La principessa Alanna, journal.
Questo libro di Tamora Pierce è un po' il prototipo del romanzo fantasy al femminile, una Licia Troisi con meno pretese e con uno stile più scarno e meno "sono appena uscita da un corso di scrittura creativa".
Alanna, giovane protagonista, vuole combattere e diventare un cavaliere, ma il padre non approva questa sua carriera e vuole mandarla in monastero. Il fratello meno dotato di lei nel combattimento è invece destinato ad andare a corte per addestrarsi, mentre vorrebbe solo andare in monastero ad imparare la magia. Toh, sono gemelli e quasi indistinguibili, quale piano insospettabile staranno per escogitare?
Sì, si scambiano. Del fratello ci si dimentica per quasi tutto il libro, magari torna nei 3 romanzi successivi. Alanna affronta un bullo che dovrebbe essere il cattivo della serie ma sparisce rapidamente, punito in un combattimento molto appagante per il lettore ma privo di ogni spessore. Intanto fa amicizia con il re dei ladri (sigh...) in paese, e con il principe (sigh) a cui salva la vita grazie alla sua magia da guaritrice (perché si fidano di lei, ovvio...).
Il po' di trama arriva verso la fine, quando lo zio cattivo di principe Jon lo spinge subdolamente ad andare nella città nera a scontrarsi contro forze antiche che si nascondono lì. Ci mancava uno zio cattivo che trama per salire al potere.
L'ambientazione, il mondo, le meccaniche della magia, della società e della storia, sono appena sbozzate oppure evitate completamente, creando un mondo forse un po' surreale in cui i paggi bevono limonata, i re dei ladri ancora devono imparare a radersi e i bulli vengono isolati e biasimati anziché diventare un punto di aggregazione.
La principessa Alanna è forse un ottimo romanzo per un lettore alle prime armi con il genere fantasy, ma poco più di così. Ha patito sicuramente lo smembramento in 4 volumi dell'opera originale, perché l'assenza di un arco narrativo rende molto meno credibile la lettura e restano più trame in sospeso di quanto si possa tollerare.
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