Akkarin, nessun altro potrebbe contrastare i maghi di Sachaka. A meno che pure lei non venga iniziata ai misteri della magia nera...Il terzo volume della trilogia è probabilmente il peggiore, tutti i difetti precedenti tornano insieme in concerto per roviare un'esperienza che poteva essere davvero grandiosa.
Le trame secondarie che prima servivano da supporto alla storia di Sonea, svelando retroscena sui viaggi e le scoperte del Sommo Lord, ora vengono portate avanti senza una ragione, perché ormai hai i personaggi in giro e non li puoi abbandonare. La storia gay di Dannyl ha stancato, abbiamo capito che i maghi sono omofobi e diventa un po' trita. Lo vediamo tornare al momento opportuno per la battaglia finale, ma neppure lì le due storie riescono a riconnettersi davvero.
Ceryni che aveva un suo ruolo nel primo volume, era quasi sparito nel secondo, ora torna importante. Purtroppo non sa nulla, non è stato integrato nella trama principale, e la soluzione è assegnargli Savara, un personaggio Tinca, una maga nemica prima di spessore e motivazioni che vuole aiutarli a combattere e il cui unico scopo è fornire informazioni quando serve senza doverle motivare in modo complesso. Non interagirà mai con nessuno degli attori principali venendo dimenticata nel finale.
Le cotte di Sonea. Si poteva evitare di farla innamorare di Akkarim? Forse sì, è cliché, rovina la preparazione e il distacco con il figlio di Rothen, preparato con tanta cura. Serve per rendere più interessanti i capitoli dell'esilio dandoci qualcosa di più di sassi sabbia rocce e fughe a cui badare, e per drammatizzare il finale in cui sono tutti in pericolo di vita.
Wordbuilding. Era stata tanto accurata la costruzione sociale e storica di Imardin, che per contrasto i nemici sono piatti. Sono cattivi, usano la magia ma non tutta, ci sono sabbia, deserto e schiavitù. Sono dei cattivi bidimensionali e un po' ottusi sia nel raccogliere informazioni (mandando assassini nella città nemica? Niente di più vistoso?) sia nel pianificare le battaglie.
Deludente. Non abbastanza da non farmi proseguire la saga con prequel e trilogia successiva, però. Poteva essere molto peggio ma poteva anche essere molto meglio.
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