Dipinto di Noir, journal.
Una raccolta di racconti di una piccola casa editrice, la Editrice Effequ, ed io ho un debole per le piccole case editrici che salvano dall'oblio dei cassetti racconti o romanzi che meritano di essere letti, ma magari non sono una promessa di caso editoriale, o il nuovo sfumature di grigio di turno.
Questa è una raccolta di nove racconti di tre autori italiani, i cui stili voglio riassumere con una frase dal risvolto di copertina, per una volta affidabile: "c’è la vita di ogni giorno, quella come vorremmo che fosse e la vita come non dovrebbe mai essere."
L'autrice di apertura, Elisabetta Giorgi, non l'avrei messa ad inizio libro, perché l'effetto che mi ha fatto è stato di considerare seriamente se lasciar perdere la raccolta. Ho continuato solo per la promessa di nuovi autori.
Ha uno stile esageratamente onirico e da incubo, che magari sarebbe carino per qualche pagina, ma finisce per risultare esagerato e comico se usato dalla prima all'ultima riga di un racconto, e contribuisce fortemente a rendere incomprensibile ed illogico il primo racconto, comprensibile ma confuso il secondo ed a rovinare il terzo racconto. Questo terzo racconto è dove vi suggerisco di iniziare a leggere, per evitare la sofferenza; si basa su un'ottima idea, con cui è facile relazionarsi, i malintesi creati da bambini che si portano avanti nella vita perché nessuno pensa di spiegarti banalità e fatti che si danno per scontati. Un malinteso di questo genere guida la crescita del bambino protagonista del racconto.
Fabio Montevecchi, decisamente l'autore più godibile di questa raccolta.
Vi parlo di meno dei sui racconti, perché le idee sono nuove e coinvolgenti, anche se in alcuni casi non completamente "pensate" per funzionare in maniera logica. Le ambientazioni sono futuri distopici di vario genere, con società distorte da vizi o problemi dilagati tra la popolazione. Ogni racconto studia uno di questi futuri ed i paradossi sociali che genera.
Da una ricerca veloce l'autore non sembra aver pubblicato nient'altro, ma se lo facesse, sarei un lettore fedele!
Fabrizio Fondi, l'autore dei tre più "canonico", con delle trame pulite che oscillano tra il thriller e l'horror, in varie sfumature non ben definite. Penso sia un autore più che godibile, e il suo "Quello che ho visto" è probabilmente il racconto migliore della raccolta; è una analisi cruda su come viva un veggente, capace di avere flash sul futuro, sui fatti peggiori del futuro, ed essere incapace di cambiarli. Anche se l'idea non è originale, il risultato è dei migliori, inquietante e disturbante nel modo giusto, mi piacerebbe vederla sviluppata in una novelette/novella.
Riassunto: globalmente promosso, chi ha scelto la macrostruttura va fustigato, saltate i primi due racconti!
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