Arrivati al terzo volume della serie del BarLume, Pineta inizia a diventare una sorta di Cabot Cove della Toscana, dove inizia ad essere pericoloso vivere per l'alto tasso di mortalità tipico dei gialli. Ovviamente tutti omicidi.
Penso che quel che fa sempre tornare ai libri di Malvaldi sia anche la brevità, ci sono dei tempi morti ma sono quasi sempre giustificati, o servono ad inquadrare delle situazioni utili (seppur in questo caso siano troppo rivelatori).
Delle storie semiavvincenti di lunghezza modesta, un paio d'ore di letture, è spesso esattamente quello di cui si ha bisogno per rilassarsi senza lasciare un senso di incompiutezza per aver dovuto interrompere una storia. Ti immergi, segui Massimo, Tiziana, i vecchini toscani nell'indagine, risolvi il caso autonomamente, perché come sempre il colpevole è l'unico personaggio che sembra essere messo nella storia senza uno scopo, più volte, insistentemente. A questo punto ci si sente intelligenti ed appagati.
Non ho amato molto la lunga parentesi politico-elettorale, troppo involuta ed irrilevante, con allusioni a fatti di cronaca reale che rendono Il re dei giochi già poco leggibile dopo pochi anni, figuriamoci fra qualche lustro...
Le parentesi con le spiegazioni di probabilità fanno un po' rabbrividire, ma quando mai abbiamo visto la matematica usata propriamente in narrativa?
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