Smith & Wesson, journal.
Siamo nel 1902, sulle cascate del Niagara, luogo popolare, oltre che per i turisti, per gli aspiranti suicidi.
Smith è un inventore sgangherato con la passione per la metereologia storica. Viaggia chiedendo a chiunque incontri quale fosse il clima nei momenti topici della propria vita.
Wesson conosce il fiume e le cascate meglio di chiunque altro. Recupera i cadaveri dei suicidi.
Rachel Green è una aspirante giornalista, alla ricerca della grande notizia per essere finalmente presa sul serio in un mondo di uomini, e che ha deciso che l'unico modo per riuscirci sia diventare lei stessa la notizia, diventando la prima persona a lanciarsi dalle cascate del Niagara sopravvivendo.
E può riuscirci solo con l'aiuto di un inventore capace di costruirle tutto l'occorrente per il salto e di un grande conoscitore delle correnti e del fiume, per ripescarla indenne.
Smith & Wesson è una scenografia teatrale, molto libera ed interpretabile, e l'essere basato quasi completamente sui dialoghi, vagamente surreali, tra i personaggi, lo rende molto più spigliato e leggibile del previsto.
La storia è semplice, lineare. I personaggi sono altrettanto semplici, nella loro stravaganza, ma questo non toglie nulla alla loro interazione.
Mi ricorda molto il primissimo Baricco, senza pretese e senza l'aria e il tono dello "scrittore arrivato che può atteggiarsi".
Chi ha invece amato gli ultimi libri di Baricco probabilmente lo troverà un'aberrazione senza speranza e senza scopo di essere stampata, ma non si possono accontentare tutti i lettori.
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