venerdì 14 marzo 2014

Incubo a seimila metri - Richard Matheson

Matheson è Matheson, non lo si può contestare. I suoi racconti di orrore quotidiano hanno creato un intero genere. Niente mostri lontani, miti riscoperti, orrori antichi che si risvegliano. Sono racconti che vivono nei salotti, nei supermercati, nelle scuole.

Non ho mai apprezzato molto i racconti dell'orrore, non penso sia il formato adatto ad accumulare abbastanza tensione per fare un buon effetto, ma Matheson fa eccezione, gli basta davvero poco per creare un'atmosfera perfetta, per creare un contorno credibile per i personaggi ed iniziare a distorcere la realtà.

Ambientare l'orrore nel mondo reale, che viviamo ogni giorno, è un po' la firma di Matheson, ed è stato lui a lanciare questo stile che ora domina tutto il genere. I risultati sono incredibili. Dettagli apparentemente banali, un regalo, l'odore di una moglie che cambia senza una ragione, il frinire dei grilli, dei vicini rumorosi in maniera inopportuna, ognuno di questi diventa uno spunto perfetto per innestarci l'orrore quotidiano.

L'unica pecca è il (palese) ordine cronologico dei racconti, che anche se sarebbe apprezzabile in una raccolta completa di un autore, non lo è in una raccolta estemporanea.
Va bene leggere di uno scrittore in crisi creativa che accusa la moglie della sua mancanza di idee ed impazzisce poco alla volta per ragioni sovrannaturali, ma leggere due racconti consecutivi basati sulla stessa identica idea, anche se truccata differentemente, li rende meno godibili. Un po' di attenzione al macrotesto poteva fare una grande differenza.

Leggete i racconti in ordine casuale! Ma tenete comunque gli ultimi 4-5 da parte, sono i più brevi, densi ed entusiasmanti. Non ci sono eccessi gotici, introspettivi e fronzolosi nel linguaggio per cercare di rendere più psicotica e terrificante la narrazione, solo storia pura e semplice che fa paura per quel che racconta, non per come lo racconta.

Nessun commento:

Posta un commento