La carta gialla, journal.
Conoscevo la Gilman di fama, come protofemminista, e mi aspettavo un genere di racconto decisamente diverso.
Un manifesto del femminismo? Forse, interpretando e stiracchiando il racconto in maniera innaturale.
Un racconto horror? Anche peggio.
E' il racconto circa autobiografico di una depressione post parto
curata in maniera superficiale ed un po' accondiscendente da una
medicina ottocentesca che un po' ignora un po' ridicolizza i disturbi
femminili. Qui finisce la vena femminista.
La protagonista costretta
ad un riposo forzato, chiusa in una stanza, per riuscire a resistere
all'isolamento osserva e cerca dei pattern in una carta da parati gialla
(quella del titolo), che cambia e si deforma col progredire della sua
condizione mentale.
Mi ricorda molto la serie di quadri di
Louis Wain, in cui ritrae un gatto, sempre lo stesso soggetto, col
progredire della schizofrenia, con risultati inaspettati che danno uno
spaccato visivo di come percepiva il mondo.
La Gilman fa lo stesso con la sua percezione della carta da parati, con risultati altrettanto interessanti.
Lo libererò al più presto, è sicuramente un racconto che merita di essere letto ed apprezzato da più persone possibile!
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