Gioie e Sapori è un racconto lungo con grandi potenzialità, ma che si schianta molto rapidamente perdendo ogni fascino, forse anche per colpa della quarta di copertina che promette molto più splatter e orrore di quanto possa offrire davvero.
L'idea di partenza è classica e molto apprezzabile. Nel piccolo paese di Boccamare di Sotto apre una nuova pasticceria, con un cuoco inquietante che soddisfa i bisogni di ogni suo cliente, specialmente i bambini. Adesca gli abitanti uno a uno, li attira coinvolgendoli in un progetto globale in cui lui, carnefice, userò ognuno di essi e i suoi sentimenti e memorie in una ricetta epica.
Purtroppo lo sviluppo è troppo rapido, non c'è tempo di vivere l'avvicinamento del pasticcere al cuore del paese, non c'è modo di vederne i tentacoli allargarsi poco alla volta. I tempi del racconto sono troppo stretti per essere credibili.
I bambini poi, voce principale nella storia, non si comportano né parlano da bambini. Hanno otto anni ma scrivono lettere complesse ed elaborate sui loro sentimenti. Quando sono in pericolo non reagiscono da bambini. Se un loro compagno è ferito, non piangono in un angolo, gli danno degli antibiotici. Sono una parodia malriuscita degli adulti che potrebbero essere.
Se fossero bambini che agiscono da bambini, l'orrore sarebbe ancora più grande. Così rendono la narrazione così irreale da rendere persino lo splatter delle scene finali insulso.
Peccato, ci sono tante belle idee, ma servirebbe una riscrittura completa per renderle godibili e leggibili da un pubblico avvezzo al genere.
Nessun commento:
Posta un commento