mercoledì 4 maggio 2016

La ragazza di Bube - Carlo Cassola

Non avevo mai letto La ragazza di Bube, anche se lo percepivo come una delle letture formative obbligate a cui tutti si sottomettono prima o poi, durante la scuola o durante l'esplorazione casuale.
Spulciando il podcast di Ad Alta Voce ho visto che era tra le letture recenti, integrale (non mi piace quando tagliano i romanzi per adattarli al formato audiolibro, mi sento derubato), quindi ne ho approfittato per recuperare questa lacuna.

La protagonista, Mara, incontra Bube, ex partigiano che aveva combattuto con suo fratello morto in guerra.
Si conoscono, si frequentano, il padre della ragazza li spinge in questo rapporto perché si sente comunista e pensa che un marito comunista e partigiano sia il meglio a cui possa aspirare la figlia.
Ovviamente non tutto va liscio, Bube è problematico e uccide in una escalation di violenza il figlio di un maresciallo, trovandosi a dover prima fuggire in Francia e poi, quando viene reimpatriato forzatamente, arrestato, processato e improgionato.

Mara in tutto questo si distacca da lui, va a servizio lontano da casa, incontra un altro ragazzo, ma alla fine gli eventi, la famiglia, la pressione sociale, la costringono a imporsi il ruolo di "ragazza di Bube", per non abbandonarlo nel momento peggiore della sua vita.

Mi stupisce che questo romanzo sia stato premiato nel 1960, vista la situazione politica. L'immagine dei comunisti che dipinge è nettamente negativa, arrogante, un po' idiotica ed estremista, e sono proprio queste loro qualità a complicar loro la vita e a sabotarli nei loro intenti.
Proprio questa ombra che getta sul movimento partigiano comunista e sulla situazione sociale che genera in seguito, mi avrebbe fatto immaginare una reazione negativa da parte sia della critica che dei lettori.
Forse mediare queste immagini attraverso la narrazione di Mara, giovane e ingenua, che vede tutto attraverso la sua crescita, la sua maturazione, con un filtro di ingenuità e innocenza, ha permesso di salvare questa testimonianza (anche se dubito l'intento di Cassola fosse quello di produrre una testimonianza).

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