Diario di Zlata, journal.
Questo libro è il diario di Zlata, una bambina bosniaca, una testimonianza diretta dalla Sarajevo assediata del '92-'93.
Mi aspettavo un po' di più, onestamente, da un diario infantile. O meglio, un po' meno retorica e piccoli temi e pensierini fintamente maturi su quanto sia sbagliata la guerra e buona la pace, tanto artificiosi e poco credibili sulla penna di una undicenne, ed un po' più testimonianze schiette sulla vita e sull'ambiente durante la guerra.
Viene presentato ovunque come una critica alla guerra di razza, ma il problema della convivenza tra mussulmani, cristiani, bosniaci, etc, viene appena accennato, neppure percepito da Zlata. Conosce queste differenze, ma le collega appena alle cause della guerra, ed in due anni di diario, apparentemente nessuno si è preso il disturbo di rassicurarla spiegandole cosa stesse succedendo.
Zlata viene paragonata da altri (e poi accetta questo paragone, pur sperando in una fine diversa) ad Anna Frank, ma la profondità che raggiunge nel suo diario non si avvicina nemmeno a quello di Anna Frank. Non cerca di capire le ragioni della guerra, quale sia il motore dietro a tutto quel che succede. È solo una lunga ripetizione di noia, luce/acqua/gas non regolari, lettere, compleanni, matrimoni e routine che vengono approssimate quanto meglio possibile nonostante la guerra in corso.
Il diario di una bambina che solo per caso si trova in mezzo ad un assedio, ma che viene quasi completamente schermata dai suoi aspetti peggiori grazie alle persone che la circondano.
Forse è una buona testimonianza da far leggere ad un bambino, ma poco di più.
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