martedì 31 marzo 2015

The boy in the cemetery - Sebastian Gregory

La storia inizia nell'era vittoriana, con la vita tragica di un ragazzo di famiglia povera, a cui le disgrazie capitano una dopo l'altra, i genitori muoiono, il mondo prova a sfruttarlo, riesce a trovare pace solo in un cimitero, a derubare tombe come gli ha insegnato il padre.

Nel presente seguiamo invece la vita di Carrie Anne, costretta a trasferirsi con i genitori nel tentativo di avere una vita normale, come famiglia. Il padre ha abusato di lei e pensa che solo fuggendo e provando a ripartire da capo, la famiglia possa sopravvivere e lui restare impunito. La madre è passiva e preferisce non vedere.

La vita di Carrie Anne è così appesantita da questo segreto da farsi trascinare a fondo in qualsiasi cosa faccia, nelle amicizie, nella vita scolastica, in qualsiasi tipo di relazione sociale. Le sembra sempre di essere giudicata e che in qualche modo gli altri vedano i suoi problemi, che la capiscano più di quanto non gradisca.

Riesce ad aprirsi solo con il "ragazzo del cimitero", di cui non ha paura nonostante l'aspetto decomposto e le usanze macabre.

Mi aspettavo una storia dell'orrore (ma poco) e comunque abbastanza leggera, ho trovato un racconto che mi ha fatto soffrire più del dovuto, che mi ha fatto empatizzare con i due protagonisti, ognuno nella sua epoca, ognuno con grandi pesi da portare. Senza un finale positivo non so se avrei davvero considerato positivamente questo racconto.

Fino alla scena finale ho pensato che tutto potresse ridursi ad una fantasia di Carrie Anne, che nel corso del racconto si stacca sempre di più dalla realtà, quando i due bulli la raggiungono al cimitero, quando il padre la aggredisce di nuovo, ognuno di questi eventi traumatici portano alla comparsa del ragazzo del cimitero, che poteva essere un meccanismo di difesa. Voglio pensare che non sia così.

Gregory riesce a creare in maniera molto efficace le atmosfere "storiche", passate. Ha uno stile molto gotico ed un po' soffocante (penso intenzionalmente) e riesce a caratterizzare in maniera vivida ambienti e personaggi, creando in poche pagine elementi complessi.

L'unica pecca è l'abbondanza di errori, grammaticali e di sintassi, che non mi aspetterei in un romanzo stampato e passato dalle mani di un editor. Mi disturbano molto più di quanto voglia ammettere e anche se mi rendo conto della qualità della scrittura, me ne fanno dubitare ogni volta.

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