Le Cronache di Spiderwick #2
Nel secondo libro della serie incontriamo la pietra/lente emblematica per la serie.
Montata sul più classico occhialino da aviatore steampunk permette di vedere l'altro mondo, quello delle creature magiche e fatate.
Con la pietra arrivano le incongruenze e la mancanza di pianificazione nell'universo di Spiderwick.
Goblin, Troll e le poche altre creature incontrate in questa breve avventura (un gatto perso, un fratello che lo cerca, un fratello perso, i due rimasti che lo cercano, fine) interagiscono senza limiti con il mondo consueto. Possono e vogliono aggredire, rapire, distruggere e fare del male, eppure per qualche ragione nessuno si è mai accorto della loro presenza, del campeggio di troll al lato dell'autostrada, del troll grande come un camper in mezzo a un fiume.
Le creature fatate si comportano esattamente come comuni animali invisibili, niente di magico, e questo non basta assolutamente a giustificare come siano potuti restare nascosti, anche considerato l'alto grado di collaborazione del Maiastrillo nello sputare negli occhi a tutti per mostrare più agevolmente il mondo fatato grazie alla sua saliva (ma usare ancora un po' il gimmik della pietra, che era scenico e particolare, no?)
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