Un romanzo spiazzante, stilisticamente, come contenuti, come logica.
Inizia come una storia di viaggio e di osservazione, realistica. Letteralmente un viaggio in treno con interazioni dettagliate con gli altri viaggiatori. Silvestro torna nella natia Sicilia senza un piano preciso e con pochi soldi in tasca e decide di andare in visita dalla madre che non vede da quindici anni, rimasta sola dopo che il padre se n'è andato.
Dal racconto di viaggio passa a una descrizione accurata e metodica della povertà locale, presente e passata, grazie ai ricordi di giovinezza e agli aneddoti sulla vita del padre e del nonno, quasi confusi in un'unica entità mitica del passato.
Lo spiazzamento inizia con l'apparizione del fratello morto, forse allucinazione etilica, forse reale, che fa scendere a spirale la narrazione fino alla baraonda finale in cui tutti i personaggi del romanzo, presenti o meno, fanno sentire la loro voce e parlano, commentano, ridono.
Sono andato a cercarmi i commenti autorevoli su questo romanzo, e ci ho trovato di tutto. Dal semplice racconto onirico fino alla complessa metafora antifascista per aggirare la censura. Io ci ho visto principalmente il desiderio di raccontare una Sicilia dai toni epici, colti e profondi, nonostante la situazione economica precaria. Il desiderio di mostrare come ogni suo abitante vivesse con dignità e calore la sua povertà, senza lottare ma neppure arrendersi.
La versione in audiolibro di Ad Alta Voce, per quanto ben narrata, si adatta male alla storia, già difficile da seguire così com'è, senza poter sfogliare avanti e indietro le pagine per ritrovare personaggi, espressioni ripetute e martellanti.
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