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lunedì 11 gennaio 2016

Trilogia del ritorno - Fred Uhlman

Ero scettico, iniziando a leggere questa trilogia di racconti lunghi. Non amo particolarmente le testimonianze storiche romanzate e Uhlman mi è capitato in mano un po' per caso.

Mi ha sorpreso, perché riesce a evitare tutti gli angoli più "banali" e visti della seconda guerra mondiale vista e raccontata da un ebreo in Germania, dando un taglio intimo e particolare ai racconti.

L'amico ritrovato parla di un ragazzo ebreo che fa amicizia con un compagno di classe, di nobile famiglia tedesca. La famiglia dell'amico sviluppa nel giro di poco più di un anno simpatie verso Hitler e la sua nuova politica, forzandoli ad allontanarsi, fino all'espatrio preventivo del protagonista.

Un'anima non vile racconta la stessa storia ma a ruoli invertiti, dal punto di vista del ragazzo tedesco, questa volta manipolato dalla famiglia e messo sotto costante pressione. Rivive gli anni della scuola in un'ultima lettera prima di essere giustiziato per l'attentato alla vita di Hitler del '44.

Niente resurrezioni, per favore fatico ad inserirlo nello stesso filone dei primi racconti, mi sembra estraneo. Parla di un ritorno in Germania vent'anni dalla fine della guerra, ritrovando per caso dei compagni di quello stesso ginnasio che lega la trilogia. Purtroppo ogni tedesco nasconde l'ombra del nazismo e non riesce a fidarsi di nessuno, finendo per accettare ed abbracciare la sua estraneità alla Germania che per i primi vent'anni di vita l'ha cresciuto.

Lo stile di Uhlman è sparso, velocissimo e quasi ipnotico. È difficile staccarsi da uno dei racconti prima di averlo finito. Le storie che racconta, per quanto semplici, sono intrecciate con se stesse, divagano quando c'è della tensione, accelerano quando non c'è tensione, impedendo di allontanarsi. Sono quasi costretto ad ammettere di aver apprezzato questa trilogia più per lo stile e la maestria nello scrivere che per i (pur giusti e buoni) messaggi che ci trasmette.

domenica 3 gennaio 2016

Nuova grammatica finlandese - Diego Marani

Sampo viene trovato a Trieste con una contusione al capo, incapace di parlare, leggere o capire discorsi altrui. Sugli abiti porta scritto quello che sembra essere il suo nome, Sampo Karjalainen.

Un medico finlandese, riconosciuta l'origine di questo nome, lo prende sotto la sua ala e inizia a rieducarlo al linguaggio senza troppe speranze, prima in Italia e poi rimandandolo in Finlandia per immergersi nella cultura locale per sbloccare i suoi ricordi e la sua identità perduta.

La storia è originale e davvero appassionante da seguire, anche se per il fatto stesso di non poter sentire e capire i dialoghi altrui, quasi tutto il libro è narrato, il mondo viene osservato senza le parole per descriverlo, tutto suona ostile e sconosciuto. L'effetto è pesante e opprimente.

Sampo ascolta le parole, le disseziona, non riesce mai veramente ad assaporarne il meccanismo. Ogni suo rapporto umano viene assorbito dalla sua ossessione per il linguaggio. Il prete ortodosso che gli narra leggende della mitologia nordica, l'infermiera che prima l'aveva accolto e da cui riceve lettere a cui non riesce mai a rispondere. Tutti finiscono per allontanarsi e perdersi.

I brani mitoloci narrati da Koskela, il cappellano militare, sono dei piccoli capolavori in sé, narrati in uno stile incredibilmente evocativo, pieno di immagini e di energia grezza.

Nuova grammatica finlandese è un grande libro. Non è una lettura leggera ed è facile sentirsi quasi sommersi dalla mancanza di parole e di comunicazione nel testo, ma merita lo sforzo di resistere.

martedì 29 dicembre 2015

American Parmigiano - Wu Ming

American Parmigiano, testo integrale sul sito di Wu Ming.

Questo racconto è una strana discesa nella storia della rivoluzione americana, vista del punto di vista di uno storico mandato dai produttori di Parmigiano italiani ad indagare in New Jersey.
In America un grande caseificio ha trovato prove della produzione di Parmigiano in epoche passate e vuole appropriarsi del marchio. Nessuna offesa peggiore per la gastronomia italiana!

Il racconto è un puzzle fatto da grandi pezzi mobili che tornano insieme ingegnosamente nel finale, un po' inaspettatamente se si legge con leggerezza, meno inaspettatamente se ci si aspetta sin dal principio una grande coerenza narrativa.

I personaggi sono fantastici, sono così vivi da far intuire che gli autori li hanno modellati su persone reali e non creati dal nulla. La frustrazione accademica sarebbe impossibile da simulare così bene!

I cambiamenti di stile tra passato e presente sono ben costruiti e rendono vivace la lettura.
Forse non è un capolavoro, ma merita i 20 minuti di lettura d'intrattenimento che richiede.

Il ballo - Irene Nemirovsky

Il mondo dice che si tratta del "racconto perfetto", e forse il mondo non ha torto.
Si legge tutto d'un fiato, saltando tra i punti di vista di madre e figlia, i due mondi contrapposti della tarda ascesa e della lotta contro un declino prossimo e del desiderio di lanciarsi nel mondo, senza ostacoli.

La società parigina che "Il ballo" ci presenta è involuta e persa in se stessa. Non c'è onesta, non c'è schiettezza, e Antoinette, la figlia, soffre per questa imposizione. Vive da arricchita ma, paradossalmente, le ristrettezze imposte dalla ricchezza la fanno soffrire più della precedente povertà.

Il suo gesto di ribellione verso la madre, gettare nel fiume gli inviti al ballo che sta organizzando, ci fa soffrire con lei in attesa di una grande catastrofe e con la madre mentre la seguiamo precipitare nel suo personale inferno.

Non conoscevo questa autrice e mi stupisco che - almeno questo suo racconto - non sia tra le letture classiche da propinare nelle scuole. C'è ribellione giovanile, differenze generazionali E buona letteratura. Lo stimolo perfetto.

martedì 25 agosto 2015

Pyongyang - Guy Delisle

Per un caso curioso, sto leggendo i reportage a fumetti di Guy Delisle a ritroso, passando da uno stile maturo e ben scandito ai primi esperimenti, ancora incerti.

Delisle visita la Corea del Nord non al seguito della moglie (ancora assente), medico di MsF, ma come collaboratore di uno studio di animazione che ha subappaltato alla Corea la "manovalanza" dell'animazione.

Dei tanti paesi con libertà limitate, che ignorano i diritti dell'uomo, reprimono ogni forma di dissidenza, la Corea è quella che più mi ha inquietato. Per la completa chiusura al mondo ovunque non sia necessario, per la rassegnatezza delle persone. Non si parla mai di resistenza, di dissidenza, di tentativi di comunicare con il mondo, di informarsi. Non c'è traccia di quello che ci aspetteremmo da persone costrette a vivere nelle ristrettezze di un regime tanto opprimente.

Gli stranieri provano a fare nulla, ovviamente, perché sono consapevoli di essere in una situazione pericolosa, i nordcoreani a contatto con loro hanno sempre molto da perdere, famiglie, posizione sociale, se lasciano traspirare qualsiasi segno di scontentezza.

Guy Delisle fa un magnifico lavoro nel cercare le crepe in questa facciata lucida e falsa del regime. Scuote chiunque incontri alla ricerca di quell'umanità rinchiusa che aspetta solo un piccolo varco per mostrarsi.

Pensavo che Israele fosse folle, caotica e irrazionale, ma almeno era umana in ogni sua manifestazione.

mercoledì 20 maggio 2015

Norby il robot stravagante - Janet Asimov & Isaac Asimov

Norby è un robot incredibilmente vintage, l'idea di robot uscita dalla televisione degli anni '70, più che un robot prodotto dalla famiglia Asimov (solo la moglie, in realtà, Isaac Asimov si limita a correggere le bozze e prestare il nome per aumentare le vendite).

Norby è un bidone, letteralmente, riempito con un vecchio robot migliorato con tecnologia aliena non meglio identificabile, che lo rende all'avanguardia, sofisticatissimo e dotato di un pessimo carattere.
Norby non obbedisce neppure alle leggi della robotica, ma nessuno sembra preoccuparsene in questa distopia umoristica, neppure il "suo" umano Jeff, altrettanto ribelle verso il mondo.

La storia lascia poco, c'è un cattivo di poco spessore e con un ruolo marginale. L'intero racconto è un'opera di cisellatura sul personaggio di Norby, col chiaro intento di sfruttarlo in una serie più complessa.
Il target sono i ragazzi, ma non lo raccomanderei tra i primi libri di fantascienza. Meglio vederne una versione più "pura" o semplicemente d'epoca, evitando un libro fatto di allusioni e ammicchi ad altre opere ripere in chiave comica. Si perderebbe tutto il sottotesto rendendolo meno godibile.

Il robot stravagante non è né promosso né bocciato per ora. Spero che nel resto della saga si dia un senso alla sua storia e si inserisca nei canoni di Asimov.

giovedì 2 aprile 2015

Vita di Pi - Yann Martel

Vita di Pi, journal.

Forse era stato troppo pompato per via del film, forse non sono eccessivamente sensibile ai temi religiosi. Mi aspettavo un libro eccezionale, dopo averlo letto posso dire di averlo trovato piacevole, interessante, ma non eccezionale.

Le promesse che fa, di "far credere a Dio" sono una sparata enorme. Pi-Piscine Molitor Patel adotta tre religioni, assaporando gli aspetti migliori di ognuna. La velocità del cristianesimo in cui si ascende o ci si danna in un attimo. La calma dell'induismo con i suoi ritmi secolari delle anime. La quotidianità dell'islamismo, dove la preghiera è un elemento domestico e integrato nella vita di ogni giorno. Il primo terzo di Vita di Pi è una riflessione sulla religione, compreso uno sfottò gratuito agli agnostici, che per qualche ragione sono gli unici senza diritto di avere una loro posizione ed essere considerati con dignità.

Poi naufragio, sulla barca con la tigre, sopravvivere, quello che viene raccontato nel film, perché è molto più visivo e meno filosofico.

I ritmi sono tremendi, si passa da capitoli di pura riflessione a capitoli densi di eventi su cui ci si sofferma appena, spesso senza preoccuparsi troppo della coerenza (la tigre nuota alla barca, però era sedata e dorme per tre giorni...)

La parte che ho trovato più "appetibile" sono stati gli escursus naturalistici, in cui Pi parla degli animali e delle loro abitudini. Mi sono trovato a passare ore ad approfondire i comportamenti sociali e di caccia delle iene, dei suricati, delle zebre. Mi succede spesso di cadere in trappole simili!

Sull'isola il taglio della storia cambia completamente, prima era di taglio realistico seppur surreale, dopo diventa puro fantasy moderno. L'ecosistema dell'isola me lo aspetterei descritto su un altro pianeta, perfetta ambientazione per una riscrittura aliena di Robinson Crusoe, ma non in Vita di Pi.

Siete agnostici? Sforzatevi si sopravvivere alle prime 100 pagine, ci sono biscotti anche per voi più avanti.
Siete atei? Patel vi intratterrà con il suo approccio ingenuo alla religiosità.
Siete religiosi? Adorerete questo libro.

lunedì 30 marzo 2015

Il mondo di Boscodirovo - Jill Barklem

Il mondo di Boscodirovo, journal.

The Secret Staircase (1983)
The High Hills (1986)
Sea Story (1990)
Poppy's Babies (1994)

Boscodirovo è una serie di racconti dalla semplicità toccante.

La produzione dell'autrice è di soli otto racconti, di cui quattro raccolti in questo volume. Le ci sono voluti cinque anni a scriverlie illustrarli, possono sembrare tanto tempo ma il risultato è eccezionale.

Il linguaggio è semplice, essenziale, tutto contribuisce a creare l'atmosfera di Boscodirovo, nulla è sbagliato o fuori posto. Ci sono tante piccole pennellate di colore che quasi per caso formano un quadro complesso.

I racconti sono storie di vita semplice di questa comunità di topi, le ultime quattro della serie. La scoperta durante l'inverno di una scala segreta che porta a delle stanze chiuse da molto tempo, una missione umanitaria per portare le coperte necessarie ai topi di montagna (e caccia all'oro), un viaggio in barca per acquistare del sale dai topi che vivono sulla riva del mare (e relativo scambio di abitudini, giochi e costumi) e alla fine la nascita di una nidiata di topolini e la preparazione di una nuova casa per la famiglia.

Questi piccoli spaccati di vita di Boscodirovo sono accompagnati dalle illustrazioni incredibilmente dettagliate dell'autrice, con un occhio ai particolari ancora più notavole che nella scrittura. Dai dettagli delle azioni dei personaggi fino agli emblematici "spaccati" di ambienti, abitazioni, navi, con ogni stanza interna e nascosta esplorata nel dettaglio. Meriterebbero una edizione in grande formato e stampata su carta lucida, per essere apprezzate a pieno.

domenica 29 marzo 2015

Diario segreto di Susi. Diario segreto di Paul - Christine Nöstlinger

 Diario segreto di Susi. Diario segreto di Paul, journal.

Un libro doppio, interessante, che racconta la stessa storia vista da due punti divista diversi, quelli di Paul e di Susi appunto.

Paul torna in città dopo un periodo lontano, perché i genitori si stanno separando, e pensa di ritrovare Susi, sua amica storica, ma lei ha perso interesse, è cresciuta, e lo tiene a distanza.

Nel diario di Susi vediamo un Paul spaccone, che inizia a mentire ed esagerare per compensare le sue insicurezze, rendendosi progressivamente più sgradevole verso gli altri amici di Susi, e solo un peggiorare improvviso nella sua situazione famigliare costringe l'amica ad accettarlo nuovamente nella sua vita, per dargli almeno qualcosa di positivo a cui appigliarsi.

Nel diario di Paul, completamente ignaro di come Susi si senta realmente, è Alì, il nuovo amico di origine turca di Susi, il vero cattivo, che ruba le sue attenzioni e gli impedisce di essere felice. Paul vede il mondo più ingenuamente, non si rende conto dei problemi della sua famiglia e del padre abusivo (di cui scrive solo cose positive e principalmente inventate ma di cui sappiamo leggendo il racconto di Susi).

A livello didattico è un libro meraviglioso per mostrare concretamente come anche un punto di vista o un'opinione irragionevole meritino di essere considerate ed ascoltate, perché raramente abbiamo tutte le informazioni per capire le altre persone.

Il formato doppio, da leggere dall'inizio o ribaltando il volume, è un'idea originale e molto apprezzabile, anche a livello di manipolazione. La scelta di mettere i due lati del libro in due collane per fasce d'età diversa? Meh, se veramente si leggono in momenti diversi i due lati della storia, si perde tutto l'effetto del confronto banalizzando la costruzione intrecciata.

mercoledì 18 marzo 2015

La lama del rasoio - Massimo Lugli

La lama del rasoio, journal.

Un librino ad un euro, preso al Mediaworld durante una lunga attesa in coda (ma la connessione non funzionava, cos'altro avrei potuto fare?) e comprato perché per quando la coda era finita ero già arrivato a metà, e non potevo abbandonarlo!

La lama del rasoio è un giallo onesto e godibile, con tutti gli elementi delle indagini classiche, diversi casi apparentemente scorrelati che si uniscono in un'unica linea narrativa, indizi sparsi (e utili), cattivi che si fingono buoni e vengono presentati con largo anticipo sulla rivelazione finale.

Combattimenti clandestini di cani ed un killer che uccide con un rasoio, in una Roma poco romana, poco caratterizzata localmente, che me la fa apprezzare molto di più in questo periodo in cui si tende ad esagerare con i regionalismi e con l'uso del (finto) dialetto, specie nei gialli. Camilleri ha fatto danni seri.

Mastrantonio non è un investigatore con così tanto carattere da essere ricordato. Il suo punto di forza sembrano essere le arti marziali, passione che condivide con l'autore, che vengono più volte proposte ma non giocano un ruolo fondamentale nel racconto, spiazzando chi si aspettava diversamente.

mercoledì 4 marzo 2015

Cervelli verdi fritti - Jacopo Fo

Cervelli verdi fritti. Modestamente sono scemo, journal.

Un titolo più appropriato sarebbe "Vivo all'ombra dei miei genitori, voglio attenzioni, scrivo male, non faccio ridere ma ho un nome che mi rende pubblicabile e se me lo ripeto abbastanza volte posso convincermi di avere talento". Meno sintetico ma almeno risparmierebbe la sofferenza di provare a leggere questa cosa.

Il libro è a capitoletti, ognuno su un tema diverso vagamente correlati, partendo da Dio e dagli alti sistemi, le religioni, il ruolo dell'uomo, sesso in ogni salsa, tante cose filosofiche. Tutte trattate con un umorismo che non prende, non ingrana e non strappa neppure un sorriso, troppo sboccato e pieno di insulti a tutto e tutti.

L'unico tipo di umorismo volgare che riesce vagamente a funzionare è quello pesantamente connotato in maniera dialettale, in modo che vadano a braccetto la rozzezza del "burino locale" con il suo linguaggio. Scrivere sboccato in un italiano per bene è semplicemente disturbante.

Il libro fa parte di una serie di 22 volumi. 22. Apparentemente tutti sullo stesso stile e parte di un unico canone, una sorta di Enciclopedia Galattica della tristezza letteraria.

Jacopo Fo si occupa di "comicoterapia, cultura alternativa, yoga demenziale, controinformazione psicofisica". Questi interessi chiaramente sono un modo per dire rispettivamente: "non faccio ridere come comico ma se stai morendo magari mi tolleri, mi manca della cultura vera, lo yoga è troppo impegnativo per me, non so citare le fonti ma posso inventare delle informazioni!"

domenica 1 marzo 2015

Edgar Wallace - I quattro giusti

I quattro giusti, journal.

I quattro giusti è il romanzo d'esordio di Wallace, che non ci mette molto ad ingranare nei meccanismi del giallo.

Non ci sono vittime da in partenza, solo una minaccia di morte, un ricatto al primo ministro inglese per forzarlo a ritirare una proposta di legge controversa.

Le atmosfere alla Lupen vedono i Quattro Giusti che pianificano l'omicidio, sempre con onore e rispetto per le regole che loro stessi hanno dettato, contrapposti alle forze dell'ordine, che fanno della forza bruta e dei grandi numeri il loro punto di forza, più che dell'astuzia.

I quattro giusti ingrana lentamente, ma una volta creata la giusta atmosfera, la giusta tensione, si è costantemente divisi tra lo sperare che tutto vada per il meglio per i Giusti, così intelligenti e superiori, oppure per le forze dell'ordine così fiduciose nella loro legalità.

La soluzione all'occhio moderno sembra un po' banale, un pessimo errore da parte della polizia, una grossa ingenuità, ma per la conoscenza scientifica del 1905, non dubito che fosse un colpo di scena di grande impatto!

lunedì 23 febbraio 2015

Pony express - Gianfranco Spinato

Pony express, journal.

Un giovane perduto e senza ambizioni, chiuso in casa a vivere senza uno scopo giorno dopo giorno, riceve una telefonata che lo smuove dalla sua apatia, viene scambiato per un vecchio inquilino del suo appartamento, un pony express, e decide di stare al gioco, mettersi sulla strada e fingersi quel fantomatico Delta Uno che tutti cercano.

Poco dopo iniziano a succedergli cose sempre più strane e surreali, viene seguito, la sua immondizia frugata, il suo appartamento perquisitito. Il Delta Uno originale (omonimo/alterego dell'autore) lo contatta e lo mette in guardia.

Con la scusa di una sorta di indagine psicologica sullo sfondo di una Milano fredda e inospitale, il romanzo diventa sempre più sconnesso e psicotico, aumentano le uscite grafomani del protagonista, senza scopo alcuno oltre a fare atmosfera, I personaggi si confondono e diventa sempre più improbabile la narrazione.

Solo nelle ultime pagine Spinato torna di colpo ad uno stile asciutto da documentari, spiegando in maniera concisa e precisa cosa fosse successo e il perché di tutti i problemi affrontati nel racconto. Forse si è accorto che Pony Express diventava sempre più illeggibile e che anche se qualcuno fosse riuscito a vedere dietro a tre veli di psicosi, non avrebbe capito la "soluzione" al mistero senza un aiuto esplicito da parte dell'autore. Forse lasciar sfumare il racconto nell'oblio e nella confusione sarebbe stato un requiem più appropriato.

martedì 17 febbraio 2015

Il Natale di Poirot - Agatha Christie

Il Natale di Poirot, journal.

Poirot #17.

Un giallo anomalo, che ho letto per osservare coscientemente come Agatha Christie usa i suoi strumenti di giallista per sviare il lettore, restandone un po' deluso per alcune trovate.

La situazione è incredibilmente classica, un patriarca di famiglia, una riunione per Natale con i suoi figli, quelli vicini, quelli lontani da molte tempo, una nipote che non ha mai visto prima, il figlio di un amico di avventura.

Ovviamente muore, ed ognuno ha un suo buon movente per l'omicidio. Avidità per un furto avvenuto contestualmente all'omicidio, vendetta, rancore.

Il mistero della camera chiusa, che da subito sembra molto rilevante, viene risolto in poche righe, e nessuno sembra trovar strana questa camera chiusa dall'esterno dall'assassino, con delle pinzette, "creando" letteralmente una situazione inspiegabile per chi investiga, senza possibilità di accusare qualcun altro e senza tentare di inscenare un suicidio.
La camera chiusa riacquista un senso più tardi, ma che il brillante Poirot decida opportunamente di non scavare più a fondo è una grossa debolezza della storia.

Un cambiamento nel racconto di una dei protagonisti esclude tutti, lasciando il lettore senza colpevoli da additare, fino alla presentazione della soluzione, dovuta a somiglianze fisiche tra dei personaggi e dettagli visuali molto più adatti ad un film che ad un romanzo, che guastano un po' lo scioglimento finale e la rivelazione del colpevole...

venerdì 13 febbraio 2015

La principessa Alanna - Tamora Pierce

La principessa Alanna, journal.

Questo libro di Tamora Pierce è un po' il prototipo del romanzo fantasy al femminile, una Licia Troisi con meno pretese e con uno stile più scarno e meno "sono appena uscita da un corso di scrittura creativa".

Alanna, giovane protagonista, vuole combattere e diventare un cavaliere, ma il padre non approva questa sua carriera e vuole mandarla in monastero. Il fratello meno dotato di lei nel combattimento è invece destinato ad andare a corte per addestrarsi, mentre vorrebbe solo andare in monastero ad imparare la magia. Toh, sono gemelli e quasi indistinguibili, quale piano insospettabile staranno per escogitare?

Sì, si scambiano. Del fratello ci si dimentica per quasi tutto il libro, magari torna nei 3 romanzi successivi. Alanna affronta un bullo che dovrebbe essere il cattivo della serie ma sparisce rapidamente, punito in un combattimento molto appagante per il lettore ma privo di ogni spessore. Intanto fa amicizia con il re dei ladri (sigh...) in paese, e con il principe (sigh) a cui salva la vita grazie alla sua magia da guaritrice (perché si fidano di lei, ovvio...).

Il po' di trama arriva verso la fine, quando lo zio cattivo di principe Jon lo spinge subdolamente ad andare nella città nera a scontrarsi contro forze antiche che si nascondono lì. Ci mancava uno zio cattivo che trama per salire al potere.

L'ambientazione, il mondo, le meccaniche della magia, della società e della storia, sono appena sbozzate oppure evitate completamente, creando un mondo forse un po' surreale in cui i paggi bevono limonata, i re dei ladri ancora devono imparare a radersi e i bulli vengono isolati e biasimati anziché diventare un punto di aggregazione.

La principessa Alanna è forse un ottimo romanzo per un lettore alle prime armi con il genere fantasy, ma poco più di così. Ha patito sicuramente lo smembramento in 4 volumi dell'opera originale, perché l'assenza di un arco narrativo rende molto meno credibile la lettura e restano più trame in sospeso di quanto si possa tollerare.

lunedì 9 febbraio 2015

La valigia del signor Budischowsky - Isabella Bossi Fedrigotti

La valigia del signor Budischowsky, journal.

Ho apprezzato molto questa raccolta di racconti, nonostante la mia vaga sfiducia verso gli autori italiani alle prese coi racconti!

Il tema conduttore è, come suggerisce il titolo, la valigia del signor Budischowsky (dal nome dell'artigiano che la creò), o per brevità "la Budischowsky", una valigia che segue una famiglia nel tempo.

Prima nelle tormentate vacanze estive che mettono alla prova i quattro figli e la loro pazienza e capacità di socializzare.
Poi nelle visite ai vari parenti durante l'estate, con la noia e l'apatia conseguenti. I primi scontro sociali con il figlio del guardiano della casa dei nonni.
Nella lunga trasferta in collegio, associata al distacco dalla famiglia, al vedere sempre di più i due fratelli e la sorella come degli estranei, con cui è difficile interagire, con cui è difficile trovare anche solo dei piccoli contatti che non sfocino in gelosia.
La valigia torna poi centrale nell'equilibrio famigliare a collegio concluso, quando tutti tornano sotto lo stesso tetto, ed il padre infelice la prende come esplicita minaccia di andarsene di casa, sempre nell'ingresso, con i vestiti pronti ad una sua fuga.
Solo dopo la morte del padre, la valigia torna dalla sua tomba polverosa per raccontarci una nuova storia, in foto questa volta; il viaggio del padre in Sud America. Un viaggio alla ricerca di fortuna che si trasforma in un anno sabbatico di caccia e bridge che viene nascosto dalla vergogna una volta tornato in patria.

Il tono amichevole e informale mi ricorda molto un Guareschi più vecchio, con appena un velo del suo umorismo, con i toni surreali e nostalgici dei Fondi di caffè di Benedetti.
L'italiano di Isabella Bossi Fedrigotti, senza iperboli, è uno dei migliori che io abbia mai letto, includendo ogni sorta di autori, sia classici che moderni e riveriti. È un piacere anche a livello estetico, da leggere.

giovedì 5 febbraio 2015

Perché odio i libri di Fabio Volo - Diego Rossi

Perché odio i libri di Fabio Volo, journal.

L'ebook sul google store.

Io non odio Fabio Volo, forse lo invidio un po' per la sua capacità di capire un pubblico così vasto di lettori. È facile capire un pubblico di nicchia, selezionato in funzione del proprio stile di scrittura, anziché fare il contrario ed adattare il proprio stile al pubblico più vasto possibile.

Perché odio i libri di Fabio Volo è un racconto che parla di un ragazzo diciassettenne a cui il nonno suggerisce, per conquistare una ragazza, di leggere un libro, un libro scelto da lui e non imposto. Una sorta di rito per trovare la sua individualità, perché il semplice atto di cercare e scegliere un libro fa meditare su se stessi, scoprire qualcosa di nuovo e ti rende una persona nuova e più interessante da osservare.

Mentre ho letto con piacere la storia "vera" nel racconto, ammetto di essermi un po' perso ad aver rimandato per settimane le ultime pagine, che si perdono un po' nei discorsi di Mr. Onion (alterego dell'autore?) che parla a ruota libera di Camilleri, di Neri e Pozza, di vari estratti di Birra e Cazzotti, tutte cose di cui magari leggerei con gioia in un altro contesto, ma che se vanno a bloccarmi una storia (semplice, lineare e piacevole) che stavo seguendo ad un ritmo abbastanza costante, mi bloccano la digestione letteraria e mi fanno stare un po' male! Già la scena di sogno era al limite del molesto.

Se questo racconto fosse esploso in un romanzo breve, spogliato degli intellettualismi e concentrato sulla crescita del protagonista, sul suo rapporto coi libri e come lo cambiano, sarei il primo lettore in coda. Ma forse un cambiamento tanto drastico Volizzerebbe lo stile finendo per tradire lo spirito dell'autore.

martedì 3 febbraio 2015

Balzac e la piccola sarta cinese - Dai Sijie

Balzac e la piccola sarta cinese, journal.

Due giovani cinesi, negli anni '70 della Cina di Mao, vengono rimossi dalle loro famiglie troppo alto-borghesie accusate di essere nemici dello stato e trapiantati in campagna per un periodo di rieducazione da passare a coltivare la terra.

Il protagonista - innominato - e l'amico Luo si trovano a vivere in un ambiente ostile e lontano da ogni loro ambizione, reso affrontabile solo da una valigia di libri proibiti che leggono da soli e insieme alla loro unica amicizia (e amore) locale, la Piccola Sarta Cinese del titolo.

La Piccola Sarta è l'unica a venir "rieducata", scoprendo il mondo raccontato dai grandi autori occidentali, in cui il ruolo della donna è ben diverso da quello proposto ed imposto dalla Grande Rivoluzione Culturale.

Non c'è una vera critica al regime, il protagonista e Luo vivono il loro esilio in maniera molto rassegnata e senza rancore. L'immagine del mondo contadino è relativamente positiva. Balzac e la Piccola Sarta Cinese è più un inno fiabesco al potere dell'educazione, capace di cambiare il destino di chiunque e di spaventare più di qualsiasi arma. Una morale forse banale, ma raccontata in maniera potente.

lunedì 26 gennaio 2015

L'assassino del Marais - Claude Izner

L'assassino del Marais, journal.

All'apparenza si tratta di un giallo a la Dan Brown, un artefatto misterioso, una coppa, personaggio con fissazioni religiose che lo cerca in una lotta contro il tempo con i protagonisti.

In realtà è una storia un po' sconclusionata e con una trama davvero risibile.

Troppi personaggi presentati tutti insieme senza neppure provare a caratterizzarli l'uno dall'altro rendono la storia impossibile da seguire fino a metà romanzo. Ci si sposta in maniera semicasuale tra luoghi e situazioni diverse, senza alcun filo conduttore. Nessuna scena risalta, nessuna scena sembra essere importante, niente torna e si incastra in un quadro globale e piacevole per il lettore.

Forse non conoscere i personaggi dai tre romanzi precedenti della serie fa perdere molto. L'assassino del Marais si regge sulle atmosfere, i personaggi e le situazioni, non su una storia. Ogni personaggio non princiapale (e quindi dato per scontato) è un piccolo capolavoro di caratterizzazione. Fantastici gli straccivendoli e la spiegazione della loro gerarchia interna. Splendidi gli spaccati di vita popolare parigina.

Claude Izner è uno pseudonimo per due autrici - che probabilmente non hanno comunicato tra loro e si sono limitate a scrivere un paragrafo a testa senza parlarsi mai, - e sembrano più interessate a far capire quanto conoscono Parigi, come sono addentro alla cultura francese, come sono colte, infarcendo il libro di luoghi estremamente specifici, citazioni letterarie, riferimenti culturali oscuri (per fortuna spiegati dalle note nella versione italiana), allusioni semicomprensibili da insider della cultura francese. Il tutto senza una vera ragione a parte il puro esibizionismo.

Immaginate Umberto Eco fatto di metanfetamine.

Siccome non si capisce davvero cosa sia successo e non viene mai spiegato durante il romanzo, nel capitolo finale il tono torna comprensibile e in uno spiegone un po' asettico finale ci vengono rivelati i dettagli, impossibili da anche solo immaginare con gli indizi che avevamo fino a quel punto. (Un teschio di pitecantropo, lotta tra fanatici religiosi ed evoluzionisti... sarebbe anche stato carino, se fosse stato presentato prima...)

Da dimenticare?

mercoledì 7 gennaio 2015

La shampista e altre storie d'amore - Yang Xi

La shampista, journal.

Questi due racconti parlano d'amore in maniera particolare e contrastante.

Il primo è l'amore casuale e inaspettato, tra un truccatore di cadaveri e la sua shampista, prima persa di vista e poi ritrovata per caso. Questo amore altrettanto inaspettatamente finisce con la malattia e la morte. Un amore profondo e ingenuo, se vogliamo, perché privo di aspettative e di obiettivi.

Quello del secondo racconto è un amore effimero e leggero, tra adolescenti, che nasce e cresce nel giro di un solo giorno, ad un ritmo incontrollabile fatto di ricerche, di contatti, di telefonate e di desiderio.

Mi ha sorpreso moltissimo la profondità in questi racconti dalla struttura apparentemente semplice. Mi ha incuriosito il metodo con cui l'autore stacca spesso dalla scena principale, con un tono molto poco narrativo, quasi didattico, per creare nuove scene e personaggi, senza che questo crei un disturbo nel flusso della storia. Come se creasse nuova acqua che converge felicemente nel flusso principale della storia.