Foglie morte, journal.
Un romanzo d'esordio per Marquez che lascia senza fiato, per la tecnica, per la tensione, per le sue atmosfere tipiche che ci sono da subito, senza mezze misure.
Siamo a Macondo, il paese di Cent'anni di Solitudine, prima che iniziasse la saga della famiglia Buendía.
La storia inizia con la morte e la veglia funebre di un vecchio medico, isolato dal mondo da molti anni. Gli unici a partecipare sono i tre membri di una famiglia, un anziano colonnello, sua figlia e suo nipote. Sono questi tre, alla veglia, a ripercorrere con le memorie la strana storia di come il medico sia finito a Macondo, di come abbia interagito con la loro famiglia e di come abbia finito la sua esistenza da eremita solo ed odiato da tutto il paese.
Non è all'altezza delle produzioni successive di Marquez, ma i suoi grandi temi, la vita di paese, la solitudine, il realismo magico, ci sono già tutti, e stupiscono allo stesso modo ogni volta.
Molto particolare e che non ricordo in nessun altro romanzo di Marquez, è usare la ripetizione per creare una atmosfera surreale. Nei dialoghi dei personaggi, nelle descrizioni, nelle scene rivissute più volte senza uno stacco netto attraverso gli occhi di più narratori.
Un grande ritrovamento!
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