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Una fra tante è un libro di critica sociale di fine '800, forse non adattissimo ad essere ascoltato come audiolibro, perché alcuni capitoli meno narrativi meritano di essere letti con una certa calma, per poter riflettere.
L'autrice racconta la storia di Barberina, appunto, una ragazza fra tante, che si trasferisce dalla campagna alla città in cerca di lavoro e viene presa a servizio in una famiglia di commercianti.
Perso il lavoro si trova senza appoggio in una città ostile, finendo a sua insaputa in un bordello, costretta ad accettare abiti, vitto, alloggio, e trovandosi indebitata e costretta ad accettare quella vita.
Dopo abusi e pressioni finisce in ospedale, dove riesce a fuggire e tornare al suo paese natale grazie all'intervento e complicità delle monache che assistono i malati e di un prete.
La critica è al Regolamento Cavour, che regolamentava le case chiuse in una sorta di trappola a senso unico. Qualsiasi ragazza vi entrasse era schedata a vita e si trovava in condizione di schiavitù virtuale, senza speranze concrete di cambiare vita.
Anche in casi come quello raccontato, in cui Barberina riesce a fuggire, resta per sempre lo stigma di aver vissuto in una casa chiusa e il pericolo di venir rintracciata per riscuotere il " debito" che da subito era stato usato per vincolarla.
La prostituzione come libera scelta non viene mai criticata o sostenuta esplicitamente, l'autrice è molto attenta a non prendere mai posizione, pur presentando le visioni maschili (un po' generalizzate, ma si sopporta), cristiane, legali, morali.
Apprezzo molto la critica di naturale sociale e umana, mai eccessivamente religiosa, nonostante l'epoca. I religiosi che intervengono nella vita di Barberina non sono mai mossi dal loro ruolo ufficiale, che anzi imporrebbe loro di restare nella legalità, riportando Barberina alla sua schiavitù.
Il distaccarsi delle idee femministe da quelle cattoliche permette una critica molto più dura, tagliente e più adatta a fare presa.
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