Persepolis è affascinante, particolare, avvicente.
Alterna momenti profondi e tristi a scene buffe e divertenti, è la sua forza ma anche una grande debolezza, che lo fa funzionare bene come serie di albi separati ma non troppo come raccolta coerente.
È vero, la vita dell'autrice non è lineare, salta senza continuità tra un regime estremista in cui vive con sofferenza il suo ruolo di donna e l'ambiente europeo in cui vive un ambiente trasgressivo e progressista, ma il lettore che vive tutti questi cambiamenti concentrati in pochissimo tempo si trova disorientato e sballottato qua e là.
Anche le origini sociali della famiglia della protagonista non aiutano a calarsi nell'atmosfera, essendo un punto di vista privilegiato, dall'equivalente di una "nobiltà decaduta" locale, in cui abbondano eroi e protagonisti politici in famiglia.
Capisco benissimo perché si sia meritato lo status di fumetto di culto, lo stile è davvero particolare, con un tratto nero marcatissimo che ha l'effetto di cancellare ogni connotazione razziale dei personaggi, rendendo ambienti e situazioni che - con una rappresentazione realistica - ci sarebbero alieni, facilmente trasportabili nel nostro mondo e con i nostri particolari fanatici che tentano di modificarlo a loro immagine.
Nessun commento:
Posta un commento