giovedì 8 dicembre 2016

Che cosa ci fa un morto nell'ascensore - Kim Yung-ha

I racconti sono ambientati a Seul, la città dell'ipertecnologia, una città di luci, grandi complessi residenziali e centri commerciali. I personaggi si muovono nella società urbana contemporanea, immersi in un convulso fluire di eventi, in situazioni paradossali e bizzarre, vivendo storie inquietanti con finali a sorpresa. Un filo comune unisce le cinque storie. Tutte raccontano la vita di persone in qualche modo “incastrate” in determinate situazioni, tutte lasciano avvolti nel dubbio. È semplice riconoscersi in personaggi e situazioni così sfacciatamente reali e trovare nel dubbio un quesito esistenziale.

Ci sono autori che sanno rappresentare il loro paese in modo speciale e quando si incontrano si sente a pelle, qualunque sia il tema del racconto, dovunque vadano i personaggi, qualsiasi sia la loro missione o il loro conflitto.
Kim Yung-ha è un autore di questo genere, che ci mette la Corea in ogni parola che scrive. I suoi personaggi sono incredibilmente isolati, fanno stare male per l'alienazione che trasmettono, chiusi in stanze oscurate per staccarsi dal mondo e aggrappati a delicati rapporti lavorativi, sprofondati in ritmi che per un occidentale lento come me sembrano intollerabili.
Anche un rapporto intimo è straniante e isola, nel mondo di cemento e vetro di Kim Yung-ha.
I racconti non sono recenti, ma si intravede perfettamente la svolta tecnologica in arrivo, con smartphone, social network e "connettività isolante" che preme ai bordi del campo visivo.

I generi sono molto sparsi e lo stile dell'autore cambia profondamente mentre si destreggia nel giallo, nel racconto erotico, nel racconto epistolare (quasi), ma i temi che li legano sono così forti da poterlo permettere.

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