mercoledì 4 marzo 2015

Cervelli verdi fritti - Jacopo Fo

Cervelli verdi fritti. Modestamente sono scemo, journal.

Un titolo più appropriato sarebbe "Vivo all'ombra dei miei genitori, voglio attenzioni, scrivo male, non faccio ridere ma ho un nome che mi rende pubblicabile e se me lo ripeto abbastanza volte posso convincermi di avere talento". Meno sintetico ma almeno risparmierebbe la sofferenza di provare a leggere questa cosa.

Il libro è a capitoletti, ognuno su un tema diverso vagamente correlati, partendo da Dio e dagli alti sistemi, le religioni, il ruolo dell'uomo, sesso in ogni salsa, tante cose filosofiche. Tutte trattate con un umorismo che non prende, non ingrana e non strappa neppure un sorriso, troppo sboccato e pieno di insulti a tutto e tutti.

L'unico tipo di umorismo volgare che riesce vagamente a funzionare è quello pesantamente connotato in maniera dialettale, in modo che vadano a braccetto la rozzezza del "burino locale" con il suo linguaggio. Scrivere sboccato in un italiano per bene è semplicemente disturbante.

Il libro fa parte di una serie di 22 volumi. 22. Apparentemente tutti sullo stesso stile e parte di un unico canone, una sorta di Enciclopedia Galattica della tristezza letteraria.

Jacopo Fo si occupa di "comicoterapia, cultura alternativa, yoga demenziale, controinformazione psicofisica". Questi interessi chiaramente sono un modo per dire rispettivamente: "non faccio ridere come comico ma se stai morendo magari mi tolleri, mi manca della cultura vera, lo yoga è troppo impegnativo per me, non so citare le fonti ma posso inventare delle informazioni!"

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