Miele, journal.
Miele è un bellissimo gioco di narrazione nella narrazione. Un Rosencrantz e Guildenstern sono morti della letteratura anziché del teatro.
La protagonista è Serena Frome (che come insistentemente tutte le recensioni, quarte di copertina, commenti al libro ci fanno notare, perché per qualche ragione è piaciuto questo tocco... fa rima con Plume). Seguiamo la sua storia, la famiglia che la spinge a degli studi non adatti a lei, la relazione con un professore molto più anziano ed il conseguente arruolamento nell'MI5 (Military Intelligence 5, i servizi segreti britannici).
Le sue prospettive di carriera sono minime, essendo donna e negli anni '70, in un ambiente ancora rigorosamente maschile. Le missioni che le vengono affidate sono di bassissimo livello e non fanno che abbattere la sua autostima. Tutto ciò che impedisce a Serena di andare a fondo sono le sue letture.
La svolta è la missione Miele, un progetto che vuole selezionare scrittori in crescita con idee approvate ed apprezzate dall'MI5, da finanziare con denaro pubblico in modo da lanciarli.
A Serena viene affidato uno di questi candidati, Tom Haley. Lo studia, lo analizza, e restano convolti in una relazione basata sulla menzogna iniziale di essere la rappresentante di una fondazione culturale e non un agente dell'MI5. La menzogna fa quello che riesce tanto bene alle menzogne, cresce, si gonfia, diventa purulenta e pericolosa fino ad esplodere.
Lo stile è prolisso, le scene poco credibili e forzate, ma si viene davvero avvinti dalla storia. Le letture di Serena, i racconti di Tom che legge, le bozze dei suoi romanzi, gli articoli, ci vengono proposti integrati nel romanzo in maniera stranamente naturale e piacevole (più piacevole della storia in sé).
Tutto si risolve nel capitolo in un esercizio di prospettiva, inaspettato, che sorprende senza mezze misure. Pone delle domande ("Com'è possibile?" "Come poteva saperlo?" "Chi?"), che trovano risposte precide ed efficaci nel giro di pochissimo.
Arrivato alla fine ero medio-soddisfatto della mia lettura, poco incentivato a cercare altro di McEwan. A posteriori, invece, non avevo capito cosa stava facendo alle mie spalle, preparando un gioco in inganni ed ingannati in cui ci sono lettori ad ogni livello della narrazione.
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