Ci sono tre King.
Il primo, che adoro, scrive storie naturali, che scorrono piacevolmente, si fanno divorare, senza neppure lasciare un senso di vuoto o incompiutezza quando sono finite.
Il secondo è il King che vuole scrivere ad ogni costo, con trame studiate a tavolino, un po' artificiose. I romanzo che sono intimamente convinto essere opera di ghostwriter, anche se non si può insistere a riguardo.
Il terzo è quello giovane e con delle idee ancora confuse su cosa crei le giuste atmosfere. Shining è di questo genere, esasperante lento ed eccessivo. I tomi fantasy (esclusi Gli occhi del drago, che è più favoleggiante) sono in questa categoria, per una sorta di immaturità tardiva dovuta al cambio di genere.
Da molto tempo non mi capitava di leggere un romanzo di King del primo tipo, e neppure me lo aspettavo, essendo un seguito (poco ispirato?) ed avendo visto commenti mediamente negativi.
Invece c'è tutto. Il mondo di Shining si amplia in maniera naturale (le piccole incongruenze si possono giustificare senza danni con un narratore non affidabile in Shining, in fondo era un bambino), non è più il bambino contro degli orrori del passato, ma contro gli orrori del presente, con un ruolo attivo anziché da ombre-trappola che si limitano ad aspettare e chiamare a sé le loro vittime.
Dan, sopravvissuto all'Overlook Hotel, è diventato un alcolizzato nomade come il padre, per soffocare la luccicanza. Ma proprio la luccicanza nella sua incarnazione classica, l'amico immaginario Tony, lo spinge a fermarsi in uno specifico paese e ad impegnarsi per rimettere in sesto la sua vita.
I nuovi personaggi sono Abra, una ragazza dotata di una fortissima luccicanza. Dan diventa il suo mentore, in una nuova incarnazione morale di Dick Hallorann, cuoco dell'Overlook che lo era stato per lui al tempo, e gli aveva anticipato che prima o poi sarebbe stato il suo turno.
Il nuovo cattivo è il Vero Nodo, una compagnia nomade di "vampiri di luccicanza", che vive sulla strada sempre a caccia di stragi di cui nutrirsi o di bambini da torturare e rapire.
La storia è un gioco ad incastri perfetto. Non c'è nulla di horror, niente dell'atmosfera frenetica e fuori controllo che caratterizzava Shining. Dan e Abra sono più potenti, più organizzati e sempre un passo avanti al Vero Nodo, anche nei momenti più disperati. Di solito questa supremazia dei personaggi con cui ci si immedesima leggendo, è indice di un libro noioso ed un po' scontato. In questo caso è solo un costante senso di esaltazione che non scende mai di livello.
Capisco le critiche degli amanti di Stephen King horror ad ogni costo, sarà stato una delusione enorme, ma io posso solo ammirare una tecnica perfetta, che fa impallidire i suoi romanzi più "spontanei" degli esordi.
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