sabato 3 dicembre 2016

Il venti di luglio - Alexander Lernet-Holenia

Il 20 luglio del 1944 fu il giorno del fallito attentato a Hitler. E nel clima torbido di quell’«ora fatale dell’umanità» si dipana uno dei più audaci intrecci di Lernet-Holenia. La scena è Vienna, degradata a periferia del Reich, dove una signora dell’alta società nasconde all’insaputa di tutti un’amica ebrea facendola ricoverare in ospedale sotto il proprio nome. Ma l’improvvisa morte di quest’ultima la getterà in una paradossale condizione di non esistenza: ufficialmente defunta, sarà dunque costretta a una fuga precipitosa, in un vortice di congiurati allo sbando, ambigui ufficiali dei servizi di sicurezza e feroci quanto maldestri agenti della Gestapo.
Ancora Vienna – quella del primo e secondo dopoguerra – fa da sfondo agli altri due pannelli di questo superbo trittico. Un mondo di reduci e déraciné: come l’invalido di guerra che, in un rapporto perverso con il suo cane-guida, diventa una sorta di crudele «dio cieco»; o come l’ex ufficiale imperialregio, nobile decaduto, che ritrova in circostanze drammatiche la bella giumenta che in passato era stata sua.
Maresi
L'uccisione di un cavallo in strada e l'arresto dell'aggressore, portano a un'interrogatorio in tribunale, in cui ci viene narrata la tragica storia di un nobile decaduto, del suo rapporto con la sua tenuta e i suoi cavalli, strettamente legati al suo amore per la vicina di casa, conosciuta durante la rocambolesca nascita di una giumenta.
Le sue sorti alterne, ma dirette verso la rovina, lo allontanano sempre di più dall'amata, fino a costringerlo persino alla vendita della cavalla, unico legame con la vita agiata del passato. Perse le tracce dell'animale durante la guerra, prova a ritrovarla facendo ricerche e indagando, senza alcun risultato. Deciso a suicidarsi, la rivede per caso legata a un carro, maltrattata dal suo conducente, e l'uomo ritrova la forza di vivere per provare a ricomprarla, a difenderla e in ultimo a ucciderla per risparmiarle tanta sofferenza.
Maresi è uno dei racconti più impeccabili come tempi e come ritmi che mi sia mai capitato di leggere. Il venti di luglio sembra essere il capolavoro dell'autore, ma non ha assolutamente nulla da invidiare. La struttura è classicissima, si parte dalla fine della vicenda provando disprezzo per il protagonista che uccide immotivatamente un animale, lo si disprezza ancora di più durante il racconto quando spiega il suo rapporto profondo con quel cavallo, e si finisce per empatizzare e capire il suo dolore e come quella scelta fosse l'unica possibile, così come capisce il giudice (il "companion" che fa le domande che vorrebbe fare il lettore) che senza indugio lo assolve.

Il venti di luglio
Un classico racconto del "what if". E se una donna rispettabile durante il regime nazista avesse prestato la sua identità a un'amica ebrea per permetterle di ricoverarsi in ospedale? E se fosse morta mentre era in ospedale lasciandola senza identità, costretta a seguire il piano dell'amica di fuga dalla Germania, pur non essendo ebrea?
Il tutto intessuto con il tentativo di attentato e colpo di stato contro Hitler in cui il marito della protagonista è coinvolto e da cui deve dissociarsi dopo il fallimento del piano.
Mi ricorda un po' i temi del più moderno Io non mi chiamo Miriam, di Majgull Axelsson dove una ragazza rom assume, per scelta questa volta, l'identità di una ragazza ebrea prima di entrare in un campo di concentramento, per evitare le discriminazioni verso i rom. Anche lo sviluppo dei personaggi è simile e approfondiscono (su lunghezze diverse) gli stessi comportamenti umani, seppure in fasi diverse della vita delle protagoniste rispetto allo scambio.

Il dio cieco
Un cane guida affidato a un padrone cattivo può perdere ogni traccia del suo addestramento, diventare instabile e impossibile da riaddestrare? Sì, e questo racconto ci parla del tentativo di fargli superare questo trauma e di riavvicinarlo agli essere umani, a ridargli fiducia.
Dei tre racconti è sicuramente il più fiacco, ma nell'essere fiacco è comunque uscito dalla penna di uno dei miei nuovi scrittori di racconti preferiti, per cui si legge d'un fiato e si soffre fino all'ultima riga.

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